Missioni Consolata - Luglio 2015

sua costanza. Nel 1908 per un incidente e per un’operazione male eseguita ebbe una gamba rovinata e irrigidita che lo costrinse a zoppicare molto visibilmente e a cercare nel ba- stone un appoggio. Questo non ri- dusse il suo slancio missionario. Dopo 15 anni tra i Kikuyu (1905- 1919), finita la guerra e rientrati i missionari dagli ospedali dei car- riers , fu inviato tra i Meru, nella missione di Egoji, ove spese una decina d’anni imparando la loro lingua e scrivendone la prima grammatica, un libro di preghiere - il Ketabu kea Akristo - e un cate- chismo della dottrina cattolica, ol- tre a lasciare appunti sulla cultura e le usanze di quel popolo. Erano gli anni iniziali della pre- senza cattolica tra quella popola- zione e furono particolarmente duri. Al suo arrivo nel Meru nel 1919 erano già sorte quattro mis- sioni: Imenti ed Egoji nel 1911; Ti- gania ed Eghembe nel 1913. I mis- sionari le chiamavano «trappe», e la loro era veramente una vita da trappisti con tanta preghiera, duro lavoro e scarsi risultati visibili. egoji Quando padre Bellani giunse a Egoji, i cristiani erano 36, quando dieci anni dopo lasciò quella mis- sione, i cristiani erano appena 195, nonostante il grande lavoro compiuto. Ma quei pionieri, con la grazia di Dio, misero le fonda- menta di una cristianità che sa- rebbe «esplosa» alcune decine di anni più tardi, negli anni Cin- quanta. Infatti è interessante ri- cordare che nel 1953 sarà creata la diocesi di Meru che oggi conta 846.000 cattolici (il 31,1% della popolazione), 60 parrocchie, 168 sacerdoti e 398 religiose, dalla quale verranno poi staccate la Diocesi di Embu (1986) con 320.000 cattolici (il 60,5% della popolazione), 16 parrocchie, 55 sacerdoti e 92 religiose e (1995) il vicariato apostolico di Isiolo con 35.000 cattolici. Rientro in italia Nel 1929 padre Angelo dovette la- sciare l’Africa e il suo Istituto e rientrare in diocesi, su ordine di mons. E. Pasetto, il visitatore apo- stolico che in quegli anni difficili fu mandato da Roma a controllare, ridimensionare e riqualificare l’I- stituto, accusato di essere troppo lassista nella formazione dei suoi missionari, «arruolati» in quantità pur di avere personale a suffi- cienza per il numero crescente di missioni. Padre Bellani che tanto aveva lot- tato per essere missionario, per obbedienza aveva dovuto abban- donare quel campo dove aveva tanto lavorato e dove avrebbe vo- luto terminare la sua vita. Non potendo più essere missiona- rio al fronte, volle continuare ad esserlo nelle retrovie. Egli chiese di lavorare ancora per le missioni e fu nominato Direttore dioce- non con una professione religiosa a vita, ma con un contratto giu- rato, ndr ) e il 29 gennaio partì per il Kenya, due anni e mezzo dopo i primi quattro missionari della Consolata e là fu accolto dal supe- riore padre Filippo Perlo. La sua attività missionaria si espli- citò nei settori più diversi: fonda- zione di missioni, attività agricola, formazione dei catechisti. Fu su- periore alla fattoria del Mathari- Nyeri (1905-1909); fondatore e superiore della missione di Gaturi (1910-1911); superiore della mis- sione di Karema (1912-1915); ad- detto al collegio catechisti a Mo- goiri (1915-1918); missionario nel Meru nella missione di Egoji dal 1919 al 1929. Riferì un suo amico bresciano: «Mi disse varie volte che egli si era pre- fisso un triplice ordine di lavori, mostrando idee modernissime in materia di apostolato missionario: la fondazione di cristianità; la for- mazione di catechisti e del clero indigeno che avviava ai centri di educazione; e l’organizzazione di una autonomia economica al ser- vizio della missione». In tutti que- sti tre settori padre Bellani lasciò un segno della sua genialità e della italia - Kenya 26 MC LUGLIO 2015 # Qui a sinistra : foto di padre Bellani che il 21/10/1962 firma la pergamena della prima pietra della casa di Be- dizzole con mons. Giuseppe Almici (allora vescovo ausiliare di Brescia) alla presenza del superiore generale dei missionari della Consolata padre Domenico Fiorina (in cotta bianca). Sotto: padre Bellani con guerrieri del Meru. A destra: padre Angelo già anziano a fine anni Cinquanta. Notare l’inseparabile bastone, suo compa- gno fedele dal 1908 in avanti.

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