Missioni Consolata - Ottobre 1996

Sotto: Ernesto Samper, presidente della Colombia. A destra: Alberto Zalamea, ambasciatore della Colombia in Ital ia, intervistato da Missioni Consolata. si aggrappava anche a simili perso- naggi per avere case, stadi, ecc. E costoro apparivano come dei Robin Hood, difensori dei miseri. Poi la situazione è cambiata molto: questi presunti Robin Hood sono diventati dei terroristi, hanno cominciato ad ammazzare gente innocente. Ed è scattata la lotta nazionale contro il narcotraffico. A diHerenza di Perù e Bolivia, quest'anno la Colombia non ha ricevuto la certificazione degli Stati Uniti di combattere a suffi- cienza contro il narcotraffico. Inoltre gli Stati Uniti hanno negato a Samper il permesso di entrare nel paese. Che dire? E una ingiustizia dal punto di vista politico e un fatto strano da quello diplomatico, perché la Colombia è sempre stata un paese amico degli Stati Uniti. Il problema non è nostro, ma loro: sono gli sta- tunitensi i più grandi acquirenti di droga al mondo e non si vede, in territorio americano, una chiara politica contro i consumatori di droga. In Colombia, al contrario, è in corso una campagna molto forte e assai rischiosa per il presidente. Ebbene, il mancato riconoscimento da parte degli Stati Uniti della 64 «NON DI SOLA COCA» Missioni Consolata - Ottobre '96 nostra azione contro la droga è un fatto ingiusto: l'hanno detto anche i paesi europei, che non hanno capito la decisione del governo di Clinton. Il 24 agosto fu imposta la < legge dura>> contro 40 mila contadini del Caquetà che contestavano la decisione del governo colombia- no di fumigare o sradicare la coca. Poco dopo, per allentare la tensione, il governo sarebbe stato disponibile a pagare il coca/eros l'equivalente di quanto guadagnano con la coca, se col- tivassero altri prodotti. La «legge dura» non è mai con- tro qualcuno, bensì per scongiurare la violenza. In questo momento i campesinos, che si vedono fumigati i campi di coca, vivono una situa- zione difficile: non hanno cibo né per oggi né per domani. Allora bisogna trovare una soluzione reali- stica del problema; ed è quanto il governo sta cercando di fare. Per fortuna, durante quella manifesta- zione non c'è stato nulla di grave. Il giornale El Espectodor, in ago- sto, ha parlato di quattro morti e numerosi feriti. È impossibile controllare com- pletamente una sollevazione di massa, con gente che, in tante cose, ha ragione. Il compito del governo è di far sì che tale ragione sia ragio- nevolmente esposta e si trovi una soluzione. La soluzione potrebbe essere quella del piano governativo <<Piante»? Il piano comporta nuove coltiva- zioni, in alternativa alla coca. Naturalmente questo non è facile e, soprattu,tto, non è questione di un giorno. E un piano che ha una lunga scadenza. E con scarsi risultati finora. Il piano «Piante» non ha neanche un anno vita. Il progetto deve essere accolto con simpatia non solo dallo stato, ma anche dalle Organizzazioni non governative, le quali possono fare molto. In Colombia ci sono circa 40 mila ettari di coca, 20 mila di papa- vero e 3 mila di marihuana. Perché così poca marihuana quando, 15 anni fa, eravamo i primi produttori mondiali? Perché oggi la marihuana (una migliore qualità della nostra) si coltiva anche negli Stati Uniti; così gli Usa ci stanno risolvendo il problema. Speriamo che avvenga lo· stesso per la coca.

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