Missioni Consolata - Febbraio 2011

la democrazia, potesse assu- mere le redini del governo. «Il popolo pretenderebbe cambia- menti radicali immediati che nessuno, attualmente, sarebbe in grado di garantire» afferma un diplomatico occidentale. «Ci sarebbe il rischio di un malcon- tento diffuso e la rabbia cresce- rebbe assieme al sentimento di frustrazione e di disperazione. Il Paese sarebbe seriamente espo- sto a disordini sociali» conclude il diplomatico, che pur rappre- sentando un governo che critica aspramente il regime militare, non esita ad esprimere il suo scetticismo su un improvviso cambiamento di regime. STRADA MOLTO DIPLOMATICA La diplomazia, si sa, viaggia sempre su piani paralleli: ciò che viene detto quasi mai rispec- chia la reale conduzione politica che viene discussa a porte chiuse. Molto probabilmente è quanto accaduto con Aung San Suu Kyi. Non a tutti è piaciuto quanto la leader della Lega Nazionale per la Democrazia ha detto appena liberata. La richiesta di dialogo e di incontro con Than Shwe a molti, specialmente a coloro che nel 2003 erano stati espulsi dal partito per aver criticato l’intran- sigenza di Aung San Suu Kyi verso Khin Nyunt, è apparsa un voltafaccia inconcepibile: «Than Shwe è il militare più ottuso e in- capace che abbiamo mai avuto: perché ora Aung San Suu Kyi de- cide di voler aprire un negoziato con lui quando con Khin Nyunt ha interrotto le trattative?» si chiede polemicamente Zaw Lin Oo, del Myanmar Democratic Congress, un partito formato principalmente da esponenti de- mocratici e attivisti birmani. Anche l’assoluzione data alla Cina riguardo al suo coinvolgi- mento nella gestione economica delle risorse del Myanmar, è ap- parsa a molti incomprensibile. La dichiarazione secondo cui «non vi è alcuna prova che la Cina stia depredando le ric- chezze della Birmania» ha del- l’incredibile, se non dell’eresia, soprattutto per le centinaia di organizzazioni che in Occidente da anni si battono a fianco del Premio Nobel per la Pace e che hanno sempre sostenuto che Pechino, uno dei principali al- leati di Naypyidaw, sia complice di un bracconaggio economico ai danni del popolo birmano. Pur essendo stata agli arresti domiciliari negli ultimi sette anni, Aung San Suu Kyi non può non sapere che la più grande economia asiatica è pesante- mente coinvolta nel depaupera- mento delle risorse naturali bir- mane. La Signora ha semplice- mente capito che la chiave della svolta politica nel suo Paese si trova proprio in Cina ed è con essa, più che con i governi occi- dentali, che dovrà trovare un modus vivendi. Lo stesso governo cinese ha tutto l’interesse affinché il pro- cesso di democratizzazione pro- ceda in Myanmar. La Cina, come hanno dimostrato i recenti con- flitti etnici del Kokang nel 2009 e negli stati Kayan e Mon nel no- vembre 2010, è indispensabile 20 MC FEBBRAIO 2011 MYANMAR # Monaco buddista insegna a un gruppo di bambini. # Amarapura, monaco buddista con alcuni giovani amici sul ponte di legno più lungo del mondo ( sotto ).

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