Missioni Consolata - Dicembre 2015

• Agricoltura sostenibile | Sicurezza alimentare | Cooperazione | Sviluppo • MC ARTICOLI realtà locale nel Sud Ovest. Ri- corda ancora Luigi Arnaldi: «En- trare nel Sud Ovest avendo come riferimento Ouahigouya (provin- cia Yatenga, Nord Burkina Faso, ndr ), ha falsato la lettura della realtà. Non c’è stato un approfon- dimento antropologico sui popoli dell’area, ma piuttosto un pregiu- dizio del fatto che a Dano non si può lavorare come altrove. Anche successivamente abbiamo continuato ad avere un livello di conoscenza del contesto del tutto insufficiente e che invece avevamo considerato soddisfacente. Ci siamo accontentati in fretta di po- chissimi elementi, mentre era- vamo di fronte a una società molto complessa. Forse questa è una ca- renza strutturale di questo lavoro, ormai sempre più frequente nei progetti di sviluppo». Si tratta della società Dagarà , etnia imparentata con i Lobì del Sud. Sono presenti anche villaggi di Mossì immigrati (l’etnia maggioritaria originaria del centro e del Nord) e innumerevoli piccole etnie, alcune delle quali presenti solo in pochi villaggi, come i Pougoulì . Dopo un paio di anni infatti il pro- getto di promozione delle donne non da i risultati sperati: «Si trat- tava di un approccio di genere mal applicato» confida Arnaldi. Si profila una scelta per l’Ong: chiu- dere l’esperienza nel Sud Ovest, o rimettere tutto in discussione fa- cendo una riflessione più ap- profondita. La prima svolta «Prima di tutto prendemmo una decisione importante: spostarsi a Dano, il capoluogo di provincia dello Ioba. Questo ci permetteva di affrancarci dalla dipendenza relazionale con Hubert Some e la sua famiglia, oltre che dall’impe- gnativa presenza dell’infrastrut- tura della diga. A Dano, inoltre, si aveva accesso a una linea telefo- nica e si potevano incontrare per- sone di altri enti statali e privati. Era il momento favorevole. Sen- tivo che avevamo ricevuto carta bianca su tante cose, da parte dello stato burkinabè e della sede di Torino. C’era maggiore possibi- lità di finanziamento: la Regione Piemonte aveva appena lanciato il suo programma Sahel, che sa- rebbe durato oltre 10 anni». Nella regione, all’arrivo della Cisv, non ci sono interventi di Ong, a parte alcuni grossi programmi statali, il che rende le popolazioni più disponibili a partecipare e i rapporti meno falsati dalle richie- ste di denaro. Nel Nord del Burkina l’Ong è pre- sente con un altro progetto coor- dinato da Riccardo Capocchini, agronomo tropicale esperto e ca- pace. Luigi inizia con lui una rifles- sione su come sia meglio proce- dere nel Sud Ovest. Sono gli anni 2000-2001. «Ci siamo dati un anno per esplo- rare zone, partner, strategie. internazionale per lo sviluppo e la pace) di Assisi, che ha costruito una diga in terra battuta nel villag- gio di Wahablé, dipartimento di Oronkua, che fa parte della pro- vincia dello Ioba, grazie a un pro- getto finanziato dal ministero Af- fari esteri italiano. Uvisp lascerà la zona e c’è bisogno di un’Ong esperta in organizzazioni conta- dine, per aiutare la gente a met- tersi insieme per produrre meglio ed essere meno dipendente dai capricci delle piogge e della siccità. Federico è in contatto con Hubert Some, nativo del villaggio e della famiglia del vescovo di Diébougou e la giovane antropologa Giovanna Fasciani, volontaria di Uvisp. Sarà con loro due che la Cisv inizierà un processo di accompagnamento ai gruppi di donne coltivatrici orti- cole nei pressi della diga di Waha- blé e in alcuni villaggi del circonda- rio. I primi finanziamenti arrivano dalla Conferenza episcopale ita- liana e dalla Fondazione Giovanni Paolo II. «In quel momento ignoravamo quasi tutto di quell’area; la stessa scelta del territorio fu aleatoria», racconta Luigi Arnaldi, il volonta- rio della Cisv che sostituisce Gio- vanna nel 1999. «Hubert Some aveva proposto il suo progetto, e quello era stato applicato, ben- ché si fosse poi rivelato inade- guato». Arrivato a Wahablé, Luigi si trova in una situazione piutto- sto precaria. «I primi tempi dispo- nevo solo di un’auto fuoristrada piuttosto scassata, che mi faceva anche da casa. Il telefono più vi- cino era a Dano, capitale della provincia dello Ioba, a 25 km di pista sterrata». Un inizio difficile Quello che la Cisv trova a Oronkua sono contadini poco or- ganizzati tra loro, che producono cereali secchi (sorgo, miglio e mais) e riso in alcuni avvallamenti durante la stagione delle piogge, e ortaggi vicino alle dighe durante la stagione secca. Poche sono le strutture in piedi, e solo a livello di piccoli gruppi di villaggio. L’Ong, che è abituata a lavorare con organizzazioni contadine ben strutturate, soprattutto nel Nord del paese, stenta a capire la Continua a pagina 14

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