Missioni Consolata - Luglio 2014

40 MC LUGLIO 2014 anni, se fueron a la montaña (si unirono alla guer- riglia). Tutti e tre morirono combattendo. Nem- meno loro ho potuto seppellire, però per lo meno non li hanno catturati a casa…». Alla ricerca di verità e giustizia Sono trascorsi più di vent’anni dagli accordi di pace. L’attività di Comadres, Codefam e Comafac si è trasformata: l’affannosa ricerca degli scom- parsi nelle prigioni e nei cimiteri clandestini ha lasciato il posto a un’altrettanto ardua ricerca di verità e giustizia. Nessun processo è stato celebrato, nessun archi- vio è stato aperto. La politica ha imposto il per- dono y olvido (oblio). E così le madri sopravvis- bina più grande e mio marito si presero cura dei piccoli. In carcere si soffre molto, è terribile stare lì…». «Perché la arrestarono?», domandiamo. «Venne la polizia, cercava i miei figli maggiori. Loro non erano in casa, erano a un funerale. Così portarono via me. Al commissariato mi picchia- rono ripetutamente. Ancora oggi soffro di fortis- simi dolori alla testa e alla schiena per quei colpi. Mi rilasciarono grazie a mons. Romero, che chiese la mia liberazione durante le omelie della domenica, e alla tenacia dei suoi giovani collabo- ratori. In seguito a questi fatti, non potemmo più vivere nella nostra casa. Dopo la sparizione di Manuel, i miei altri due figli maschi e Isabel, di 16 C omadres (Comitato delle madri e dei familiari dei prigionieri, degli scomparsi e degli uccisi Mons. Romero), Codefam (Comitato dei familiari delle vittime delle gravi violazioni dei diritti umani Maria- nella García Villas) e Comafac (Comitato delle madri e dei familiari cristiani dei detenuti, scomparsi e assassi- nati Padre Octavio Ortiz - Sorella Silvia Arriola) sorsero negli anni della violenza di stato e della guerra civile. Il più antico, Comadres, ebbe origine dalle madri degli studenti prelevati a forza dall’esercito mentre manife- stavano pacificamente per le strade della capitale. Era il 1975 e, nonostante la feroce repressione, la guerra sembrava ancora una catastrofe evitabile. Que- ste donne s’incontrarono nelle estenuanti ricerche presso i commissariati, gli ospedali e gli obitori e, su- perando il clima di generale diffidenza e sospetto, ini- ziarono a riconoscersi e ad appoggiarsi l’una all’altra. L’idea del comitato venne al neoeletto arcivescovo Ro- mero che, dopo aver invitato le madri dei giovani de- saparecidos a trascorrere con lui la vigilia del Natale 1977, suggerì loro di unire gli sforzi e le voci, affinché fossero più forti. Nemmeno la violenza e la morte avrebbero più fermato queste moderne Antigone. Ve- stite di nero, un fazzoletto bianco sul capo, denuncia- vano al Salvador e al mondo lo strazio del loro paese, cercavano gli scomparsi, visitavano i prigionieri e per- correvano le strade all’alba, con il triste compito di fo- tografare di nascosto i cadaveri che ogni notte veni- vano abbandonati, per evitare ad altre madri il pe- noso, pericoloso e inutile pellegrinaggio per ospedali e prigioni. Il numero delle madri cresceva man mano che il paese sprofondava nella violenza. Comadres e i due comitati che sorsero successivamente, insieme alle altre orga- nizzazioni sociali, organizzarono manifestazioni, scio- peri della fame, occupazioni di chiese e ambasciate. La risposta del regime fu sproporzionata: le madri e i loro familiari furono vittime di sequestri, uccisioni, stupri e torture. Le sedi dei comitati subirono attentati dinami- tardi e saccheggi. Il maggiore D’Aubuisson dichiarò pubblicamente di voler sgozzare las madres una a una. A.Z. Comadres e gli altri Tra commissariati, ospedali e obitori

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