Missioni Consolata - Dicembre 2022

26 dicembre 2022 MC zione tra il 6 e il 9%. Male, ma non malissimo. La Russia può aggirare parte delle sanzioni avvalendosi delle sue relazioni con i paesi che non vi hanno aderito (Cina, Iran, Pakistan, Kazakhstan, Armenia, Serbia, Turchia). PRODOTTI E RICAMBI Sugli scaffali dei supermercati mancano i prodotti stranieri di cui i russi si rifornivano con piacere e abbondanza. Non c’è più il whiskey, le birre ceche e irlandesi, i vini francesi, la pasta italiana, i formaggi. Mancano anche gli abiti firmati e, cosa ben più impattante, i pezzi di ricambio delle auto. Ma questi sono gli effetti secondari delle sanzioni, quelli che meno interessano ai paesi che le hanno imposte. Già, perché, a parte i proclami propagandistici e trionfanti lanciati dai media italiani (quelli europei sono sempre stati meno «ottimisti»), l’embargo non è tanto diretto a colpire l’economia «spicciola» della Russia. Nessuno si era illuso che gli oligarchi subissero danni così ingenti da convincere, con le buone o con le cattive, Putin a fermare la sua pazza impresa in Ucraina. Del resto, la stragrande maggioranza della popolazione vive di sussistenza, dei prodotti del loro lavoro nei campi, di pastorizia, di servizi. È un popolo, quello * RUSSIA russo, abituato alle privazioni, alla durezza della vita che la stessa geografia del territorio aggrava. E Putin lo sa bene, visto che proprio da questa fetta di popolazione riceve la più assoluta abnegazione e fedeltà. Le sanzioni sono invece dirette a danneggiare la produzione bellica. E su questo hanno fatto centro. L’arresto dell’avanzata russa e, anzi, l’arretramento delle proprie forze dai territori già conquistati, è in gran parte dovuto a una mancanza di ricambi che hanno costretto l’esercito a cannibalizzare i propri mezzi. Carri armati, camion, velivoli, artiglieria che necessitano di riparazioni devono ottenere i pezzi necessari da altri mezzi funzionanti che, arrivati in Ucraina per essere utilizzati sul campo, ora fungono da magazzino di ricambi. Le industrie militari, prive di scorte, lavorano a singhiozzo utilizzando materiali scadenti. La Cina, a cui Putin guardava sperando fungesse da arsenale militare, a parte le dichiarazioni formali in appoggio a Mosca, non ha mai trasformato le parole in fatti. Xi Jinping sa di non aver bisogno di Putin e, anzi, di lui proprio non si fida, continuando la consuetudine di amore-odio iniziata sin dai tempi di Mao e Stalin. LA MINACCIA NUCLEARE Più volte è stato detto che un Putin messo alle strette è molto più pericoloso di un Putin libero di agire, anche impunemente, nel campo d’azione che storicamente è legato alla vecchia Rus’ (l’entità politica sviluppatasi nel X-XI secolo e da cui sono nati Ucraina, Bielorussia e Russia, ndr). Molti temono che il leader del Cremlino, vistosi braccato e senza via d’uscita, non esisterebbe a lanciare l’ultimo suo messaggio al mondo: una testata nucleare. Ma nell’universo politico non tutto è lineare: vi sono richieste che vengono espresse in forma fittizia, così come vi sono azioni già da tempo decise (come, ad esempio, l’invasione dell’Ucraina), che vengono celate da frasi concilianti fino a pochi minuti dalla loro attuazione. Sono in molti, quindi, a credere che sotto le minacce nucleari vi sia invece una disperata ricerca di dialogo da parte del governo russo che permetta di raggiungere un accordo (o un armistizio) che possa salvare la faccia a Mosca. Putin sa molto bene che le sue armi sono tecnologicamente © AFP © Vadim Danilov - Unsplash © Vadim Danilov - Unsplash

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