Missioni Consolata - Febbraio 2011

University Avenue. Gli stessi ge- nerali non sono immuni da im- provvise defenestrazioni: Ne Win, il compagno dell’eroe na- zionale e padre di Suu Kyi, Aung San, e protagonista del putsch che nel 1962 pose fine alla breve parentesi democratica birmana, è morto agli arresti domiciliari e il suo successore, Khin Nyunt, è tuttora segregato nella sua di- mora a Yangon. Than Shwe e Maung Aye, rispet- tivamente numero uno e due del regime, sanno che, giunti oramai alla fine della loro carriera, le piaggerie di cui sono stati cir- condati sino ad oggi, potrebbero tramutarsi in ostilità. I due gene- rali stanno quindi preparando il terreno per una pensione tran- quilla e ricca, per sé stessi e per i loro accoliti, ritagliandosi pro- babilmente un posto puramente onorifico all’interno del nuovo assetto istituzionale. Anche sul boicottaggio econo- mico e turistico, Aung San Suu Kyi si è detta pronta a rivedere le sue posizioni, «se il popolo vuole veramente che queste siano cambiate». Haral Bockman, pre- sidente del Norwegian-Burma affinché i gruppi minoritari ab- biano un interlocutore valido e affidabile. Aung San Suu Kyi, in quanto bamar e figlia di Aung San, che non gode di buona fama tra le etnie del Myanmar, non ha potere sulle periferie del Paese. Una svolta democratica che non escluda a priori i militari, indi- spensabili per mantenere unita la nazione, è quindi necessaria affinché non si ritorni sull’orlo dell’instabilità etnica. E la Cina potrebbe fare da mediatore tra il governo centrale, i movimenti democratici e le spinte autono- miste delle minoranze etniche. BOICOTTAGGIO: NON SERVE PIÙ A una studiosa di storia come Aung San Suu Kyi non è certa- mente sfuggito l’insegnamento delle vicende passate della na- zione birmana: tutto, nel Paese, può essere rimesso in discus- sione in brevissimo tempo. Dal 1988, anno in cui rientrò in patria per assistere la madre morente, Aung San Suu Kyi ha trascorso 15 anni agli arresti domiciliari, venendo liberata in diverse ri- prese, per poi ritornare coerciti- vamente alla sua villa al N. 54 di Committee e presidente della Democratic Voice of Burma, af- ferma che, «guardando nel pas- sato, il solo Paese dove l’em- bargo ha avuto successo nel cambiare politica, è stato il Sud Africa. In altre nazioni, come Iraq o Iran, il boicottaggio non ha portato a nulla. Ma in Birmania i generali sono imbevuti di nazio- nalismo e un’apertura econo- mica verso il Paese asiatico, po- trebbe radicare ancora di più questo sciovinismo». Eppure, viaggiando per il Myan- mar, risulta chiaro che, special- mente nel campo turistico, la popolazione accoglie con favore l’arrivo degli stranieri, special- mente quelli che arrivano indivi- dualmente. «Chi è favorevole al- l’embargo non è mai stato in Bir- mania, non ha mai parlato con un birmano, non ha mai visto le condizioni in cui viviamo» pole- mizza Ka Bawi, uno studente di Mawalamyine, sulla costa orien- tale del Paese. Del resto all’interno stesso della Lega Nazionale per la Democra- zia, non ci sono visioni unanimi sul boicottaggio. La stessa Aung San Suu Kyi nel 1985 ha scritto FEBBRAIO 2011 MC 21 MC ARTICOLI # La Pagoda Shwedagon presso Yangon: il turismo è uno delle principali risorse del Myanmar. # Bhamo, scuola cattolica di arti e mestieri: uno studente impegnato nell’allevamento di polli.

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