Missioni Consolata - Giugno 2013

sata per la partenza il lizador (la motobarca veloce) ha ancora pa- recchi posti vuoti per cui si at- tendono pazientemente i pas- seggeri ritardatari. Alla fine non solo i quindici posti sono tutti oc- cupati, ma aggiungendo i bam- bini in piedi e quelli in braccio siamo venticinque persone più il bigliettaio in equilibrio sulla prua. Alcuni passeggeri chie- dono a p. Emilio di dire una pre- ghiera per affidare il viaggio e, sotto lo sguardo stupito di un giovane militare armato di fucile, preghiamo tutti insieme. Si parte! La navigazione è pericolosa: il nostro pilota fa lo slalom tra gor- ghi, banchi di sabbia, reti da pe- sca, tronchi e altro materiale che galleggia sull’acqua. I naufragi sono frequenti, tanto che il vica- riato ha dovuto proibire ai sacer- doti, essendone già annegati due, di pilotare personalmente l’imbarcazione della parrocchia. Durante il viaggio non ci siamo mai stancati di osservare le rive: il paesaggio ondulato ha ben presto lasciato il posto alla pia- nura. Zone disboscate, alcune coltivate a palmeto, altre tagliate di recente e adibite a pascolo si alternano alla selva; alberi ad al- tissimo fusto, fitto sottobosco, bianchi uccelli che al tramonto paiono fosforescenti; la laguna è molto varia! Vi dimorano tartaru- ghe che si mimetizzano perfetta- mente sui tronchi e diverse spe- cie di pesci tra cui una della fa- miglia dei piraña, commestibile. Di tanto in tanto palafitte isolate o raggruppate in piccoli villaggi. Gli spostamenti avvengono esclusivamente via acqua, a ca- vallo o a piedi attraverso la selva, percorrendo distanze spesso lunghissime. I colonos vivono praticamente isolati in grandi fa- miglie, dove è sempre la donna a farsi carico di responsabilità e fatiche. Frequentemente l’uomo abbandona la famiglia per an- dare a formarne una nuova, o si ubriaca di birra o auguardiente , una bevanda alcoolica che sa va- gamente di anice. Sulla barca non c’è la possibilità di muovere un muscolo, teniamo gli zaini appoggiati sui piedi. Ma c’è molta collaborazione: ci si scambia sorrisi, chiacchiere e cibo; ci si aiuta per i bagagli; i giovani cedono i posti più agevoli agli anziani. Dopo alcune fer- mate dove scendono e salgono nuovi passeggeri (in modo che il lizador sia sempre stracarico) attracchiamo a Piñacolorada, il posto di blocco dell’esercito. Sbarchiamo tutti lasciando i ba- gagli a bordo perché possa es- serne verificato il contenuto: al- tro controllo di documenti e per- quisizione. Sulle pareti della ca- sermetta sul fiume sono incollati gli avvisi di taglia dei guerriglieri ricercati e gli elenchi delle so- stanze trasportabili per le quali non si può superare un certo quantitativo: benzina, cemento, medicinali a uso veterinario, cioè tutti quei prodotti chimici che potrebbero essere adoperati per ricavare la cocaina, proibita dal governo e prodotta e trafficata dai guerriglieri per finanziarsi. REMOLINO Finalmente ci reimbarchiamo e raggiungiamo la nostra destina- zione. Allo sbarco, un altro con- trollo da parte di un giovanis- simo soldato. Ci avviamo per un sentiero melmoso; ovunque uo- mini armati: il rapporto è di un militare per abitante. Lo stato presidia questo luogo perché qui c’erano ben 18 laboratori attrez- zati per la produzione della coca. 26 MC GIUGNO 2013 COLOMBIA # In senso orario: l’onnipresenza dei militari; gruppi di case sulle rive del fiume Caguan; mucche al pascolo nelle vaste aree disboscate; in barca con p. Emilio.

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