Missioni Consolata - Giugno 2013

32 MC GIUGNO 2013 LA SPERANZA DELLA CHIESA NON STA NEI PRIVILEGI OFFERTI DALL’AUTORITÀ CIVILE «Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi le tasse, le tasse; a chi il rispetto, il rispetto» (Rm 13,7) a cura di Paolo Farinella, biblista Così sta scritto DALLA BIBBIA LE PAROLE DELLA VITA (76) MC RUBRICHE A ll’interno del contesto di fede, che emerge dalle puntate precedenti in cui abbiamo esa- minato i testi biblici, si pone il problema del rapporto tra il potere politico/economico e l’ambito religioso e spirituale, rapporto che tocca sempre nervi scoperti, data la delica- tezza e il rischio insito in esso, perché coinvolge la vita di ogni giorno che impone scelte e valutazioni. In questa puntata non possiamo quindi esimerci dal fare riferi- mento all’attualità e a quale deve essere l’atteggiamento interiore del credente, alla luce della Parola di Dio che, diversamente, rischia di restare astratta e avulsa dalla realtà. RITO E VITA SONO INDISSOLUBILI L’individuo non vive sulle nuvole, ma sulla terra, dove nulla è così netto da spaccarsi con l’ac- cetta, per cui è necessaria una vigilanza costante per non porre in atto un «sistema di confu- sione», una struttura di connivenze che, inevitabilmente, portano a gestire benefici e utili, smarrendo la dovuta coerenza. Non bisogna mai perdere di vista la parabola del grano e della zizzania (cf Mt 13,24-30) che «crescono insieme» fino alla mietitura; oppure la parabola della rete da pesca che raccatta ogni sorta di pesce, sia buono che cattivo (cf Mt 13,47-50). Gesù nel vangelo non si stanca di invitare ed esortare alla «vigilanza» come condizione essen- ziale e previa dell’agire credente, sintetizzato nella massima riportata da Mc: «Vegliate e pre- gate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Mc 14,38). La de- bolezza della «carne» non è riferita alla sessualità, ma alla condizione umana in sé, alla fragi- lità dell’individuo e della struttura in cui vivono le persone e che inducono alla lussuria del po- tere che è la tentazione più satanica contro cui il credente deve combattere. Nessuno può essere parcellizzato: in chiesa si è cristiani, nel partito si è politici, negli affari si è economisti e trafficanti, nel sindacato si è sindacali. Un individuo che è padre, e al tempo stesso figlio, amico, marito, impiegato, letterato, studioso, sportivo, volontario, non può vivere a com- partimenti, ma è sempre lo stesso mentre svolge ruoli diversi. Purtroppo la realtà dei cristiani è diversa: essi separano volentieri gli ambiti della loro vita con il risultato che si ritrovano smem- brati, divisi «dentro» se stessi, mentre dovrebbero essere un «tutto» in ogni istante della vita, senza distinzione di luogo, condizione e scelta. Il battesimo consacra «figli di Dio», membri del popolo sacerdotale, profetico e regale: lo siamo realmente e lo siamo per sempre, anche quando ce ne scordiamo. Da questo dipende l’attendi- bilità nostra e di Dio perché se negli affari, nella politica, nel sindacato, nell’economia non por- tiamo il nostro «essere credenti», non serve a nulla «andare in chiesa»; anzi rischiamo di ag- giungere peccato a peccato. Nello stesso tempo, non possiamo «stare in chiesa» come se que- sto luogo fosse avulso dalla vita che si snoda fuori, perché la preghiera e la fede senza la vita sono solo ritualità morta, droga dello spiritualismo che illude artificialmente. O la vita dà contenuto al rito o il rito è solo scenografia che dura lo spazio di un sospiro. Ogni volta che celebriamo un’Eucaristia, compiamo l’atto più politico che esista al mondo perché di- ciamo che Dio si spezza come il pane e si offre come cibo, e del «Dio spezzato» noi siamo gli strumenti provvidenziali con cui si manifesta il volto di Dio, anzi la sua «immagine», che non è quella impressa sulle monete di Cesare, ma quella ben più intima e profonda del Dio creatore e padre.

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