Missioni Consolata - Luglio 2015

MC ARTICOLI LUGLIO 2015 MC 33 # In alto : monsignor Francisco Lerma nella sua diocesi, fa visita alla scuola di Invinha. # A fianco : pomodori coltivati dai piccoli produttori locali. P ARLA MONSIGNOR L ERMA U NA VOCE DELLA C HIESA M onsignor Francisco Lerma Martínez, por- toghese, è missionario della Consolata. Dal 2010 è vescovo di Gurúè, diocesi nella pro- vincia di Zambézia, il cui territorio rientra in pieno nel programma Prosavana. Il progetto Prosavana che impatto può avere sulla diocesi di Gurúè? «Si tratta di un mega progetto (e non è il primo in Mozambico) pensato fuori dal paese, in questo caso in Giappone con la collaborazione diretta del Brasile. La sua finalità ultima è favorire le ditte di questi paesi che sono quindi beneficiari finali. La popolazione locale senz’altro avrà qualche vantag- gio (forse qualche posto di lavoro), ma nell’insieme l’operazione sarà, come negli altri casi, a favore delle grandi multinazionali. Il Mozambico, infatti, grazie ai megaprogetti del carbone (Tete), del gas naturale, (Inhambane e Cabo Delgado), dell’alluminio (Mozal a Matola) e altri ancora, nel 2014 ha avuto un Pil in crescita del 7,4%: valore tra i più alti dell’Africa. Ma dobbiamo chiederci: la gente vive meglio? Ab- biamo un servizio sanitario migliore? Migliori scuole? Migliori comunicazioni? Nella mia diocesi, Gurúè, nell’Alta Zambézia, nel mese di gennaio ci sono state grandi piogge e forti venti che hanno di- strutto più di tremila case, oltre un centinaio di scuole e 160 cappelle, diversi ponti, causando oltre cento morti. Dopo quattro mesi stiamo ancora sof- frendo le conseguenze di questo dramma. Ma, no- nostante il Pil, il 45% della popolazione continua a vivere in situazioni di povertà, con redditi di un euro al giorno. Allora, ci domandiamo, chi benefi- cerà di questo progetto? Senz’altro chi lo ha pen- sato, ideato e progettato». Nella sua diocesi, come si sta organizzando la società civile per far sentire la propria voce? E quali sono le associazioni più contrarie? Ce ne sono di favorevoli? «Nell’Alta Zambézia siamo fuori delle normali cor- renti di opinioni, senza strutture, senza mezzi di comunicazione, lontani dai centri d’influenza. Noi siamo in periferia, in una zona geografica lontana dalla capitale provinciale, ancora isolati dalle piogge di gennaio. La nostra popolazione ha in grande maggioranza un tasso di analfabetismo molto elevato, non ha accesso ai mezzi di comuni- cazione, giornali, riviste, Tv o altri servizi. Non ab- biamo delle associazioni sindacali o di creazione di opinione pubblica come altrove». La chiesa del Mozambico, e in particolare nella sua diocesi, sta facendo qualcosa, o prendendo posizioni, inmerito a questo progetto governa- tivo? «Durante l’ultima assemblea nazionale di Caritas, con la partecipazione dei vescovi, delegati delle Ca- ritas diocesane, e osservatori della società civile, è stato presentato alla riflessione dei partecipanti il Progetto. Con la Commissione di Giustizia e Pace siamo nella fase di raccolta di dati, di riflessione e di coscientizzazione, come, d’altronde, abbiamo fatto per i mega progetti in altre aree (per esempio il carbone) e stiamo facendo sulla situazione socio- politica-economica attuale». Marco Bello © AfMC / Benedetto Bellesi © AfMC / Marco Bello

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