Missioni Consolata - Giugno 2014

chiaramente come missionari saremmo più dedi- cati alla Parola di Dio, alla comunità, alla forma- zione, alla pastorale diretta. Invece il missionario ancora oggi, almeno qui in Congo, deve continuare a pensare alla scuola, all’ospedale, al pozzo, all’ac- qua, alla strada, al ponte perché le autorità locali non si muovono. Missione e soldi, che fatica A volte provo frustrazione al pensiero di essere prigioniero di un meccanismo perverso di «mis- sione - povertà - soldi», di «missionario - soldi e soluzione a tutti i problemi». Tante volte è difficile far capire alla nostra gente che se siamo lì insieme dobbiamo camminare insieme, senza delegare tutto al missionario, restando degli eterni bam- bini. Però, onestamente, ci sono delle situazioni di fronte alle quali non puoi stare con le mani in mano. Per esempio, i nostri giovani che devono andare all’università, alle volte mancano loro quei 200 o 300 dollari per finire di pagare le tasse; op- pure per l’ospedale: quando non hanno i soldi per pagare le cure e le medicine e non c’è alcuna assi- stenza sanitaria, che fai? Li lasci morire così? Tutti sanno che il Congo è ricchissimo e potrebbe essere una nazione prospera. Ma tutti rubano; a tutti fa comodo un paese fuori controllo. Basta 42 MC GIUGNO 2014 cletta giravo solo con la Parola di Dio, il pane e il vino per l’eucarestia (si erano salvati perché i su- danesi non avevano saccheggiato la chiesa), e la gente era contenta di accogliermi. Mi fermavo due o tre giorni in un villaggio, vivevo in mezzo a loro, mangiavo come loro, condividevo la loro insicu- rezza e la gente mi vedeva proprio per quello che noi dovremmo sempre davvero essere: uomini di Dio. Non avevo niente, eppure portavo quel che davvero conta: speranza in mezzo a tanta desola- zione, vicinanza a chi è abbandonato da tutti e di- menticato. La consapevolezza che la Chiesa è lì, con loro. Questo è importante. Abbiamo ricominciato. Ma a febbraio del ’99 sono tornati a saccheggiare. La nostra vita là era diven- tata troppo rischiosa. Bastava che qualcuno ci fa- cesse avere qualche rifornimento, che un mezzo qualsiasi arrivasse da Isiro, che subito eravamo assaliti. Così, d’accordo col vescovo, abbiamo con- segnato quella missione alla diocesi e ce ne siamo andati per sempre, dopo quasi trent’anni di pre- senza. Povertà, forza della missione Certo quell’esperienza mi ha fatto riflettere. Per una volta non ero il missionario bianco pieno di soldi cui si può chiedere tutto. Ero solo un missio- nario, uomo di Dio, e basta. Probabilmente questa situazione, unita alla crisi internazionale, fa bene alla missione. In più, le nostre comunità missiona- rie sono diventate internazionali, multietniche e multiculturali, e i nostri cristiani del Congo ve- dono che abbiamo già sacerdoti, fratelli e semina- risti africani e quindi pian piano si sta abbando- nando l’idea che il missionario è solo il bianco e che essere bianco significa avere potere e soldi. I nostri cristiani stanno cominciando a capire che devono aiutare i sacerdoti e prendersi carico di loro. È vero, noi missionari dobbiamo ringraziare i benefattori e l’istituto, che non ci abbandonano mai. Però il fatto di non avere più la disponibilità economica di un tempo, aiuta anche la gente a ca- pire e a crescere nella propria responsabilità. Certo va anche detto che molti dei progetti di svi- luppo che la Chiesa ha fatto in Congo, li ha dovuti fare perché lo stato era assente, perché se ci fosse uno stato che fa scuole, ospedali, centri di salute, non ci fossero ribellioni, ci fosse una vita normale, Pagina precedente : padre Rinaldo con i pigmei di Bayenga, la missione dove si è recato spesso quando era superiore del gruppo di missionari di Isiro (1999-2005). In questa pagina, in senso orario : padre Enrico Casali (1927-2011), uno dei pionieri del Rd Congo; padre Giuseppe Fiore, una vita nel Nordest e, da marzo 2014, superiore del gruppo di Kinshasa; padre Richard Larose, canadese, amministratore dell’ospedale di Neisu; padre Flavio Pante, a Bayenga tra i pigmei e ora superiore del gruppo di Isiro ( vedi MC, ottobre 2012 ).

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