Missioni Consolata - Febbraio 2011

FEBBRAIO 2011 MC 79 MC RUBRICHE con la scelta di programmi sani- tari di tipo comunitario, con le forme partecipative di assistenza e con l’enfasi sulla prevenzione e su cure di base raggiungibili da tutti. A confermare la bontà di questa linea stavano le espe- rienze di buona salute a basso costo compiute nello stato in- diano del Kerala, nello Sri Lanka, in Costa Rica e a Cuba. Esse dimostravano che la salute può progredire anche dove il reddito procapite non è alto, pur- ché questo obiettivo sia soste- nuto dall’impegno dello stato e della comunità e da un’adesione delle professioni sanitarie alla creazione di servizi diffusi, quali- ficati e accessibili, mirati a diffondere l’istruzione di base e ad affrontare alla radice situa- zioni sociali che provocano o ac- crescono le malattie. Su queste basi Halfdan Mahier, allora di- rettore generale dell’Oms, pro- pose nel 1976 all’Assemblea Ge- nerale un’idea utopica, ma assai mobilitante: la salute per tutti nell’anno Duemila. La priorità dell’assistenza di base o Primary health fu accompagnata da un esplicito riferimento alle causae causarum: «L’obiettivo implica la rimozione degli ostacoli alla sa- lute, cioè l’eliminazione di mal- nutrizione, ignoranza, acqua contaminata, abitazioni malsane, che sono importanti quanto la soluzione dei problemi medici». TRENT’ANNI DI DISUGUA- GLIANZE SANITARIE GLOBALI Il 1978 segnò, tuttavia, al tempo stesso il trionfo e il declino di questi orientamenti: la Confe- renza di Alma Ata, con la pre- senza di oltre tremila parteci- panti e di 67 organizzazioni in- ternazionali, rilanciò al mondo la proposta di Mahier. Ma negli stessi anni il mondo cambiava e cominciava l’era del neoliberi- smo propenso a considerare la salute come fonte d’investimenti economici e a criticare la sanità pubblica come un ostacolo all’i- niziativa privata. Si iniziava a tra- scurare inoltre il valore dei beni comuni, oltre a spostare il qua- dro del management sanitario dall’Oms ad altre agenzie inter- nazionali come la Banca Mon- diale, il Fondo Monetario Inter- nazionale e l’Organizzazione globale che oggi dovrebbe “ricol- locare” al cntro delle politiche sociali la persona, in quanto tito- lare di diritti che impegnano di- rettamente i leader politici e le lobbies farmaceutiche a garan- tirli. Ma se quest’impegno rap- presenta uno straordinario punto di forza per la speranza e la pro- messa di uguaglianza e libertà per tutti, è altrettanto vero che la violazione dei diritti umani persi- ste e in particolar modo proprio in campo sanitario, dove il diritto alla cura è pesantemente subor- dinato alle possibilità economi- che di chi può avere accesso alle cure stesse. Ma su questo ed al- tri temi di analoga importanza torneremo diffusamente nelle prossime puntate. SALUTE E SOCIETÀ. UNO SGUARDO GLOBALE La salute è dunque un diritto umano fondamentale. Eppure la già vasta forbice sanitaria che separa Nord e Sud del mondo sembra destinata oltremodo ad allargarsi e ad accrescere le dif- ficoltà delle persone maggior- Mondiale del Commercio. In questo modo, a partire dagli anni Ottanta l’obiettivo della salute per tutti scomparve quasi dall’o- rizzonte politico. All’idea che essa possa essere un fine dello sviluppo, un moltiplicatore delle risorse umane e una priorità dell’impegno pubblico, si è oppo- sta quasi ovunque un’altra idea, quella che i sistemi universali di salute fossero solo un peso per le finanze degli stati e un osta- colo per la crescita della ric- chezza. La giustificazione mo- rale di questi orientamenti è stata, nel migliore dei casi, la certezza dogmatica che la con- giunzione virtuosa tra il pro- gresso scientifico e il libero mer- cato avrebbe gradualmente esteso i propri benefici verso tutti, cosa che in realtà non si è mai verificata. Il resto è storia dei giorni nostri: dalle grandi epidemie planetarie al diritto alle cure primarie, dai virus della globalizzazione alle discutibili politiche commerciali delle lobbies del farmaco. è una dimensione slargata della sanità

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