Missioni Consolata - Giugno 2013

del mondo che sembra prevalere a ogni latitudine, tanto in Occi- dente quanto, ormai, in Oriente. Tenzin Gyatso, il XIV Dalai Lama, premio Nobel per la pace 1989, è oggi di fatto solo un’autorità spi- rituale. Il suo ruolo di massimo rappresentante del governo tibe- tano in esilio (che ha sede in In- dia, a Dharamsala) è passato in- fatti nel 2011 a un laico, Lobsang Shangay, di formazione accade- mica, eletto dalla comunità degli esuli tibetani. Tuttavia, il Dalai Lama continua ad essere un punto di riferimento imprescindi- bile per i tibetani e non solo per loro. A Trento, dove ha tenuto un incontro pubblico presso il locale palasport, si è concentrato in particolare sul tema della feli- cità, ma naturalmente anche con molti excursus sulla situazione attuale del Tibet. Dal Dalai Lama è venuto in particolare un forte appello ai giovani: «Spetta a voi - ha detto - far sì che il XXI secolo non sia uguale a quello che lo ha preceduto. Il XX secolo è stato il secolo dei conflitti. Anche qui in Italia ne avete avuto esperienza. Adesso le cose devono cambiare. Questo deve essere il secolo del dialogo. Aumento della popola- zione, fino a 10 miliardi di per- sone, riscaldamento globale, tensioni di ogni genere create dai populismi, dai flussi migratori, dal crescere abnorme delle città: le sfide che le nuove generazioni hanno di fronte sono molteplici. Il passato non si può cambiare ma possiamo costruire il futuro. Saranno le nuove generazioni a doverlo fare, la mia è già passata. Sono i quindicenni che devono impegnarsi, ora. Dobbiamo usare i conflitti come un’opportunità per generare nuove idee, nuove soluzioni. È, questa, una grande occasione ma anche una grande responsabilità». A COLLOQUIO CON IL DALAI LAMA Santità, lei sostiene la causa di un’ampia autonomia per il Tibet. Su quali basi dovrebbe pog- giare? «Sin dal 1951, quando abbiamo firmato un accordo in 17 punti, era iniziata una collaborazione col governo cinese. Infatti nel 1954, quando ho incontrato Mao Zedong di persona e abbiamo avuto diversi colloqui, nel primo di questi lui aveva detto che, come definito nei 17 punti, si sa- rebbe costituita una Commis- sione d’inchiesta sul tema. Suc- cessivamente ha deciso di intro- durre l’autonomia per il Tibet e questa proposta era stata accet- tata da tutti noi presenti all’in- contro. Perciò nel 1956, quando siamo tornati in Tibet, abbiamo costituito il governo autonomo per il Tibet e io ero il capo del 52 MC GIUGNO 2013 TIBET # Sopra : la delegazione tibetana. # A destra : il Dalai Lama tra il pubblico trentino, che lo ha accolto con grande affetto e partecipazione. nuovo governo. Quando si parla di autonomia si parla di autoge- stione. È una cosa molto pratica, decisa da Mao stesso, e questo è stato portato avanti in Tibet fino al 1959 (anno dei moti tibetani, della grande repressione che ne è seguita e della fuga del Dalai Lama in India, ndr ). Da tanti anni in Europa e anche qui in Italia è praticata molto bene una autonomia “completa”. Anche noi tibetani chiediamo una

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