Missioni Consolata - Febbraio 2011

materiale religioso islamico pubblicato fuori del Paese; paga lo stipendio al clero islamico e vieta l’insegnamento a certi imam; chiude scuole coraniche; seleziona e riduce al minimo i partecipanti ai pellegrinaggi alla Mecca. La ragione di tale politica re- pressiva della libertà religiosa è spiegata chiaramente dall’ex mi- nistro degli esteri turkmeno, Bo- ris Shikhmuradov, rifugiatosi a Mosca perché in dissidio col re- gime: «Niyazov prende perso- nalmente tutte le decisioni su ogni aspetto della vita del Paese, incluse le questioni religiose, sebbene egli non abbia alcuna idea di cos’è la religione. Egli non tollera alcun dissenso e si serve di servizi segreti e polizia di sicurezza per controllare il Paese». NUOVO CORSO? Alla fine del 2006, il Turkmenba- shi fu stroncato da un infarto. A sostituirlo fu chiamato il mini- stro della Sanità, Gurbanguly Berdymukhamedov, un dentista giose, pur presenti nel Paese, contano poche decine di fedeli e non possono radunarsi, fare pro- selitismo o distribuire materiale religioso. Non è consentito neppure incon- trarsi in case private: se vengono scoperti, e lo sono spesso, dato lo zelo della polizia di sicurezza, i partecipanti sono soggetti a multe e arresti amministrativi e accuse penali, che si traducono in carcerazioni, torture, deporta- zioni ed espulsioni, sequestri e distruzioni di proprietà. L’accanimento si riversa soprat- tutto sui leaders dei gruppi cri- stiani, per spezzarne la resi- stenza e forzarli a rinunciare alla fede o a lasciare il Paese. Alcuni predicatori evangelici sono stati costretti ad abiurare la propria fede e giurare sul Ruhnama, il li- bro spirituale di Niyazov. Ma anche gli unici due gruppi re- ligiosi riconosciuti dallo Stato sono soggetti a controllo, i mu- sulmani soprattutto. Per impe- dire l’ingresso di movimenti isla- mici stranieri, il governo usa vari modi: vieta la distribuzione di sopravvissuto alle numerose purghe del passato. Convocate le elezioni per febbraio 2007, egli sconfisse i cinque concorrenti, ottenendo l’89% dei voti. Era ov- vio che, dopo 21 anni di lavaggio del cervello, la gente scegliesse un uomo dello stesso calibro e spessore del defunto leader. Al momento dell’insediamento, il nuovo presidente fece molte pro- messe di cambiamento. Per co- minciare ha tolto dall’inno nazio- nale tutti i riferimenti a Niyazov, ha rimosso il suo libro ( Ruh- nama ) da edifici pubblici e mo- schee, moltre statue e ritratti da tutto il paese, ha cancellato dai muri le sue scritte; gli impiegati pubblici non furono più obbligati a studiare a memoria i suoi pre- cetti. Di fatto, però, Gurbanguly Berdy- mukhamedov ha cercato di sta- bilire una nuova forma di culto della personalità presidenziale, pur rimuovendo dalla sua per- sona ogni sfumatura religiosa. Statue, ritratti, scritte del pas- sato dittatore sono ora rimpiaz- zati con immagini e poster del- l’attuale presidente. Agenti del- l’amministrazione presidenziale vendono alle pubbliche istitu- zioni (scuole comprese) i suoi li- bri di medicina, di storia della sua famiglia e sui cavalli akhal- teke . Ha liberato una dozzina di pri- gionieri politici; ha istituito un paio di commissioni per studiare la riforma delle leggi del Paese riguardanti i diritti umani. Ma i rapporti di agenzie internazionali esprimono diverse preoccupa- zioni circa i rischi individuali dei cittadini in Turkmenistan sia a causa di sparizioni forzate sia soprattutto per un ferreo con- trollo dei media che porta alla repressione del dissenso. «Tutti gli organi di informazione, sia di stampa che elettronici, sono rimasti sotto il controllo statale. Giornalisti che lavorano con media stranieri indipendenti sono stati vessati dalla polizia e dai servizi di sicurezza nazionale ( Rapporto Amnesty 2009 ). Hu- man Right Watch , nell’aggiorna- FEBBRAIO 2011 MC 11 MC ARTICOLI # Falconieri del Turkmenistan nei loro costumi tradizionali.

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