Missioni Consolata - Giugno 2014

# A sinistra : veduta aerea di un’isola dell’arcipelago di Senkaku. Sotto : un impianto off-shore di PetroVietnam. del governo filippino, scatenando le proteste di Pechino e di Kuala Lumpur. La battaglia delle Spratly si con- suma anche a colpi di toponimi: dal 2011, dopo che navi militari cinesi avevano compiuto una se- rie di incursioni in acque territo- riali filippine, il governo di Manila ha cominciato a chiamare le ac- que a occidente delle sue coste Mar filippino occidentale. A complicare ancor di più la già ingarbugliata situazione, è recen- temente subentrata anche l’In- dia, anch’essa interessata alle perforazioni marittime e sosteni- trice del Vietnam nel conten- zioso. Dopo che l’ India’s Oil and Natural Gas Corp. (Ongc) ha ini- ziato ad esplorare tratti di Mar ci- nese meridionale, la Cina ha in- viato continui segnali di insoffe- renza verso i carghi indiani che solcano le acque antistanti il Viet- nam. Senkaku: tra Cina e Giappone Più a Nord dello scacchiere su- dest asiatico un’altra questione è balzata alla ribalta di recente: quella tra Giappone, Cina e Taiwan su quelle che Tokyo chiama isole Senkaku, Pechino isole Daioyu e Taipei isole Daiyou- tai. Le Senkaku/Daioyu sono 5 isolette disabitate per un totale di 5,17 kmq tra Cina, Taiwan e l’i- sola giapponese di Okinawa, a cui amministrativamente apparten- gono. Nel 1885 il Giappone avrebbe ac- quisito i diritti di sovranità di que- sto minuscolo arcipelago dopo essersi assicurato che nessun al- tro stato le reclamava. La guerra sino-giapponese conclusasi pro- prio nel 1885 con il trattato di Shimonoseki e la cessione di For- mosa (oggi Taiwan) al Giappone escludeva le isole Senkaku perché queste, secondo quanto affer- mato da Tokyo, erano già state annesse all’impero, quindi non facevano parte dell’isola cinese. In questo modo il trattato che im- poneva la restituzione di Formosa alla Cina dopo la fine della se- conda Guerra mondiale avrebbe escluso il ritorno delle Senkaku al governo cinese. L’arcipelago è stato ignorato da Pechino e Taiwan fino all’11 set- tembre 2012 quando Konioki Ku- rihara, un giapponese di Saitama e proprietario di tre dei cinque isolotti, li ha venduti al governo di Tokyo per 2,05 miliardi di yen. La pescosità delle acque attorno al- l’arcipelago e la ricchezza in idro- carburi del sottosuolo hanno in- golosito Pechino, che ha recla- mato le isole in quanto farebbero parte della piattaforma continen- tale cinese prima che questa sprofondi nell’oceano per 2.300 metri per formare il canale di Oki- nawa. delle Spratly sono contesi da Taiwan, Cina, Vietnam, Malesia, Indonesia, Brunei e Filippine ren- dendo la controversia uno dei più complicati rompicapi diplomatici al mondo. Sono state queste acque, più che quelle delle Paracel, a veder fron- teggiarsi le marine militari delle nazioni coinvolte nella disputa. Dapprima l’incidente dello scoglio di Johnson: nel 1988 tre navi viet- namite vennero affondate e 74 marinai furono uccisi da uno scontro con la marina cinese. Poi, nel 1995, a Mischief Reef tre navi cinesi ingaggiarono una battaglia di 90 minuti con una nave filip- pina. Infine, nel 2012, fu lo sco- glio di Scarborough, 160 km dalle coste filippine e 800 da quelle ci- nesi, a essere conteso tra Manila e Pechino. In Cina si scatenarono manifestazioni pubbliche culmi- nate con il boicottaggio dei pro- dotti filippini che causarono, per le sole banane, una perdita di 34 milioni di dollari alle casse del go- verno Aquino. Tra questi tre incidenti più gravi, se ne sono consumati altre de- cine coinvolgendo tutte le nazioni interessate. Giacarta ha lamen- tato che dal 2009 ben 180 pe- scherecci malesi, filippini e viet- namiti sono stati scoperti a pe- scare abusivamente in acque ter- ritoriali indonesiane, mentre compagnie petrolifere straniere, dal 2011, hanno effettuato 15 esplorazioni geologiche al largo dell’isola di Palawan per contro CINA 28 MC GIUGNO 2014 © Head Line Asia

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