Missioni Consolata - Giugno 2014

MC ARTICOLI GIUGNO 2014 MC 11 # Qui sopra e pagina precedente : immagini simboliche del web 2.0. Sopra a sinistra : lancio di un nuovo smartphone in Asia. Qui a destra : Kenya, un coordinatore insegna a due pastori Maasai come documentare e riportare col cellulare casi di malattie nella Ngorongoro Conservation Area. nali, ma di realizzare prodotti nuovi» sostiene Beth Kanter, guru del web e autrice del libro « The networked non profit ». Come? In- staurando un dialogo continuo con la propria comunità online fin dall’inizio della creazione di un progetto (e non solo quando è già confezionato per chiedere soldi) rendendosi disponibili a eventuali modifiche in base ai feedback ri- cevuti. Aggiornando continua- mente la «comunità» sui risultati ottenuti o sulle difficoltà incon- trate senza nascondere i falli- menti. La trasparenza sul web è fondamentale e va decuplicata ri- spetto all’ offline (lavoro non sul web, ndr ) per superare l’inevita- bile diffidenza dovuta al fatto di non incontrarsi di persona. Esempio di grande successo in questo senso è una realtà come Kiva.org , sito di microcredito on- line per i paesi poveri. Attraverso la raccolta popolare di piccole quote di 25 dollari per sostenere progetti dei contadini, ha raccolto in 9 anni quasi 550 milioni di dol- lari, coinvolgendo oltre un milione e 150 mila donatori e realizzando migliaia di progetti in 76 paesi del mondo. Con 243 partner sul ter- reno e il lavoro volontario di 450 persone che traducono in 16 lin- gue e mettono online i progetti dei piccoli imprenditori. Cosa ha fatto di nuovo Kiva.org ? Il micro- credito esisteva da decenni nella cooperazione internazionale, Kiva ha saputo però reinterpretarlo alla luce del web con una comuni- cazione diretta, una mediazione ridotta all’osso, la trasparenza as- soluta e il feedback continuo sui risultati. Ha fatto sentire protago- nisti gli utenti e diffuso il messag- gio con un ampio ricorso a stru- menti virali (video, foto, testi ac- cattivanti con rapida diffusione sui social network, ndr ). Altro esempio internazionale molto rinomato è quello di Cha- rity Water , Ong americana non particolarmente innovativa nei progetti che realizza, ma straordi- nariamente capace a comunicare sul web. Cosa ha fatto? Oltre ad avere un sito graficamente accat- tivante, chiaro, semplice, in cui in ogni passo coinvolge l’utente nelle attività della Ong, ha creato una sotto sezione « My Charity Water » dove ogni navigatore con pochi click può crearsi un suo sito personale, con il suo nome e la sua immagine allo scopo di far proprio e sostenere un progetto di Charity Water diffondendolo sui propri social network e tra amici e parenti in occasione di eventi familiari quali compleanni, feste, battesimi, diventando così testimonial dell’associazione. Ri- sultato: dal 2006 a oggi, in piena crisi, 11.621 progetti realizzati in 22 paesi. Ma ci sono esempi anche più «no- strani», Action Aid Italia ha lan- ciato la campagna «Dona il tuo profilo Facebook», ovvero per un tempo determinato sostituisci alla tua foto e la tua descrizione sui tuoi social con quella di una donna africana per far conoscere la sua storia ai tuoi amici. In sostanza realizza il vecchio «voce a chi non ha voce», ma con sistemi nuovi. Testimonial individuali Un esercito di piccoli e grandi opi- nion leader , persone comuni, che studiano, lavorano e comunicano non al grande pubblico, ma a qualche decina di amici, parenti e conoscenti. Testimonial non pa- gati e, per questo, molto più at- tendibili e influenti. Certo, siamo abituati a immagi- nare i volontari come quelli che partono per l’Africa o distribui- scono le colazioni ai senzatetto. E per questo c’è chi ha distinto tra « soft » e « hard people raising », in- tendendo quest’ultimo il recluta- mento di volontari disposti a rim- boccarsi le maniche: non solo in- fermiere al fronte, ma anche di- stributori di volantini e venditori di azalee per finanziare la ricerca contro il cancro. Il «people raising morbido», invece, è il recluta-

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