Missioni Consolata - Febbraio 2011

educativo: lanciare un modello che potesse essere imitato par- ticolarmente in città o regioni con popolazione binazionale. I nostri sforzi sembrano avere successo: oggi in Israele abbia- mo 5 scuole come questa, bilin- gue arabo-ebrea. Abbiamo lavo- rato in altri paesi con situazioni di conflitto, come Irlanda, Cipro e nella ex Yugoslavia». A Skoplie, in Macedonia, per e- sempio, è sorto un asilo infantile bilingue: le insegnanti sono sta- te a Nevé Shalom per prepararsi a una scuola del genere. Si è tentata un’esperienza anche in Kosovo, con le comunità di alba- nesi e serbi, ma con gruppi se- parati, perché i serbi sono chiusi in enclaves e le restrizioni non permettono ancora di organiz- zare una scuola biligue. Più che un modello da esporta- re, Nevé Shalom vuole essere un esempio, un laboratorio di metodologia educativa, da adat- tare alle situazioni concrete dei popoli in conflitto. Le pubblica- zioni che descrivono i percorsi e i metodi educativi sperimentati a Nevé Shalom sono ora dispo- nibili in ebraico, arabo e inglese. SCUOLA PER LA PACE Scopo di Nevé Shalom non era solo di formare una comunità, ma anche di espanderne l’im- patto educativo all’esterno. Già prima che le famiglie si stabilis- sero a Nevé Shalom , erano stati organizzati incontri di studenti di scuole arabe e di scuole i- sraeliane per incontrarsi e di- scutere insieme. «Le chiamava- mo “scuole di pace”. Non era una vera scuola, dato che l’in- contro durava un giorno solo - racconta Abdessalam -; però si parlava di pace. Molte altre scuole vollero venire a parlare di pace. Quando le discussioni si svolgevano con calma e i gio- vani tornavano a casa tranquilli, dicevamo che l’incontro aveva avuto un bel successo. Ma una volta ci fu una discussione ac- cesa e sperimentammo fortissi- me tensioni: non sapevamo co- sa fare. La sera concludemmo ISRAELE 66 MC FEBBRAIO 2011 che era stato un fallimento. Qualcuno, invece, ci disse che le forti discussioni non significava- no fallimento e che era meglio discutere i problemi piuttosto che non affrontarli. Ci spiegò che, trattandosi di problemi e- mozionali, non basati sulla ra-

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