Missioni Consolata - Giugno 2013

La vicenda del Tipnis LA PACHAMAMA TRADITA Il Tipnis è in pericolo. Il governo vuole costruirvi una strada. Nessun dubbio sulle conseguenze: una strada determinerebbe la fine del parco. Non lo dicono soltanto le associazioni ambientaliste e indigene, ma anche un durissimo rapporto re- datto dalla Chiesa cattolica boliviana. I l Tipnis - acronimo di «Territorio Indigena Parque Na- cional Isiboro Secure» - è un territorio indigeno e parco nazionale di inestimabile valore naturale ed etnico. Loca- lizzato nel cuore della Bolivia, tra i dipartimenti di Cocha- mamba e Beni e soprattutto tra le province cocalere di Yungas e Chapare, il Tipnis ha un’estensione di circa 1,2 mi- lioni di ettari 1 . Da tempo il governo centrale spinge per co- struire una strada di 200 chilometri che dovrebbe attra- versare il parco per unire Villa Tunari (Cochabamba) e San Ignacio de Moxos (Beni). Evo Morales e il Mas (partito Movimiento al Socialismo ) sostengono che l’opera è neces- saria per lo sviluppo della regione e per semplificare i col- legamenti tra i dipartimenti coinvolti. Da più parti si so- stiene invece che il vero obiettivo è aprire quel territorio alla colonizzazione, soprattutto da parte dei cocaleros del Chapare (sempre alla ricerca di nuove terre), ma anche di allevatori, boscaioli, petrolieri e minatori. Qualunque sia l’obiettivo, è sicuro che una strada decreterebbe la fine del parco, della sua straordinaria biodiversità e dei gruppi in- digeni ivi residenti (sul cui effettivo numero si litiga - si parla di 69, 58 e 42 - aumentando la confusione) 2 . Il governo ha fatto leva sul concetto di «intangibilità» del Tipnis, previsto dalla Legge 180, presentandolo in maniera subdola alle comunità indigene: se vi appellerete all’intan- gibilità - è stato detto loro -, non potrete più svolgere al- cuna attività all’interno del parco (né caccia, né pesca, né attività boschive). Una incredibile trappola interpretativa, che non fà onore al governo di Evo Morales. Infine, per ampliare il consenso e dare una parvenza di le- galità e democrazia, il governo ha indetto una consulta- zione tra le comunità indigene del Tipnis. La consultazione - svolta tra il 29 luglio e il 7 dicembre 2012 - avrebbe decre- tato, stando ai dati ufficiali, che la maggioranza delle comu- nità indigene approvano la costruzione della strada. Tutta- via, sia il risultato che le modalità di consultazione sono fortemente contestate. Anche dalla Chiesa cattolica boli- viana e dall’Assemblea permanente per i diritti umani. Dal 29 novembre al 13 dicembre una commissione delle due or- ganizzazioni ha visitato 36 comunità del Tipnis. Il rapporto che ne è uscito è duro e circostanziato, parlando di gravi violazioni nel processo consultivo, di mancanza di informa- zioni sull’impatto della strada, di regali e minacce alle co- munità per influenzare la loro decisione e infine di risultati completamente falsati. Delle 36 comunità indigene visitate dalla commissione soltanto 3 si sono espresse a favore del- l’opera 3 . P er un ambientalista - e chi scrive è tra costoro - leggere la Costituzione della Bolivia o alcune delle sue leggi sulla Madre Terra è come leggere la descrizione di un mondo ideale in cui uomo e natura convivono. La realtà mostra però altre facce. Anche nella Bolivia di Evo Morales. PaoloMoiola N OTE 1 Un’estensione di poco inferiore a quella del Trentino Alto Adige. 2 Fonti dei dati: Huellas , La Paz, febbraio 2012; Mojón 21 , Santa Cruz, novembre 2012. 3 Il rapporto, presentato il 17 dicembre 2012, è reperibile sul web: www.cedib.org/documentos. GIUGNO 2013 MC 11

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