Missioni Consolata - Novembre 2015

28 MC NOVEMBRE 2015 in prigione, catturato per strada da milizie armate. Non so dire se fossero poliziotti, militari o bande criminali. In carcere ho sofferto per le violenze e i maltrattamenti. C’è razzismo contro gli Africani neri. Soffrono tanto in Libia. Non sono considerati come esseri umani». Khalifa, 25 anni, è un musulmano di Gao, in Mali. È arrivato in Sicilia con Jean Baptiste, in aprile. «Ho lasciato il Mali nel 2010 e sono arrivato in Algeria, dove ho vissuto fino al 2012, quando ho raggiunto la Libia e sono riuscito a trovare un lavoro. Ero con mio fratello. Stavamo bene, lavoravamo per un da- tore di lavoro libico onesto. Purtroppo è stato uc- ciso da un gruppo armato e io ho dovuto cercare un altro lavoro. Così sono cominciati i miei problemi: il nuovo capo non mi pagava e quando ho iniziato a lamentarmi, mi ha consegnato a una banda di cri- minali, dei trafficanti, che mi hanno sfruttato. Sono finito in prigione, dove ero picchiato tutti i giorni. I carcerieri ci dicevano: “Non ci sono abbastanza ci- miteri in Libia: vi faremo morire in mare”. Ci hanno costretti a imbarcarci su un peschereccio sganghe- rato, che è affondato con 800 persone a bordo. Sol- tanto in 28 siamo riusciti a sopravvivere. Mio fra- tello e tutti i miei amici sono morti annegati nel Me- diterraneo». A questo punto, Khalifa interrompe la sua storia e scoppia in lacrime. Le storie dei rifugiati sono simili tra loro: lunghi percorsi nel deserto, per arrivare in Libia o a lavo- rare o allo scopo di imbarcarsi per l’Europa, mal- trattamenti, sfruttamento, violenze, tratta. Sono così somiglianti che sorge persino il dubbio che chi le racconta abbia mandato a memoria un copione per convincere chi li accoglie in Italia a occuparsi di loro e avviare la richiesta di asilo. Chiediamo dunque agli psicologi, assistenti sociali e legali presenti nel centro di confermarci le storie ascoltate, e anche loro ci parlano di violenze, razzi- smo, stupri, mancanza di cibo e acqua, forme di la- voro schiavo e imbarchi forzati. «Sono tre anni e mezzo - ci racconta un’assistente sociale - che ascoltiamo storie terribili. Anche di lavoratori che prima stavano bene e che successivamente si sono trovati ai “lavori forzati” per un periodo e poi sono stati mandati via. Vengono sfruttati per mesi e quando non servono più li mettono in mare, verso l’Europa. È un esercizio di strapotere su migranti indifesi. Alcuni vengono liberati dal carcere per la- vorare gratis. Dalla caduta del regime libico è ini- ziato questo caos. Detto in altre parole: Gheddafi dava garanzie nel Mediterraneo». Dai barconi alla cronaca nera Il Cara ha acquisito notorietà non solo perché è il più grande centro per richiedenti asilo d’Europa, ma anche per fatti di cronaca che hanno provocato orrore: a fine agosto, a Catania, sono stati trovati i cadaveri di due anziani. Poche ore dopo è stato ar- restato un giovane della Costa d’Avorio, fuggito dal centro di accoglienza di Mineo. «“Il Cara di Mineo crea problemi che noi dobbiamo gestire con poco personale, facendo fronte all’emergenza”, ha com- mentato il procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera, che coordina l’indagine sul duplice omici- dio. “È stato un delitto efferato - ha aggiunto - ma- cabro, con una scena del delitto incredibile. [....]”. L’indagine però è tutt’altro che chiusa: l’ipotesi de- gli inquirenti è che l’ivoriano non abbia agito da solo ma abbia avuto dei complici, altri extracomu- nitari che la polizia di Stato sta cercando di indivi- duare» ( Il Fatto Quotidiano, 30 agosto ). Ancora cronaca giudiziaria legata a rifugiati accolti e poi fuggiti dal Cara: a settembre, a Worms, in Germania, viene arrestato un eritreo, Mulubrahan Gurum, che gestisce i soldi del lucroso traffico umano tra la Libia e l’Europa. Con questo arresto, finalmente anche i media mainstream iniziano a parlare in modo esplicito di tratta di esseri umani, A destra : un soldato libico di un centro di sicurezza situato a ovest di Tripoli controlla i migranti sopravvissuti al- l’affondamento del loro battello (28 agosto 2015). Pagina seguente : sfilata di truppe di Khal ī fa Belq ā sim Ḥ aftar, ministro della difesa nel governo libico di Tobruk (14 agosto 2015).

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