Missioni Consolata - Dicembre 2015

BURKINA FASO 12 MC DICEMBRE 2015 La voce del presidente della Copsa-C di Founzan Ci nutriamo meglio e localmente «Un partner non si abbandonamai, le relazioni sono sempre importanti. Siamo come un bambino di sei anni, dobbiamo ancora essere formati. Diventiamo sempre più professionali e arriveremo all’autonomia econo- mica. Poi, anche noi, aiuteremo i più poveri con le nostre conoscenze. Perché vogliamo essere missionari». A ndré Hien ha già una certa età. Ce ne sono pochi come lui in giro. È una sorta di memoria storica. Ha ricevuto una formazione in seminario, doveva diventare sacerdote, poi ci sono stati problemi fami- gliari e ha dovuto lasciare. È quindi rimasto in famiglia, ed è diventato leader di gruppi organizzati di contadini, «per condividere con gli altri la mia formazione», dice. Si è impegnato nelle Unioni fino a diventare presidente della cooperativa che le rappresenta. Qual è la sua esperienza personale con la Cisv? «Io sono prima di tutto produttore orticolo e poi anche risicolo. Conobbi l’Ong Cisv quando venne a lavorare a Wahablé. La Cisv accompagnava i piccoli produttori di riso, ortaggi e cereali facendo formazione. Fin dall’inizio gli operatori dell’Ong videro che i contadini erano tra loro isolati e che sarebbe stato un bene aiutarli a met- tere insieme le proprie forze. Oltre che sulle tecniche di coltivazione, i corsi di formazione vertevano su cosa vuol dire essere membro di un gruppo organizzato. La Cisv, in seguito, accompagnò i gruppi così costituiti. Si capì poi che occorreva lavorare su delle filiere precise, che fu- rono identificate come: orticoltura, riso e stoccaggio ce- reali. In particolare il progetto di quel periodo fece viaggiare i contadini per visitare altri gruppi organizzati già avviati che utilizzavano i magazzini per stoccare il raccolto allo scopo di non venderlo sul momento, quando il prezzo era molto basso a causa della grande disponibilità sul mercato. Anche io andai a vedere e trovai il sistema molto interessante. I gruppi di villaggio a livello locale sono importanti, per- ché i contadini hanno bisogno gli uni degli altri. Ma an- dando a una scala un po’ superiore, come un diparti- mento, il gruppo è troppo piccolo. Occorreva quindi moltiplicare i servizi, per permettere al produttore di avere accesso al credito, agli attrezzi, al concime. Ecco perché si pensò di creare un’Unione di gruppi a livello dipartimentale. Col tempo si capì che c’era una filiera più debole, quella orticola, perché per produrre ortaggi si ha bisogno di acqua sempre disponibile e questo era difficile. La ri- sorsa era insufficiente, perché mancano gli invasi, per trattenere l’acqua piovana. Una delle poche dighe nella zona è quella di Wahablé. Il meccanismo di credito, successivamente messo in piedi con il cereale secco ( warrantage ), è impossibile con i prodotti orticoli, perché non si conservano. Al li- mite si può tentare con le cipolle. Per questo si scelse di privilegiare le filiere dei cereali e del riso. Con otto Unioni fondammo dunque la Copsa-C, il 6 marzo 2009. In seguito si aggiunse anche l’Unione di produttori di sementi. I rappresentanti delle otto Unioni si riunirono qui, a Founzan. C’era Matteo Cortese (all’epoca capo progetto Cisv nel Sud Ovest, ndr ), ma non influenzò i la- vori. Era qui per osservare il processo. Discutemmo tra noi. Dopo elaborammo i documenti per essere in regola con le leggi. I corsi di formazione continuarono per in- segnarci a gestire la cooperativa». Presidente, quali sono gli obiettivi per il futuro? «Vogliamo andare avanti, vogliamo “volare”. Fornire an- cora più servizi ai membri, che sono le Unioni. Facili- tare l’accesso a concimi e attrezzi per la base, i produt- tori, e facilitare loro l’accesso al credito. Con le istitu- zioni di micro finanza (banche rurali) non è facile, per- ché a livello individuale non ti ascoltano, o pongono molte condizioni, ma in gruppo o unione, e con la media- zione della Copsa-C la procedura si semplifica. Quale apporto ha dato l’Ong Cisv? «Come Copsa-C lavoriamo insieme alla Cisv. L’Ong ha dato un apporto di tipo comunitario, non individuale. Possiamo dire di aver aumentato il nostro spirito comu- nitario. In secondo luogo abbiamo capito che dobbiamo essere professionali. Dal punto di vista della produ- zione, ma anche della raccolta dei frutti. Ad esempio per il riso: la produzione deve essere elevata, per questo si sceglie la varietà che va meglio, poi la trasformazione

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