Missioni Consolata - Giugno 2013

lia è espressione di democrazia, e questo fa la differenza». Quali speranze ci sono quindi che la Cina accetti di negoziare un’autonomia per il Tibet? «I problemi del Tibet non si pos- sono risolvere nella maniera con cui si cerca di risolverli oggi. Sono un problema anche per il governo cinese. Per esempio, di- versi anni fa il ministro degli Af- fari esteri del governo cinese aveva chiesto all’esecutivo di im- pegnarsi a risolvere la questione tibetana a causa delle critiche che continuava a ricevere dagli altri governi, che creavano disa- gio nelle relazioni internazionali e un ostacolo alla creazione di le- gami profondi e duraturi. Questa è la realtà. Quindi i problemi del Tibet si devono risolvere in qual- che modo. Ma sicuramente que- sto modo non può essere la vio- lenza, come pensano un paio di ministri cinesi. Usando la vio- lenza verso i tibetani non ci sarà mai una soluzione. Per questo motivo noi stiamo proponendo una soluzione van- taggiosa per entrambe le parti, che consenta da un lato al go- verno cinese di avere la pace in Tibet e dall’altro ai tibetani di non soffrire e di assumersi le loro re- sponsabilità in ordine alla pre- servazione della nostra reli- gione, della nostra cultura e del nostro ambiente. Si creerebbe una situazione “vin- cente” per entrambi i lati. Una cosa importante da dire è che tanti cittadini cinesi - soprattutto quelli con istruzione più alta - autonomia completa però rima- nendo insieme: non stiamo chie- dendo la separazione dalla Cina. Sicuramente sarà molto utile im- parare dalla vostra esperienza (del Trentino Alto Adige, ndr ), però la cosa importante da con- siderare è che i cinesi vivono sotto un governo totalitario, senza la democrazia, la libertà e la giustizia, mentre l’Italia è un paese democratico. Per questo motivo anche l’autonomia in Ita- MC ARTICOLI T enzin Gyatso, il XIVDalai Lama, è nato nel 1935 a Taktser, un vil- laggio dello sterminato altopiano tibetano, in una famiglia conta- dina. In tenera età è stato riconosciuto come la reincarnazione del Dalai Lama, massima autorità spirituale del buddismo tibetano, ov- vero come lamanifestazione terrena di Avalokitesvara o Chenrezi, spesso definito in Occidente «il Buddha della compassione». Nella religione tibetana questa carica (analogamente a quella di altri Lama) non è elettiva né ereditaria, ma si basa appunto su un «ricono- scimento», ovvero sull'individuazione di un bambino nel quale lo spi- rito del Dalai Lama defunto si è reincarnato, perchémosso da com- passione nei confronti degli uomini e dal desiderio di aiutarli. Dopo il riconoscimento, Tenzin Gyatso ha vissuto la sua giovinezza nella ca- pitale del Tibet Lhasa, dimorando nel Potala, il palazzo reale e ve- nendo educato dai suoi precettori (come in parte testimoniato da HeinrichHarrer nel suo fortunato libro di memorie Sette anni in Ti- bet ). Vive in esilio dal 1959, quando - in seguito all'occupazione cinese del Tibet, e alla successiva repressione delle rivolte scoppiate nel «Paese delle nevi» - molti tibetani hanno lasciato la loro terra stabi- lendosi un po' ovunque nel mondo, inmassima parte in India, dove, nella cittadina di Dharamsala, è nato anche il governo tibetano in esilio. Premio Nobel per la pace 1989, il Dalai Lama ha già visitato molte volte l'Italia (e quattro volte il Trentino: nel 2001, 2005, 2009, 2013), portando il suomessaggio permeato dai principi della nonvio- lenza, ma anche le ragioni di un popolo che continua a rivendicare con determinazione un'autonomia per la sua terra. Ma.Po. Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama COMPASSIONE E REINCARNAZIONE GIUGNO 2013 MC 53

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=