Missioni Consolata - Luglio 2015

Le basi bibliche di una ecologia cristiana sono perciò sufficiente- mente solide. La Scrittura af- ferma che Dio ha creato tutto con sapienza e che provvede alle creature che egli ama. Invita per questo a meravigliarsi della crea- zione e a lodare il creatore. Nel Nuovo Testamento Gesù trae so- vente ispirazione per le sue para- bole dalla natura e lo fa in modo poetico: «Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre» (Mt 6,26). Paolo a sua volta scrive un inno cosmico, nel quale con- fessa che attraverso Cristo e per Cristo tutto è stato creato e tutto è conservato in lui (Col 1, 15-20). Ecco perché Gesù chiede di pro- teggere la creazione. Non man- cano quindi passi biblici sia del- l’Antico che del Nuovo Testa- mento che possano alimentare una ricca teologia del creato. Ciò che manca è una pastorale ecolo- gica semplice e accessibile a tutti, a tutti i fedeli di ogni Chiesa e di ogni comunità. L’ enciclica di papa France- sco affronta proprio questo tema, quello pa- storale. Il senso biblico di «pastorale» è la custodia del gregge. Ce lo suggerisce il salmo 23: «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla, su pascoli er- bosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce». Tutto il salmo è impregnato di amore di Dio per il creato e il gregge che lo abita. Egli è il pastore che si preoccupa delle sue pecore. Questo spiega perché molte con- ferenze episcopali fino agli ultimi pontefici, Giovanni Paolo II, Bene- detto XVI e papa Francesco, siano intervenute sull’urgenza di una ecologia cristiana. Alcune chiese particolari già lo hanno fatto, ri- servando tre o più domeniche al- l’anno al tema della creazione; al- tre propongono degli incontri sulla custodia del creato e sull’e- cologia; altre infine sono attente alla manutenzione ecologica degli stabili che compongono la par- rocchia od organizzano marce per il clima e la protezione della na- tura. O ancora propongono se- rate di preghiera in occasione di particolari disastri naturali. La Chiesa canadese, per esempio, promuove con tutte le confes- sioni cristiane un programma dal titolo «La Chiesa verde». Ne ha parlato recentemente un teologo ambientalista canadese, Norman Lévesque, sul numero di “Conci- lium” di marzo-aprile 2015 (pp. 165-172), in un articolo dal titolo provocatorio: «Farla finita con l’e- cologia… oppure costruire delle “chiese verdi”?». Norman Léve- sque è autore tra l’altro di «Una Guida pastorale ecologica per passare all’azione», edita a To- ronto nel 2014. Dalle esperienze di piccole comunità, da quella ca- nadese in particolare, possiamo perciò partire per leggere e medi- tare l’ultima enciclica di papa Francesco sulla custodia e la con- servazione del creato. N on si può più ignorare in- fatti una teologia ecolo- gica della creazione. Bi- sogna anzi ringraziare i movimenti degli ecologisti, con i loro eccessi, che hanno avuto il coraggio e il merito di ricordarci, anche se talvolta un po’ brutal- mente, l’esistenza della teologia del creato e della necessità di cu- stodirlo. L’ecologia e gli ecologisti hanno certamente avuto una fun- zione critica provvidenziale per la teologia e i problemi ecologici del nostro tempo. Essi ci hanno per- messo di rivedere il nostro posto all’interno della creazione, la no- stra relazione con tutti gli esseri viventi e le altre creature, e di avere al tempo stesso una visione nuova e più ampia della stessa re- denzione. Alcuni teologi sono giunti a dire che la creazione non esiste per l’uomo, ma per la glo- ria di Dio. Noi allora, come ha detto papa Francesco, «siamo i custodi di questa creazione». Giampietro Casiraghi MC ARTICOLI • Chiesa | Papa | Ambiente | Ecologia • LUGLIO 2015 MC 69

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=