Missioni Consolata - Luglio 2022

UN’ALTRA DIFESA POSSIBILE Nonostante i suoi limiti, la legge 772 rappresenta comunque una cesura: il servizio civile entra nella storia dell’Italia repubblicana, veicolando un’altra idea di difesa della patria: quella non armata. È una conquista ottenuta da un piccolo gruppo: fino al 1972, infatti, gli obiettori sono stati appena 708, dei quali 622 testimoni di Geova. In un primo momento, l’inerzia del Parlamento che tarda ad approvare un regolamento attuativo del servizio civile permette che questo sia realizzato, in autogestione, dalla neonata Lega degli obiettori di coscienza e da alcune associazioni. Con la definitiva istituzionalizzazione del servizio civile nel 1977, il ruolo degli enti emerge con maggiore amla maggioranza ad acconsentire al varo della legge. Per obiettori e movimenti il successo, però, è amaro. Azione nonviolenta titola «Votata la legge truffa sull’obiezione di coscienza». Il provvedimento, infatti, manifesta le tracce di una certa diffidenza: il servizio civile dura otto mesi in più rispetto al servizio militare, l’obiettore rimane sottoposto al ministero della Difesa e alla giustizia militare, non sono riconosciute le motivazioni politiche, ma solo quelle religiose o filosofiche. Soprattutto, la domanda per il servizio civile è sottoposta al vaglio di una commissione. Di fatto continueranno ad andare in carcere quegli obiettori che contesteranno l’impostazione della legge rifiutando il servizio civile o autoriducendolo, e gli obiettori non riconosciuti dalla commissione. piezza: entrano in campo organizzazioni come Caritas e Arci. L’obiezione di coscienza acquisisce allora quella dimensione di massa tanto attesa. Al tempo stesso, però, si riscopre diversa, legata più a una matrice solidaristica che ai principi di antimilitarismo e nonviolenza. Nonostante le sue palesi contraddizioni, la legge 772 rimane in vigore fino al 1998, quando una nuova legge riconosce l’obiezione come un diritto. La parificazione etica e temporale del servizio civile è ottenuta grazie alla protesta degli autoriduttori che suscita una sentenza della Corte costituzionale. Infine, nel 2001, il servizio civile diventa volontario. Una volta esauritasi la spinta dell’obbligo militare, questa storia è forse diventata improvvisamente lontana. Sembra tuttavia tornare, a parlarci, di fronte all’immane dramma che sta funestando l’Ucraina, provocato dalla guerra offensiva di Putin. Ripropone infatti alcuni interrogativi che hanno travagliato la coscienza di quei giovani che desideravano bandire la guerra dall’umanità: la possibilità di una guerra giusta nell’era degli armamenti atomici, il rapporto tra autorità e coscienza, la possibilità di una difesa nonviolenta della patria. Marco Labbate* * È dottore di ricerca in Storia dei partiti e dei movimenti politici e assegnista di storia contemporanea presso l’Università Carlo Bo di Urbino. Collabora con il Centro studi Sereno Regis di Torino. 31 luglio 2022 MC © archivio Centro Studi Sereno Regis A MC Sopra: per ricordare il cinquantenario del riconoscimento dell’obiezione di coscienza in Italia, il Centro studi Sereno Regis di Torino ha realizzato il progetto «Signornò!», valorizzando i suoi fondi archivistici per l’indagine sulla storia dell’obiezione di coscienza (archivio.serenoregis.org). | La foto di inizio anni ‘70 che immortala una manifestazione antimilitarista in via Garibaldi (a Torino) è un esempio dei materiali consultabili. | Copertina dell’ultimo libro di Marco Labbate, autore di questo articolo, Un’altra patria. L’obiezione di coscienza nell’Italia repubblicana, Pacini Editore, Pisa 2020. Sotto: un’immagine dell’edizione straordinaria della marcia della pace Perugia-Assisi tenutasi il 24 aprile scorso e il manifesto che ha suscitato critiche perché sospettato di mettere sullo stesso piano aggrediti e aggressori, come se la paura provata dalle vittime possa dire qualcosa di diverso dal semplice ripudio della guerra, di qualunque specie di guerra si tratti. * *

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