Missioni Consolata - Febbraio 2011

FEBBRAIO 2011 MC 75 MC ARTICOLI vakheti sono luoghi ideali per il pascolo. Vi cresce un’erba fitta, succosa, ricca di fiori odorosi. Ai tempi sovietici alla comunità di Khizabavra furono date in dota- zione una porzione di pascolo e una malga quasi al confine con la Turchia, dove nei mesi estivi venivano portate le mucche del kolkhoz , l’azienda agricola sta- tale che raggruppava gli alleva- tori del villaggio. Vi si faceva il tradizionale formaggio geor- giano, il suluguni , non stagio- nato e conservato in salamoia. Anche quest’attività non aveva retto alla crisi generale. Quando il kolkhoz è stato privatizzato e il suo patrimonio distribuito tra gli allevatori, costoro hanno comin- ciato a vendere le proprie muc- che e la montagna si è andata vuotando. Questo processo sembrava inar- restabile quando Temur e sua moglie Nana hanno deciso di in- vestire le proprie risorse per ri- prendere la produzione di for- maggio. Non avevano molta esperienza in materia, ma ave- vano un sogno, maturato ve- dendo i compaesani lasciare le proprie case e non farvi più ri- torno: ripopolare la montagna e riportarvi le attività tradizionali di modo che la gente avesse lavoro e potesse restare. Per far ciò, però, le loro risorse non basta- vano. Bisognava incrementare gli animali, pagare l’affitto dei pa- scoli, ristrutturare la malga in rovina. Ne parlarono con padre Pawel Dyl, il camilliano che aveva preso il posto del primo, compianto, padre Pawel, morto in un incidente stradale nel 1999. GLI UOMINI VENUTI DA BELLUNO Il progetto appariva interes- sante: non solo avrebbe creato lavoro e fatto rivivere un’econo- mia rispettosa del territorio, ma parte della produzione di for- maggio sarebbe stata destinata all’asilo di Khizabavra e alle mense dei poveri gestite dai ca- milliani e da Caritas Georgia nelle città. Il sacerdote si offrì di aiutarli e si mise alla ricerca di uno sponsor . Approdò nel Bellu- nese, terra con una lunga tradi- zione nella gestione dei pascoli e nella produzione di formaggio. Caritas Belluno non era contra- ria a finanziare un progetto di sviluppo in un territorio che pre- sentava caratteristiche simili a quelle della montagna dolomi- tica e inviò in Javakheti due esperti del Gruppo di Azione Lo- cale Alto Bellunese. «Non dimenticherò mai come avvenne il nostro primo incon- tro», racconta Temur. «Final- mente eravamo riusciti a portare alla malga gli italiani e dove- vamo conquistare la loro fiducia, dimostrare quanto eravamo ca- paci di fare. Padre Pawel si era raccomandato di non fargli fare brutta figura ed eravamo tutti in

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