Missioni Consolata - Luglio 2015

miei suoceri, abbonati. È solo la prima parte e non vedo l’ora di poterne leg- gere la continuazione. Mi è sembrato di essere un suo compagno di viaggio e di scoprire il paese co- me solo un viaggiatore (forse anche un po’ vian- dante) può osservare. Grazie, è riuscito ad inte- ressarmi e ad incuriosir- mi! Complimenti Antonio Testa 16/05/2015 BELLO PERCHÉ VARIO Il mondo è bello perché è vario. Io per esempio ri- guardo al bollettino dedi- cato al fondatore dell’or- dine, la penso molto di- versamente da chi lo definisce «inutile» e «troppo acriticamente a- giografico» (cfr. MC n. 5/2015 p.5). A costo di apparire retorico, dico che gli allegati sull’Alla- mano sono come tanti piccoli gioielli e il giorno in cui la loro pubblicazio- ne verrà sospesa sarà un giorno molto triste. Gli articoli del bollettino mi hanno insegnato sempre tante cose, a cominciare dall’umiltà e dalla pas- sione per l’evangelizza- zione, aprire il bollettino è come immergersi in un tempo diverso, in una To- rino diversa, in un’Italia diversa, in un mondo di- verso. Ed è un’immersione tutt’altro che banale; di- rei invece che ha un be- nefico effetto «ridimen- sionante» e ristoratore. Distinti saluti Domenico Di Roberto 19/05/2015 LEGGI CRIMINOGENE Visto che il giudice Ca- selli ha citato la Nota Pa- storale Cei del 04/10/91 (cfr. MC n. 4/2015 p.32), vorrei citarla anch’io: «Se si pensa infine» - di- cono i vescovi italiani alla 6 MC LUGLIO 2015 redazione@rivistamissioniconsolata.it mcredazioneweb@gmail.com una mano è sempre ben- venuta. Se altri cappellani hanno la stessa esigenza, si facciano vivi. «Là c’è la Provvidenza». Occorre crederci. LITURGIA, VANGELI E STORIA Al sig. Giuseppe Corti che scrive su «Franchez- za sulla Chiesa» (MC n. 5/2015 pp. 5-6) con acco- rati accenti e criticità, vorrei dare una mia sen- sazione più che una ri- sposta (N.b.: sottotitoli redazionali, ndr ). Questione antica La questione della Litur- gia è antica quanto la stessa comunità cristia- na ed è sempre stata in «movimento» perché tocca inevitabilmente l’antropologia e la psico- logia umana che, come tutti possono constatare, si rimodulano in modo diverso in tempi diversi. In altre parole, nella Li- turgia «la persona uma- na» è coinvolta con at- teggiamenti, parole e ge- sti, e di conseguenza ciò comporta un innesto nei tempi della storia, nella cultura dei diversi paesi, nella psicologia delle singole persone. Tutto ciò nella storia ha pro- dotto progressi logici, ma anche conflitti terribili e guerre di religione a non finire. Il principio È vero che nel Vangelo non si trovano disposi- zioni liturgiche e rituali preconfezionati e che an- che per l’Eucaristia si trovano ben tre formule diverse delle parole di Gesù sul pane e sul vino. Non bisogna scandaliz- zarsi, ma nemmeno tira- re conclusioni indebite, perché il Vangelo non è un ricettario o un dizio- nario alfabetico dove si trova «tutto». Il Vangelo è «il Principio» che fa sprigionare l’oriz- zonte, che, nella dinami- fine del paragrafo 9, si- gnificativamente intitola- to Meno leggi più legge - «alla stretta connessione che intercorre tra mora- lità e legalità, non si può non attribuire anche ad alcune leggi civili, come ad esempio quelle sul di- vorzio e sull’aborto, la responsabilità di alimen- tare una cultura indivi- dualistica e libertaria; anzi, queste stesse leggi permettono la trasgres- sione morale, abbassano e deformano il senso della legalità. In realtà è del tutto impossibile to- gliere la valenza educati- va, o positiva o negativa, della legge...». È solo per dire al giudice Caselli che la lotta con- tro la corruzione va con- dotta non solo con il so- stegno ai tutori della leg- ge, ma anche attraverso l’impegno per l’abolizio- ne di alcune leggi «cri- minogene» (questo ag- gettivo non l’ho inventato io; il giudice Caselli sa che anche tra i suoi col- leghi c’è chi sta condu- cendo una battaglia mol- to decisa contro la crimi- nalità legalizzata...). Chiaramente i giudici che, invece di contestare le leggi criminogene, le applicano come se fos- sero buone leggi, diven- tano alleati del crimine. Anche i tribunali possono essere covi di malfattori: come definire diversa- mente il tribunale di Sa- vannakhet, in Laos, che ha assimilato la preghie- ra per i malati ad «abuso della professione medi- ca» (cfr. MC n. 4/2015 p.9)? Come definire di- versamente i tribunali pakistani, che condanna- no a pene pazzesche i cristiani in base alla leg- ge contro la blasfemia e assolvono i responsabili delle aggressioni e delle lesioni con l’acido, che o- gni anno costano la vista e molto altro a centinaia di donne colpevoli solo di aver detto no a corteg- giatori prepotenti e vio- lenti? Come definire legale e morale il comportamen- to della grande Germa- nia, che il problema della prostituzione ha creduto di risolverlo legalizzando le case chiuse e lucrando a colpi di tasse sulla de- pravazione sessuale? Come definire legale la linea di quei nostri politi- ci, di destra e di sinistra che, accampando vari pretesti (non ultimo quello del risanamento dei conti pubblici), vor- rebbero imitare proprio la Germania? Distinti saluti Giovanni De Tigris 01/04/2015 MC IN CARCERE Buongiorno, sono don Osvaldo Bonel- lo, cappellano del carce- re di Cuneo. Conosco la vostra rivista, ricca e varia nelle tema- tiche affrontate, attenta al nostro mondo «globa- le» e sempre più piccolo. In carcere, si sa, sono molti i ragazzi africani o comunque extra europei, anche parecchi di fede cristiana. Il livello cultu- rale nello spazio carce- rario è basso e le occa- sioni di crescita pochissi- me. Sarebbe un grande dono poter avere mensil- mente 1/2 copie di MC. Forse entra già in qual- che carcere. Faccio affi- damento sulle vostre possibilità oggettive poi- ché non mi è possibile fare abbonamenti. Mi rendo ben conto delle fa- tiche economiche che certamente dovete af- frontare. In ogni caso vi ringrazio dell’attenzione. Confidando nell’interces- sione del beato Allama- no, vi auguro un fecondo lavoro al servizio del Re- gno. Don Osvaldo 20/04/2015 Per noi è davvero un pia- cere inviare la rivista a don Osvaldo. E più di una copia. Se qualcuno dei no- stri amici condivide l’idea,

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