Missioni Consolata - Luglio 2014

nel loro lungo percorso per ottenere l’esumazione dei resti dei loro cari, che ancora giacciono in una fossa comune non lontana dal villaggio. Corpi, assassini e dolore Uno dei primi problemi da risolvere per i con- giunti dei massacrati, oltre a tutti i permessi da ottenere presso le autorità, è paradossalmente quello di dimostrare che i loro cari sono esistiti. Quasi mai infatti ci sono atti di nascita o certifi- cati di battesimo. Si tratta di un procedimento macchinoso e difficile, che revittimizza i familiari. Nei giorni che hanno preceduto il nostro viaggio ci siamo interrogati sul senso di una tale fatica che, a distanza di 40 anni, potrebbe portare a non trovare nulla o solamente qualche frammento os- seo. Ma ora, ascoltando le storie delle vittime e dei loro cari, vorremmo andare a scavare as- sieme a loro. 42 MC LUGLIO 2014 I l pick-up corre sulla strada assolata, costeg- giata dai banchetti dei venditori di cocchi e canne da zucchero. La vegetazione è rigo- gliosa e il cielo azzurro, profondo. Seduti sul sedile posteriore, sfogliamo i nostri quaderni ca- richi di appunti. Vorremmo che i nostri occhi po- tessero conservare tutte le immagini e i colori, le nostre menti memorizzare ogni volto, le nostre mani annotare ogni pensiero. Siamo di ritorno da Tecoluca, paesotto circondato da innumerevoli villaggi, tra i più massacrati durante la guerra ci- vile. Abbiamo accompagnato Elí e Claudia, del Centro para la promoción de los derechos huma- nos Madeleine Lagadec (Cpdh), a incontrare le vittime della Cayetana, piccola comunità che, nel 1974, fu teatro del primo massacro di campesinos compiuto dalla Guardia Nacional , corpo di sicu- rezza a carattere militare, anteprima dell’inferno che stava per scatenarsi. Il Cpdh le sta aiutando 1974: IL MASSACRO DE LA CAYETANA «I NOSTRI MORTI SONO ESISTITI» DI A NNALISA Z AMBURLINI Per fare «terra bruciata» attorno alla guerriglia, l’esercito salvadoregno sterminò interi villaggi. È stato il caso anche de La Cayetana, piccola comunità rurale che nel 1974 vide il primo massa- cro di campesinos . I corpi delle vittime giacciono ancora nella fossa comune in cui furono get- tati dai soldati della Guardia Nacional. A distanza di 40 anni, i figli, le madri, le mogli, le sorelle dei massacrati chiedono ancora di poterne riesumare i resti per dare loro una sepoltura digni- tosa e per smentire chi persiste nel negare le atrocità del passato. I l Centro para la promoción de los derechos humanos Madeleine Lagadec nacque nell’aprile 1992, ossia all’indomani della firma degli Accordi di pace. Le fondatrici lo dedicarono alla memoria di una giovane infermiera francese, stuprata, torturata e uccisa dall’e- sercito salvadoregno nell’89, nell’ospedale mobile in cui prestava servizio. Anche all’origine di questa orga- nizzazione vi fu la domanda di giustizia delle vittime. Il Centro Madeleine Lagadec si dedicò, infatti, a racco- gliere le testimonianze dei sopravvissuti in zone rurali particolarmente colpite, giungendo a documentare più di duecento omicidi individuali e trentacinque massacri e a mettere i risultati del suo lavoro a disposi- zione della Commissione per la verità dell’Onu. La disil- lusione - suscitata dal perdurare della situazione di vio- lenza, impunità e illegalità - spinse il Centro Lagadec a proseguire il suo impegno. In venti anni di attività, ha formato più di mille promotori e promotrici comuni- tari dei diritti umani, ha esumato e restituito alle fami- glie i resti di 650 vittime (alcune delle quali erano an- noverate tra i desaparecidos ), ha organizzato 32 comi- tati per i diritti umani, e numerosi comitati di familiari delle vittime, ha reso possibile la costruzione di monu- menti, la celebrazione di commemorazioni, e ha of- ferto un aiuto legale e psicosociale alle famiglie delle vittime. A.Z. Centro per i diritti umani Madeleine Lagadec Contro violenza e impunità

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