Missioni Consolata - Luglio 2014

MC ARTICOLI LUGLIO 2014 MC 63 17 Gennaio 2014 L’avvenimento più importante è stato, il 10 gennaio, quello delle dimissioni del presidente Michel Djotodia, salito al potere con un colpo di stato lo scorso 24 marzo. In tutto il Centrafrica c’è stato come un grande sospiro di sol- lievo collettivo. Ma, dopo qualche ora di gioia e di speranza, la guerra si è di nuovo fatta sentire con spari, morti, saccheggi e di- sordini in molti quartieri, alcuni dei quali molto vicini al nostro convento. I nostri rifugiati, quindi, hanno preferito restare con noi, in attesa di tempi migliori e di una pace più vera. Secondo le ul- time stime ufficiali un centrafri- cano su cinque - il che vuol dire quasi un milione - è attualmente sfollato. Difficile non dare ragione a questa gente, ormai toppo abi- tuata ai giochi di prestigio della politica. Restare qui è una forma di prote- sta pacifica per esigere al più pre- sto una pace vera e non una pace a metà. Nel nostro campo rifugiati la vita procede abbastanza normale… per quanto possa dirsi normale la vita di migliaia di persone strette attorno ad un convento. È dav- vero interessante osservare come la gente si è organizzata per so- pravvivere in questa emergenza. Si è creato addirittura un piccolo mercato di verdura, carne, generi alimentari di ogni sorta e altre cose utili. Ci sono dei salon de coiffure , piccole farmacie, negozi di articoli religiosi, una specie di gioco del lotto, buvette e bistrot sempre molto frequentati. Abbiamo fatto addirittura un re- golamento per aiutarci a vivere meglio insieme di giorno e ripo- sare un po’ di più la notte. Non è del tutto e sempre rispettato, ma ha la sua utilità, tanto che altri campi rifugiati l’hanno preso in prestito. Un intraprendente comitato - con tanto di presidente, vicepresi- dente, segretario generale, ecc. - assicura il trait d’union tra la co- munità dei frati e i rifugiati per il coordinamento delle attività. E, manco a farlo apposta, è sorto pure il sindacato per i diritti dei ri- fugiati. Insomma: attorno al con- vento ora c’è un Centrafrica in miniatura con tutti i suoi vizi e le sue virtù. E questa coabitazione forzata mi ha permesso di cono- scere meglio i primi e di apprez- zare di più le seconde. Nel frattempo, oltre che ai santi, ci affidiamo ai militari francesi, i quali stanno facendo un metico- loso lavoro di disarmo e pacifica- zione tra i diversi gruppi ostili. Proprio pochi giorni fa, una pattu- glia è venuta a farci visita. Il ser- gente Thierry si è fermato a par- lare con noi per aggiornarci sulla situazione. Purtroppo ci sono an- cora gruppi di ribelli che si na- scondono attorno alla capitale… e attorno al nostro convento; ma vi sono comunque segnali concreti di distensione. Speriamo che ab- bia ragione. Ci assicura che sono qui per una missione di pace, an- che se hanno addosso degli stru- menti che sembrano dire il con- trario. Mi fa quasi tenerezza que- sto giovane sergente! Prima di es- sere precipitato qui, tra Seleka e anti Balaka, è stato in Afghani- stan, in Libano e in Mali. Ci rac- conta che una notte, su una strada di Bangui, ha dovuto assi- stere con la sua pattuglia al parto di una donna: «Solitamente noi militari vediamo la gente morire, quando non siamo noi stessi co- stretti a uccidere. Questa volta ci è invece capitato di aiutare un bimbo a nascere». E poi, un po’ emozionato, mi rivela che da po- chi giorni è diventato lui stesso papà di due gemelli che non ha ancora visto. 13 Febbraio Il nostro campo profughi ha or- mai superato abbondantemente i due mesi. Davvero, chi l’avrebbe immaginato, che quelle porte, spalancate il mattino del 5 dicem- bre dello scorso anno, sarebbero rimaste aperte per così tanto tempo e che i nostri ospiti si sa- rebbero così affezionati al Car- mel! Evidentemente, se sono ancora qui, sebbene diminuiti, un motivo c’è. La situazione, infatti, stenta a migliorare in modo significativo. A Bangui non passa giorno, e so- prattutto notte, in cui non ci siano morti, saccheggi e regola- menti di conti. Ma la cosa ancor più drammatica è che, da diverse settimane, è ormai quasi l’intero paese a essere teatro di scontri e © Federico Trinchero # A sinistra : padre Federico con alcuni giovani del Carmel. # Sotto : quotidianità nel campo profu- ghi gestito dai carmelitani scalzi a Bangui.

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