Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2015

AGOSTO-SETTEMBRE 2015 MC 79 tare tale giuramento. Del clero rifiutarono soltanto il ve- scovo John Fischer e alcuni monaci certosini, che ven- nero anch’essi giustiziati. Possiamo dire che i contrasti che hai avuto con il Re erano dei problemi di coscienza? Mano a mano che procedeva il dialogo a distanza con il Re e con i suoi funzionari incaricati di convincermi a fir- mare, mi rendevo sempre più conto che era mio preciso dovere, come credente, rivendicare il primato della co- scienza per cui ognuno deve scegliere tra l’osservanza della legge di Dio e quella degli uomini. Quando fosti interrogato nella Torre di Londra, ti torturarono? Torture fisiche no, ma ero sempre alla presenza di di- verse persone, giudici agguerriti che cercavano in ogni modo di cogliermi in fallo. Nel corso di quattro dramma- tici interrogatori, tenni testa con pacata fermezza alle mi- nacce e blandizie dei giuristi asserviti al monarca. Ma alla fine fui condannato a morte: «per avere parlato del Re in modo malizioso… e diabolico». È vero che non perdesti il tuo senso dell’umorismo neanche negli ultimi istanti della tua vita? Mentre salivo gli scalini che mi portavano al patibolo in- ciampai e caddi, dissi al boia: «Per favore mi aiuti a salire, a scendere non ce ne sarà più bisogno». La condanna a morte e l’esecuzione di Tommaso Moro fu recepita come un fatto clamoroso da tutte le Corti euro- pee. La notizia attraversò come un lampo tutto il vecchio Continente e la devozione verso questo integerrimo ser- vitore dello stato e della Chiesa ebbe subito inizio. Leone XIII lo proclamò Beato nel 1886 e Pio XI lo fece Santo il 19 maggio 1935. Nel 1980 la Chiesa Anglicana d’Inghilterra ha aggiunto Tommaso Moro e l’arcive- scovo John Fisher alla lista dei «Martiri ed eroi della Riforma» e ne celebra la festa il 6 luglio. Il 31 ottobre del 2000, Gio- vanni Paolo II lo ha nominato pro- tettore di tutti i politici e ammini- stratori pubblici. Con la sua vita, e con la sua morte, Tommaso Moro ci ricorda che c’è ancora qualcosa o Qualcuno per cui valga la pena di accettare il martirio. Aveva tratto dalla sua fede e dall’entu- siasmo umanistico del suo tempo, il desiderio di essere un vero uomo, totalmente uomo. Ma un giorno comprese che ci sono situa- zioni in cui un cristiano, proprio per essere pienamente «uomo», deve consegnare a Cristo tutta la sua umanità; situazioni in cui c’è posto solo per questa alternativa: o la disumanità, o l’Umanità del Risorto. O osservare le leggi dello stato o seguire la propria co- scienza. La sua scelta è un esem- pio ancora oggi per tutti coloro che vogliono vivere con coerenza la propria fede. Don Mario Bandera, Missio Novara l’unico figlio maschio del re (il futuro Edoardo VI), una gli sopravvisse e due furono decapitate per ordine suo. Una di queste fu proprio Anna Bolena, che pur avendogli dato una figlia - la futura Elisabetta I -, fu accusata di adulte- rio, incesto e stregoneria, e decapitata il 19 maggio 1536. Il papa fu irremovibile nel rifiuto dell’annullamento del primo matrimonio e la conseguenza fu che il Re- gno d’Inghilterra si staccò completamente dalla Chiesa Cattolica. E pensare che papa Leone X l’11 ottobre 1521 aveva con- ferito a Enrico VIII, primo monarca europeo a riceverlo, il titolo di Defensor fidei (difensore della fede) come rico- noscimento al libro che il re aveva scritto: «Difesa dei sette sacramenti», un’opera a sostegno soprattutto del sacramento del matrimonio e della supremazia del papa. Quell’opera fu vista come un importante attacco contro la nascente Riforma protestante, e specialmente contro le idee di Martin Lutero. A seguito della decisione di En- rico VIII di rompere i rapporti con la Chiesa cattolica e di fondare la Chiesa d’Inghilterra, papa Paolo III revocò il ti- tolo e scomunicò il re. Come reagisti quando nel 1532, ricattando il clero inglese, Enrico VIII si fece proclamare «unico protet- tore e capo supremo della Chiesa Anglicana»? Come laico non ero tenuto a giurare su quel documento, ma, non condividendolo, il giorno dopo restituii al so- vrano il sigillo - segno della mia carica di Cancelliere - e mi ritirai a vita privata, preparandomi ad affrontare una dura povertà in quanto perdevo ogni stipendio dalla Corte e ogni altro introito professionale, e non avevo ri- sparmi, avendo dato tutto ai poveri e badato al sostenta- mento della mia numerosa famiglia. Con che animo, quando Anna Bolena il 1 giugno del 1533 venne incoronata regina a Westminster, par- tecipasti alla celebrazione? Io quel giorno mi astenni dal partecipare alla cerimonia, rimasi a casa con la mia famiglia adducendo motivi di sa- lute. Così facendo mi attirai le ire della nuova regina, la quale, neanche troppo velatamente tramò perché io fossi sempre più emarginato. Il re non ti diede scampo e ti invitò a prendere una posi- zione netta e ufficiale sulla questione. C’erano tre punti che avrei do- vuto accettare con un giura- mento: che il matrimonio tra Ca- terina e il re Enrico VIII era nullo e quindi mai esistito; che Anna Bolena era la legittima regina di Inghilterra; e che il re aveva la supremazia sulla Chiesa d’Inghil- terra non solo per le materie temporali ma anche quelle spiri- tuali. Riconobbi che il Parla- mento aveva il diritto di dichia- rare Anna regina di Inghilterra, ma rifiutai categoricamente di accettare come valido l’annulla- mento del matrimonio con Cate- rina e soprattutto non feci il giu- ramento con il quale avrei do- vuto riconoscere l’Atto di supre- mazia del re sul papa anche in materia di religione. Fui l’unico laico in tutta l’Inghilterra a rifiu- Preghiera del buonumore Dammi o Signore, una buona digestione ed anche qualcosa da digerire. Dammi la salute del corpo, col buonumore necessario per mantenerla. Dammi o Signore, un’anima santa, che faccia tesoro di quello che è buono e puro, affinché non si spaventi del peccato, ma trovi alla Tua presenza la via per rimettere di nuovo le cose a posto. Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri e i lamenti, e non permettere che io mi crucci eccessivamente per quella cosa troppo invadente che si chiama «io». Dammi, o Signore, il senso dell’umorismo, concedimi la grazia di comprendere uno scherzo, affinché conosca nella vita un po’ di gioia e possa farne parte anche ad altri. San Tommaso Moro • Santi | Primato pontificio | Obiezione di coscienza | Martirio • MC RUBRICHE

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