Missioni Consolata - Luglio 2015

MC ARTICOLI LUGLIO 2015 MC 23 che combattono contro Damasco. Per quanto il governo turco lo ne- ghi, diverse testimonianze e reso- conti apparsi sulla stampa locale (come il quotidiano Cumhuriyet ) e internazionale, indicano che que- sto aiuto sia rivolto anche ai gruppi jihadisti salafiti come al Nu- sra, Ahrar al-Sham e lo Stato isla- mico (già Isis). La posizione assunta dalla Turchia a Kobane, cantone siriano a mag- gioranza etnica curda e de facto autonoma, è stata a riguardo molto indicativa. Ankara, che non vuole ai propri confini un’altra re- gione autonoma curda come quella irakena, ha evitato di dare appoggio ai miliziani curdi in lotta contro lo Stato islamico, che ha te- nuto sotto assedio la città per ol- tre quattro mesi. Dopo aver assi- stito ai bombardamenti della coa- lizione anti-Isis guidata dagli Stati Uniti e al rifornimento di armi da parte di Washington ai combat- tenti curdi, la Turchia ha permesso in extremis il passaggio dei pesh- merga irakeni dal proprio territo- rio con armi pesanti, destinati a Kobane, che hanno contribuito alla cacciata dei jihadisti dal can- tone curdo (gennaio 2015). Ora, in Yemen, la Turchia ha dichiarato di appoggiare l’operazione militare avviata dall’Arabia Saudita contro i ribelli sciiti, dimostrando ancora una volta che la sua visione in poli- tica estera tendente a sostenere il fronte sunnita non è cambiata. Il sogno di Erdoğan Mentre Erdoğan aspira a trasfor- mare il sistema parlamentare turco in uno presidenziale in cui si prospetta una pericolosa concen- trazione dei poteri legislativo, ese- cutivo e giudiziario nelle proprie mani, le crepe all’interno della so- cietà turca e tra gli stessi alleati dell’Akp tendono ad allargarsi. Con la crescita economica ferma al 3% da un paio di anni, la disoccu- pazione che ha raggiunto il valore più alto degli ultimi 5 anni e l’au- mento esponenziale delle morti sul lavoro; con leggi che accre- scono il potere della polizia e dei servizi segreti, limitando l’indipen- denza della magistratura e la li- bertà di espressione, sembra diffi- cile che ai posteri restino in ere- dità solo i palazzi di marmo di Ak Saray. Fazila Mat* * Nata a Istanbul, F AZILA M AT ha vissuto a lungo tra Roma e Milano. Da diversi anni è corrispondente per la Turchia dell’Os- servatorio sui Balcani e Caucaso. Colla- bora come giornalista con quotidiani ed emittenti italiane e straniere. È coau- trice di #GeziPark , coordinate di una ri- volta (Alegre Editore, 2013) . S CHEDA O BC O SSERVATO - RIO B ALCANI E C AUCASO N ato nel 2000, con sede a Rovereto (Trento), l’«Osservatorio Balcani e Caucaso» (Obc) si occupa dei paesi del Sud-Est europeo e di quelli appartenenti all’area post-sovietica. Segue in totale 26 stati attraverso 50 corrispondenti in loco, che vanno ad aggiungersi a gior- nalisti, ricercatori e studiosi. Nonostante i riconoscimenti ottenuti, in questi mesi l’Osservatorio ha vissuto un momento di crisi dovuto alla riduzione dei finanziamenti pubblici. La redazione di MC ribadisce il proprio sincero ap- prezzamento per l’opera di Obc, auspi- candone un futuro di sviluppo e raffor- zamento. Q uesta è la sesta puntata della colla- borazione tra Obc e MC, dopo quelle su Transnistria (luglio 2014), Moldavia (ottobre 2014), Cecenia (novembre 2014), Bielorussia (dicembre 2014) e Bulgaria (gennaio 2015). I Siti: www.balcanicaucaso.org. www.rivistamissioniconsolata.it © Jodi Hilton / R N attori politici regionali, si è posta come mediatrice nei conflitti del Medioriente (tra Israele e Pale- stina e tra Israele e Siria), arri- vando a diventare un «modello» per diversi paesi nella regione per- ché rappresentava un esempio di unione tra democrazia e Islam be- nedetta da un notevole successo economico. Questo quadro inizia tuttavia a scricchiolare nel 2011, dopo l’ini- zio delle cosiddette «primavere arabe», per poi crollare. Il governo dell’allora premier Erdoğan ab- bandona l’equidistanza per assu- mere una posizione pro-sunnita, sostenendo i gruppi ideologica- mente più vicini alla propria posi- zione come i Fratelli musulmani. L’idea dell’ «Internazionalismo della Fratellanza», promosso dal governo Erdoğan, nelle cui inten- zioni la Turchia dovrebbe assu- mervi il ruolo di leader, subisce va- rie battute d’arresto. I rapporti con Assad, un tempo «fraterni», si deteriorano rapidamente dopo l’i- nizio delle proteste, ma il governo siriano non cade, come invece au- spicava Ankara e, intanto, il presi- dente dell’Egitto ed esponente dei Fratelli Mohammed Morsi, soste- nuto dalla Turchia, viene desti- tuito dall’incarico in seguito a un golpe militare (3 luglio 2013). Profughi e jihadisti Mentre Ankara accoglie circa un milione di profughi siriani, Er- doğan preme nell’arena interna- zionale affinché Assad venga cac- ciato. Nel frattempo fornisce so- stegno logistico e di armi ai gruppi

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