Missioni Consolata - Giugno 2013

GIUGNO 2013 MC 31 dottrinali sul problema della schiavitù, né denunce alle autorità per i soprusi che venivano compiuti. La preoccupazione mia, di padre Sandoval e di altri mis- sionari, era quella di una totale dedizione nel quoti- diano servizio agli schiavi, in un certo qual modo la nostra era una vicinanza tesa molto più a ridare spe- ranza e dignità che a mettere in libertà gli schiavi. Però in quel tempo si cominciò a prendere co- scienza dell’idea che nessun uomo potesse essere padrone di altri uomini. Altri missionari avviarono il cammino della difesa giu- ridica degli schiavi e della denuncia pubblica contro la schiavitù, Gesuiti, Domenicani e Cappuccini, a Cuba, in Colombia e in Venezuela, cominciarono a denun- ciare con parole durissime la schiavitù. Padre Franci- sco Josè de Jaca e padre Epifanio de Moirans, scrive- vano che «la schiavitù africana è ingiusta... i negri non soltanto si rendono liberi ricevendo il battesimo; lo sono già prima per diritto naturale. Non esiste solo l’obbligo di restituire loro la libertà, bensì, in forza della giustizia, si deve pagare loro ciò che hanno perso durante la schiavitù, il lavoro e i danni subiti...». Queste prese di posizione che influenza eb- bero sulla società del tempo? Il Consiglio delle Indie ripudiò l’atteggiamento anti- schiavista dei due cappuccini affermando che: «Senza la schiavitù dei neri le Americhe sarebbero condan- nate alla rovina totale». Del resto negli Stati Uniti per abolire la schiavitù ci fu bisogno di una guerra civile e l’ultimo paese latinoamericano che la abolì fu il Bra- sile nel 1871, con la così detta « Lei do Ventre Livre », in cui non si dava la libertà agli schiavi, ma a partire da quella data i figli degli schiavi sarebbero nati liberi; successivamente, con la « Lei Aurea » del 1888, fu re- stituita la piena libertà a tutti. Come sempre i privilegi dei più forti preval- sero sui diritti e sulla dignità di milioni di es- seri umani. Una logica ben radicata ai miei tempi ma non del tutto scomparsa nel vostro mondo: con forme più sottili, la schiavitù sulle persone, la tratta degli esseri umani, e purtroppo anche dei bambini, continuano ancora in questi giorni nell’indifferenza generale di una società che si dice più avanzata, libera e democratica di quella del mio tempo. San Pedro Claver Corberó muore consumato dalla febbre e dalle malattie l’8 settembre 1654, i suoi ul- timi anni li vive offrendo la sua condizione di persona debole e fragile al Signore per il riscatto dei suoi figli africani. Viene canonizzato nel 1888 da Leone XIII in- sieme ad Alfonso Rodriguez, il fratello portinaio di Maiorca che gli preconizzò il cammino che doveva fare. È patrono delle missioni cattoliche tra i popoli dell’Africa nera e degli afroamericani. Don Mario Bandera - Direttore Missio Novara aveva perso tutto, specialmente il rispetto degli altri uomini, facevo presente quanto fosse importante non perdere la propria dignità. Acquistai quindi la loro fi- ducia e molta gente incominciò a confidarsi con me e ad avvicinarsi al Vangelo di Cristo. Io non lo so di preciso, ma alcuni calcolano che abbia battezzato più di 300 mila persone, una cosa impres- sionante per i miei tempi, soprattutto se si calcola che a questa gente il battesimo veniva dato dopo un cam- mino catecumenale e non imposto con metodi coerci- tivi, come facevano gli hacienderos con gli indigeni. Com’era vista dai conquistatori spagnoli e dalle famiglie creole la tua azione a favore di questi sfortunati dalla pelle nera? Fui accusato di tutto e di più: di azione incauta, di pro- fanare i sacramenti, in quanto li davo a creature che «a malapena possedevano un’anima» (sic!). Le nobil- donne di Cartagena si rifiutavano di entrare nelle chiese dove io riunivo questi poveretti. Queste criti- che, purtroppo, influenzarono anche alcuni miei supe- riori. Ma io continuavo imperterrito per la mia strada, accettando pesanti umiliazioni e aggiungendo peni- tenze rigorose per la buona riuscita delle mie opere di carità. Sentivo dentro di me che quello che facevo ri- spondeva al piano di Dio, che vuole la salvezza di tutti i suoi figli. Nella tua azione in favore degli schiavi eri solo o qualcuno ti aiutava? Con me c’era il padre Alonso de Sandoval, a cui va il merito di aver tenuto conto per iscritto da quale porto dell’Africa erano partite le navi ed enumerato le etnie che componevano il loro carico. Egli iniziò, e io conti- nuai, a riscattare alcuni schiavi di diverse lingue afri- cane che furono di grande aiuto; un’azione che oggi chiamano mediazione culturale. Non ti venne mai in mente di denunciare la schiavitù come qualcosa da abolire, perché contraria alla dignità delle persone? Questo è un modo di travisare la storia: non si pos- sono applicare i concetti di lotta di classe agli schiavi dell’antica Roma; così pure non si possono applicare alla mia epoca idee e concetti che sono andati matu- rando lungo i secoli seguenti. Durante quel periodo non si facevano teorizzazioni MC RUBRICHE # Vetrata della chiesa di san Pedro Claver a Cartagena (Colombia).

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