Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2022

GIOVANI E ADULTI DAVANTI ALLA QUESTIONE CLIMATICA Quanto dista Milano da Glasgow? A Milano, Youth4Climate aveva raccolto le proposte dei giovani per Glasgow. L’accordo della Cop26 è rimasto molto lontano da quelle richieste. La distanza maggiore sembra però essere un’altra: quella fra dentro e fuori, fra adulti nelle stanze dei negoziati e giovani che manifestano per le strade. di CHIARA GIOVETTI Abbandono dei combustibili fossili entro il 2030, maggior peso dei giovani nei processi decisionali e più risorse per garantirlo, introduzione dell’educazione ambientale nelle scuole, solida regolamentazione delle emissioni di carbonio e trasparenza nei finanziamenti per gli interventi che affrontano i cambiamenti climatici. Sono queste alcune delle richieste emerse dal Youth4Climate: driving ambition («Giovani per il clima: guidare l’ambizione»), l’evento ufficiale che si è svolto a Milano dal 28 al 30 di settembre dello scorso anno e che ha coinvolto circa 400 giovani di età compresa fra i 18 e i 29 anni provenienti da 197 paesi. A rappresentare l’Italia all’evento di Milano sono stati Federica Gasbarro, 26 anni, laureata in scienze biologiche, attivista ed ex portavoce romana dei Fridays for future e ora scrittrice e divulgatrice, e Daniele Guadagnolo, 28 anni, laureato in economia, cofondatore di una Ong italiana attiva nei settori della sostenibilità e della lotta al cambiamento climatico e oggi responsabile del marketing in un’azienda di servizi finanziari. Il forum, insieme all’incontro preparatorio pre Cop, era uno dei due eventi ospitati dall’Italia, che organizzava la Cop26 insieme al Regno Unito. Il 25 ottobre è stato poi pubblicato il Youth4Climate manifesto, un documento più esteso ed elaborato che fornisce tutti i dettagli sulle idee e le proposte emerse a Milano. Nel manifesto, i giovani chiedono, ad esempio, di fissare al 2030 il limite per il raggiungimento della neutralità carbonica, cioè il saldo a zero (zero-net emissions) fra i gas serra che vengono emessi nell’atmosfera e quelli che vengono rimossi. Propongono poi un innalzamento dell’attuale (troppo basso) prezzo del carbonio - cioè il prezzo da pagare per emettere una tonnellata di gas serra - in linea con l’accordo di Parigi, che prevedeva un costo fra i 40 e gli 80 dollari a tonnellata entro il 2020 e fra i 50 e i 100 entro il 2030. Fanno un appello per l’immediata rimozione dell’industria dei combustibili fossili, dei suoi lobbisti e degli altri suoi strumenti di influenza dai negoziati in sede Cop e Unfccc (Convenzione quadro Onu sui cambiamenti climatici), ed esigono l’urgente messa in atto di misure per «fermare le perdite e i danni», cioè bloccare la distruzione di interi ambienti naturali, infrastrutture e vite umane causata dal cambiamento climatico: distruzione che è già in atto, ad esempio nei piccoli paesi insulari come Tuvalu, Barbados e Maldive. Il confronto tra le diverse anime I partecipanti a Youth4Climate erano stati selezionati dai rispettivi governi - nel caso dell’Italia, attraverso il Ministero per la transizione ecologica (Mite) guidato dal ministro Roberto Cingolani - fra i giovani che erano già attivi in un gruppo, associazione o impresa, e che avevano inviato la propria candidatura attraverso gli appositi canali istituzionali. Proprio su questo aspetto si è concentrata una delle numerose critiche che l’attivista svedese e fondatrice del movimento Fridays for future Greta Thunberg ha avanzato nel discorso pronunciato proprio allo Youth4Climate: «[I nostri leader] invitano a convegni come questo una rosa di giovani scelti ad arte, così da dare l’impressione che ci ascoltano. Ma non ascoltano». In una diretta Facebook sulla pagina Ci sarà un bel clima, un progetto parallelo dell’associazione CrowdForest, la dialettica fra varie anime del movimento giovanile per il clima emerge in modo abbastanza rappresentativo. Youth4Climate, spiegava la moderatrice dell’incontro Clara Pogliani, dovrebbe diventare la rapssier 40 gennaio-febbraio 2022

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