Missioni Consolata - Giugno 2014

64 MC GIUGNO 2014 Libertà Religiosa sona ha di adorare le proprie di- vinità. La violenza è il peggior strumento di diffusione della re- ligione e un segno evidente del suo fallimento. Nessuna reli- gione infatti si difende e si pro- paga con la violenza. Il Mahatma Gandhi soleva dire che «la violenza è l’arma più de- bole, la nonviolenza quella più forte». Nella premessa della sua prima apologia in difesa dei cristiani Giustino partì dalla considera- zione che lo stato non deve la- sciarsi guidare dalla violenza e dalla tirannia, ma ispirarsi a sag- gezza, pietà e rispetto delle per- sone. Tertulliano nell’ Apologe- tico (n. 24) sostenne che una reli- gione coatta e imposta è una strada aperta verso l’irreligiosità, e aggiunse che nessuno vuole es- sere adorato per forza, neppure un uomo. Infine, Lattanzio nel De divinis institutionibus (V, 20), di fronte alla persecuzione di Dio- cleziano, la più cruenta di tutte, dettò un celebre passo che non si può ignorare: «La religione si difende non uccidendo, ma mo- rendo; non con la crudeltà, ma con la fede… Se tu vorrai difen- dere la religione con il sangue, i tormenti, il male, non la difende- rai, ma la contaminerai e la viole- rai». «Perché non era uno di noi» Il tema del fondamentalismo che usa la violenza nel nome dell’ap- partenenza religiosa non può quindi essere applicato solo al mondo musulmano o induista. Nessuna religione è immune dalla violenza, così come dalla zione, pare abbia pronunciato questa orribile frase: «Uccidete, uccidete! Dio saprà riconoscere i suoi». Il risultato di simile conce- zione fu un massacro generaliz- zato, che si estese poi alle città di Carcassone, Pamiers e Albi. Nel 1244 i Catari furono massacrati senza pietà anche a Montségur e continuarono a essere messi al rogo fino alla metà del Trecento. Ma oltre alla tragedia subita dai Catari, possiamo citare anche le dolorose persecuzioni che colpi- rono il movimento pauperistico dei Valdesi, fondato da un com- merciante di Lione, Pietro Valdo, o Valdesio, e diffuso ancora oggi nelle valli del Pinerolese e nell’I- talia meridionale. In quel periodo storico, a causa dell’intima compenetrazione tra l’elemento politico e quello reli- gioso, l’eresia non veniva consi- derata solo un peccato di co- scienza o di fede, ma un atten- tato contro la sicurezza della so- cietà. La difesa della verità sem- brava dovesse essere attuata con la violenza. Soltanto poche persone in quel periodo compresero il vero senso dell’insegnamento evan- gelico di non uccidere e di essere invece disposti a subire la croce per testimoniare la propria fede. Un vescovo, Vado di Liegi (980- 1048), biasimò le brutali misure contro eretici veri o presunti adottate in Francia. San Ber- nardo di Chiaravalle, anche se ar- rivò ad affermare che agli eretici spettava il rogo, condannò le persecuzioni degli ebrei e l’ucci- sione di eretici a Colonia nel 1144, asserendo che la fede deve nascere dentro il cuore del- l’uomo e non mediante la costri- zione. Violenza: segno del «fallimento» della religione Questo insegnamento fu prece- duto molto prima da alcuni cri- stiani delle prime generazioni. Tutti sappiamo che i cristiani dei primi secoli furono oggetto di ostilità sanguinose. Contro quella che oggi possiamo defi- nire intolleranza religiosa dei primi secoli, gli apologisti come Giustino (+165 d.C.), Tertulliano (+220 circa) e Lattanzio (+320 circa) rivendicarono la libertà e il diritto naturale che ciascuna per- superstizione. La storia ci inse- gna che il fondamentalismo può riferirsi a qualsiasi religione. È troppo facile dire che «il mio Dio non è il tuo Dio, il mio è vero e il tuo no!». Sotto queste frasi si na- scondono spesso altre idee e al- tri interessi, etnici, economici, politici. Oppure, più semplice- mente, si nasconde una strana gelosia religiosa, cioè il bisogno di appartenere alla religione mi- gliore, più buona e più vera delle altre. Un giorno Gesù rimproverò i suoi discepoli perché avevano visto un tale che scacciava i demoni nel suo nome e glielo avevano proibito, «perché non era uno di noi». E Gesù disse loro: «Non glielo proibite… Chi non è contro di noi è per noi» (Mc 9, 38-40). Lo spirito di Assisi Il pericolo dell’esistenza di una religione non autentica è comun- que sempre presente. Per que- sto la Parola di Dio chiede una quotidiana conversione, di pas- sare cioè dagli idoli vuoti e vani all’unico vero Dio. La Chiesa del Concilio Vaticano II si è soffer- mata più volte sul valore delle religioni storiche, di qualsiasi re- ligione. Nella Dichiarazione sulla Chiesa e le Religioni non cristiane ha sottolineato come «la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero ri- spetto quei modi di agire e di vi- vere, quei precetti e quelle dot- trine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un rag- © Till Muellenmeister/ R N

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