Missioni Consolata - Dicembre 2013

INDIGENI 28 MC DICEMBRE 2013 UNA QUESTIONE DI VITA O DI MORTE I commenti di padre Miguel Piovesan e monsignor Fran- cisco González Hernández - pubblicati da MC nell’otto- bre 2013 ( Senza uscita ) - sono estremamente faziosi e omettono dettagli importanti sui problemi che derive- rebbero dalla costruzione di una strada di collegamento tra le città di Puerto Esperanza e Iñapari. Vi scriviamo quindi per chiarire alcuni punti e permettere ai Vostri lettori di comprendere meglio la vicenda. Puerto Esperanza è una comunità isolata del Perú sud- orientale, al confine con il Brasile. Come molte altre città amazzoniche (anche grandi come Iquitos), Puerto Espe- ranza non è raggiungibile su strada ma solamente via fiume o, limitatamente, per via aerea. Una parte degli abitanti è co- stituita da coloni, ed è soprattutto la loro voce che padre Mi- guel Piovesan e monsignor Francisco González Hernández hanno riportato nelle loro lettere. Tuttavia, l’80% della pro- vincia del Purús è abitata da diversi popoli indigeni che vi- vono sia all’interno della città sia in insediamenti esterni. Non solo. In questo angolo isolato del Perú vivono anche altri gruppi di persone. Sono gli indiani incontattati: gruppi che non hanno alcun contatto pacifico con il mondo esterno e at- traversano frequentemente il confine tra Perú e Brasile. Si pensa appartengano alla tribù dei Mashco-Piro e sono state raccoltemolte prove della loro esistenza proprio lungo il per- corso proposto per la strada. Cancellarli dal dibattito signi- fica omettere la ragione principale per la quale questa strada non può essere costruita, né legalmente né etica- mente. Gli indiani incontattati sono tra i popoli più vulnerabili del pianeta. Non hanno difese immunitarie verso le malattie portate dall’esterno e, spesso, è accaduto che in pochissimo tempo almeno la metà di una tribù sia stata sterminata dalle epidemie introdotte con il «primo contatto». Oltre a questi pericoli immediati dovuti al contatto, la co- struzione della strada provocherebbe anche la rapida distru- zione della loro foresta. Prove evidenti si trovano poco di- stante da lì, in Brasile, proprio a Est della strada proposta. Le immagini satellitari mostrano quello che è definito l’ef- fetto «a spina di pesce» provocato dalla costruzione della strada BR 317: una volta aperto l’accesso a terre un tempo remote, la regione è stata invasa da voraci taglialegna e am- pie zone di foresta sono state disboscate. Secondo padre Miguel Piovesan e monsignor Francisco González Hernández, per la popolazione del Purús la strada costituirebbe «la salvezza» poiché porterebbe, dichiarano, lo «sviluppo» di cui hanno bisogno i poveri abitanti del luogo. È innegabile che in quest’area vi sia una vergognosa mancanza di sostegno da parte del governo. Allo stesso tempo, però, è indubbio che la strada porterebbe più problemi che benefici non solo ai gruppi incontattati ma anche ai popoli indigeni lo- cali, la maggioranza dei quali si è detta fermamente contra- ria al progetto. Survival difende i diritti dei popoli incontattati, in Perú e nel resto del mondo. Le tribù incontattate non possono essere consultate sulla strada o su qualsiasi altro progetto di «svi- luppo» che li riguardi. Per loro, la strada proposta nel Purús causerebbe solo la diffusione di malattie, la distruzione della loro terra e, in conclusione, segnerebbe la loro fine. Sono gli abitanti originali di questa regione, com’è possibile ignorare i loro diritti territoriali? Padre Piovesan ha definito gli indiani «arretrati» e tecnologi- camente «preistorici». Durante la sua trasmissione radiofo- nica settimanale, che si scaglia con veemenza contro qualsiasi individuo o organizzazione si opponga alla «necessità ur- gente» di costruire la strada, si è riferito agli indigeni del Purús chiamandoli addirittura «porci e vermi» 1 . Ma è impos- sibile immaginare in che modo questo progetto possa portare qualche tipo di «sviluppo» positivo agli indiani incontattati del Purús. Per questi cacciatori-raccoglitori nomadi, infatti, la terra non è solo sacra, ma è anche essenziale per la sopravvi- venza. Senza la foresta, cesserebbero semplicemente di esi- stere. Infine, non si deve dimenticare che la costruzione della strada sarebbe illegale sia secondo la legge peruviana sia secondo quella internazionale, e che il progetto è stato definito «impra- ticabile» e «incostituzionale» da tre ministri peruviani. Se la strada venisse comunque approvata, le conseguenze sulle vite di migliaia di indigeni sarebbero devastanti 2 . Per risolvere il problema dell’isolamento della regione non si possono spaz- zare via interi popoli. Rebecca Spooner , «Survival International»*, Londra (1) Radio Esperanza: riportato nel documento dell’organizzazione indigena Feconapu, giugno 2012, pagina 2, punto 4 ( leggere nota del direttore di MC a pagina 29, ndr ). (2) Permaggiori informazioni, consigliamodi leggere il rapportodi «GlobalWitness»: www.globalwitness.org . P URÚS (P ERÚ ) U NA LETTERA DA «S URVIVAL I NTERNATIONAL » (*) Fondata nel 1969, S URVIVAL aiuta i popoli indigeni di tutto il mondo a difendere le loro vite, a proteggere le loro terre e a decidere autonoma- mente del loro futuro. Con sedi e centri di supporto in Europa e negli Stati Uniti, Survival lavora perché ven- gano riconosciuti ai popoli indigeni i loro diritti fondamentali con- tro ogni forma di violenza, persecuzione e genocidio. Apartitica e aconfessionale, lavora a stretto contatto con le organizzazioni indi- gene locali offrendo loro assistenza legale e un palcoscenico da cui rivolgersi direttamente al resto del mondo; promuove campagne di informazione e pressione per il largo pubblico e porta nelle scuole laboratori di educazione alla diversità e alla pace. S ITO MULTILINGUE : www.survivalinternational.org . © Survival nternational

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