Missioni Consolata - Febbraio 2011

partecipanti, con due facilitatori, uno arabo e uno ebreo. La Scuo- la per la pace ( School for peace, Sfp ) cominciò ad avere una fisio- nomia più regolare e metodica anche nella struttura di lavoro, con meno lezione o informazio- ne e più dinamica di gruppo. Fu cambiato anche il fine da raggiungere: all’inizio si parlava di trasformazione politica. Cosa impossibile. Primo traguardo da raggiungere era prendere co- scienza di se stessi, pensare e agire sen- za stereotipi e gene- ralizzazioni, in modo da comprendere e capire gli altri. «Per raggiungere tale comprensione reci- proca, tra ebrei e palestinesi, ci vuole zionalità, avremmo dovuto chia- mare qualche persona qualifica- ta per organizzare i gruppi, a- dottare le strategie per guidare le discussioni, valutare i risultati finali e i metodi adottati». Dopo quattro anni di valutazione e studio, si giunse alla conclu- sione che un giorno era troppo poco, una settimana troppo lun- ga; la durata ideale per la scuo- la di pace era di tre giorni, con gruppi misti ristretti di 15-18 tempo - spiega il dottor Najjar -. Non basta un incontro, ma oc- corrono più esperienze in altre situazioni e in altri gruppi, dopo di che è possibile che qualcosa cambi». CENTRO SPIRITUALE La terza istituzione educativa, sogno di padre Bruno, è stato il Centro spirituale pluralista. An- che se in questa terra i conflitti non sono di natura religiosa, ne- gli ultimi anni, purtroppo, la re- ligione ha cominciato a giocarvi un ruolo importante. Padre Bru- no si domandava: «Come mai noi popoli del libro ci facciamo guerra in nome di Dio? Deve es- serci una interpretazione sba- gliata della sacra scrittura. Nul- la è più sacro dell’umano: non è la terra che fa la santità di un FEBBRAIO 2011 MC 67 MC ARTICOLI # Nella pagina precedente in alto: bambini ebrei nell’asilo. # A lato: giochi dei bambini dell’asilo con scritte bilingui. # In basso: maestra e bambini musulmani.

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