Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2013

visione in Siria, ma stabilità e unità. Noi cerchiamo anche di salvaguardare la resistenza siriana contro Israele». Quali sono le riforme da attuare e con quali moda- lità? «Il popolo siriano deve scegliere la propria leader- ship attraverso elezioni trasparenti e democratiche, che si svolgeranno nel 2014, e non per mezzo dell’in- tervento di paesi stranieri». E chi monitorerà la trasparenza di queste ele- zioni? «Il popolo siriano sarà responsabile di monitorarle». L’opposizione siriana ha tendenze e risposte di- verse rispetto all’attuale crisi… «Non c’è una sola opposizione siriana. Ci sono centi- naia di gruppi. I più pericolosi sono i combattenti stranieri, che sono migliaia: salafiti, takfiriti (espres- sione estrema e razzista del wahhabismo che consi- dera gli sciiti i peggiori nemici contro i quali lottare, ndr ), al-Qaida, ecc., che arrivano dall’Iraq, dall’Af- ghanistan, dalla Libia, dal Golfo. Questi stanno assas- sinando le minoranze, su basi settarie, e ciò sta por- tando alla divisione della Siria e alla discriminazione. Israele sta agendo per dividere la Siria: è il suo obiettivo. Gli Usa stanno lavorando per creare questo scenario: mantenere instabile la situa- zione in Siria per indebolire il regime e renderlo in- capace di confrontarsi con Israele e di sostenere la resistenza palestinese e libanese. Essi non vogliono una guerra propriamente detta, con bombarda- menti, come è avvenuto in Libia. Stanno dicendo che è difficile fare una guerra, perché l’esercito siriano è forte. E anche la creazione di una No-fly-zone è troppo complicata. Dunque, Israele e Stati Uniti vo- gliono indebolire il governo di Damasco, ma senza far collassare lo stato. Gli Usa temono infatti che, fa- cendo crollare le istituzioni statali, gli islamisti sala- fiti possano prendere il potere. La Siria è diventata il punto di attrazione di salafiti provenienti dalle altre regioni mediorientali». Come lo spiega? «Hanno un progetto settario e sono sostenuti da di- versi paesi arabi del Golfo. Essi vogliono cambiare il regime siriano per creare un califfato su Mediterra- neo e Medio Oriente. Ci sono decine di migliaia di loro. Il supporto logistico ed economico arriva dal Golfo. È un fenomeno molto pericoloso che distrugge l’unità sociale dei nostri paesi e spinge indietro le so- cietà». Che cosa proponete per contrastare questa vi- sione arretrata e pericolosa? «Non abbiamo altra scelta che salvaguardare l’unità islamica tra sunniti e sciiti, e tra musulmani e cri- stiani, e promuovere la democrazia». Ritiene possibile una guerra contro l’Iran? «Se dovesse esserci una guerra contro l’Iran, per Israele sarebbe un disastro, e così pure in tutta la re- gione. L’Iran ha il pieno diritto di difendersi e di pro- teggere la propria sovranità contro attacchi esterni. Gli Usa hanno più volte avvisato Israele di evitare e prevenire una guerra contro l’Iran. Leon Panetta, se- gretario della Difesa statunitense, di recente ha di- chiarato che Israele non ha la possibilità logistica di attaccare l’Iran. È una chiara risposta sulla posizione Usa riguardo a questa questione». Quali scenari regionali vede per il prossimo fu- turo? «Avremo un decennio d’instabilità. Ci sono cambia- menti strategici che necessitano di tempo. La mag- giore sfida è quella di salvaguardare l’unità dei paesi arabi e islamici e sostenere la resistenza palestinese. La questione siriana è un tentativo di distrarre l’at- tenzione dalle politiche israeliane e di creare con- trapposizione e conflittualità nel mondo islamico tra le varie etnie e correnti religiose». • GENNAIO-FEBBRAIO 2013 MC 43 MC POTERE ISLAMICO © Serene Assir / IRIN © George Kurian / IRIN Pagina precedente : un quartiere periferico di Beirut distrutto dai bombardamenti israeliani durante la guerra contro Hezbollah dell’ottobre 2006. A sinistra : esplosivo artigianale usato da ribelli siriani. Qui sotto : donna palestinese in un campo profughi nel sud del Libano.

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