Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2015

DOSSIER MC SONO ANCH’IO ITALIA Olivia «Da grande farò la scien- ziata. Sì, voglio studiare la Terra, la luce, l’acqua. Voglio analizzare le particelle che compongono una bolla di sapone, voglio contare le linee di sim- metria di un fiocco di neve e ammirarne ogni volta la perfezione». Questi pensieri mi hanno tenuto compagnia du- rante il volo Belfast-Torino, lo scorso agosto. Guardavo giù: il lago Neagh si allontanava e i sof- fici monti Mourne sembravano ormai tane di le- pri. Quando poi anche il Foyle si è mostrato in tutta la sua interezza, ho capito che l’Irlanda era ormai lontana e il sogno Italia più vicino. «It’s a miracle!» 1 . Un anno intero. Trecentosessantacin- que giorni e forse qualcosa in più. Incognite, quante incognite. L’idea di dedicare un anno della mia vita all’Italia mi è venuta due anni fa, nel giorno del mio ventiquattresimo compleanno. Sul cartoncino di auguri di Sean c’era scritto «Fly over the moon, Olivia!». Vola oltre la luna. Mi spiegò che nella vita aveva imparato ad allargare i confini, a dilatare spazio e tempo e a rimpicciolire le paure. Ma non aveva mai voluto cancellare i suoi sogni. Sean aveva vissuto i Trou- bles 2 , e i Troubles avevano fatto di lui un uomo. Dall’alto le nuvole mi ricordavano la panna mon- tata e l’aereo diventava un cucchiaino d’argento che si tuffava e si riempiva ingordo. È iniziata così la mia avventura italiana, con ingordigia, sulla scia di quell’aereo. Ed eccomi qui: ragazza alla pari presso la casa di un’ostetrica, madre di due gemelli. Non appena acclimatata con le mie nuove mansioni di cuoca- baby-sitter-donna di servizio, ho cercato una scuola che potessi frequentare per imparare l’ita- liano. Ora, seduta su questa sedia ballerina, mi ac- carezzo un ricciolo guardandomi intorno: questa classe è troppo piccola per ospitare tutto questo mondo. Si sentono accenti africani, sapori arabi, profumi orientali; si respira quella tipica compli- cità di chi condivide uno spazio neutro, nuovo, tutto da gustare. Mi sento piccola tra queste donne, io che ho potuto scegliere di venire qua. Il cucchiaio d’ar- gento sprofonda sempre di più nell’universo di panna montata, nel punto in cui diventa densa, nel punto in cui sente di dover tollerare un peso, prima di ri- emergere carico. Nel banco ac- canto al mio è seduta Malaika, una giovanissima capoverdiana, incinta all’ottavo mese. Chissà, magari anche in Africa chi scorge il primo dentino del neonato deve comprargli un paio di scarpette. AGOSTO-SETTEMBRE 2015 MC 39 FEDERICA RAMELLA BON [ITALIA] (*) In collaborazione con le alunne del CTP di Cuneo SPAZIO ARCOBALENO VIAGGIO INTROSPETTIVO TRA PICCOLI MIRACOLI I l mio registro è colorato, parla lingue sconosciute, racconta storie lontane e vicine, di vite nuove, spezzate, appena nate. Il mio registro canta con voce potente, con melodie roche, con tristi nenie. Il mio registro sono loro, donne, madri, figlie, nonne. Vite intrecciate, vite rallentate, vite accelerate, vite esagerate. Vite di donne in cammino. © Niccolò Sartori

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