Missioni Consolata - Novembre 2021

spondeva meglio al nostro carisma; ed egli, ri- dendo, disse: “Questa vostra opzione vi fa onore perché Carapita è la parrocchia più difficile e chi va a Carapita certamente non sta cercando di fare carriera ecclesiastica”». I missionari si sentono motivati dalle opzioni della Chiesa latinoamericana che a Puebla (1979) ha chiesto alle chiese locali di dare priorità nel- l’evangelizzazione, tra le altre, alle grandi perife- rie urbane che «vivono in una situazione di fede precaria, esposti all’influsso delle sette e di ideo- logie che non rispettano la loro identità, confon- dendo e provocando divisioni» (Puebla 366). La priorità del resto è ribadita anche dal X Capi- tolo Generale dell’Istituto Imc tenutosi nel 1999, il quale, nel contesto del mondo attuale, vede realizzato l’essere missionari ad gentes anche nell’opzione per «le povertà urbane» nelle quali si trovano «i nuovi poveri, emarginati in tutto» (X CG 47). Missionari delle periferie Il 5 settembre 2000 i Missionari della Consolata assumono la responsabilità pastorale della par- rocchia di Carapita durante una celebrazione eu- caristica presieduta da mons. Saúl Figueroa, vescovo ausiliare di Caracas. Lo accompagnano padre Manolo Collado, superiore delegato, padre Carlos José Osorio, nominato amministratore parrocchiale, i seminaristi Imc di filosofia e i fe- deli della parrocchia. È un passo fondamentale che, dopo l’apertura agli indigeni e agli afrodiscendenti, caratterizza l’opera dei missionari in Venezuela come rivolta anche alle «grandi periferie esistenziali del mondo», espressione che si udirà in tutta la Chiesa, solo nel 2013, quando il cardinale di Buenos Aires, Mario Bergoglio, diverrà papa Francesco. Sergio Frassetto tarata [una delle cappelle della parrocchia di El Ujano, nella città di Barquisimeto, nella quale i Missionari della Consolata lavoravano già dagli anni Ottanta] e di Carapita, comunità molto ete- rogenee e con gruppi umani di immigrati che hanno perso le loro radici culturali e che devono lottare per sopravvivere in una realtà a loro ostile», scriveranno i missionari negli atti della Conferenza della Delegazione Venezuela Imc ce- lebrata a settembre del 2000. Lo stesso arcivescovo di Caracas Antonio Ignacio Velasco García, rimane sorpreso della disponibi- lità espressa dai missionari. «Ricordo che quando sono andato a parlare con l’arcivescovo di Cara- cas circa la possibilità di assumerci un impegno pastorale nella capitale, egli ci proponeva altre opzioni - scrive padre Agustin Barboza, superiore delegato nel 2000 -, ma noi abbiamo insistito per Carapita perché sentivamo che questa ri- novembre 2021 47 Qui a destra: la chiesa parrocchiale di Carapita sorge, umile e povera in mezzo al barrio. Qui sopra: la propaganda governativa celebra «le gesta» del duo Chávez Maduro. Qui sotto: la strada ripida che introduce al cuore del barrio di Carapita. Periferie urbane

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