Missioni Consolata - Giugno 2015

GIUGNO 2015 MC 65 La legge e le reazioni Le difficoltà del sultanato negli ultimi dodici mesi, comunque, non sono solo quelle date dal dissenso interno o da quello di carattere diplomatico, ma anche quelle relative alla scarsità di av- vocati in grado di consentire il funzionamento dei tribunali e l’approdo a giudizi equi e legal- mente ineccepibili. Sui 103 avvocati che, a partire dal 2003, si sono qualificati e successivamente registrati per operare nell’ambito della legisla- zione di ispirazione religiosa isla- mica, solo 16 hanno fatto do- manda di operare nei tribunali islamici. A confermarlo qualche tempo fa, il giudice di uno di questi tribunali, Yahya Ibrahim, che ne definisce «insoddisfa- cente» il numero, ancor più con- siderando che, in base all’Ordi- nanza 2013 sul Codice penale della Sharia, agli avvocati viene chiesto di giocare un ruolo im- portante nei dibattimenti a so- stegno di sentenze corrette ed efficaci. Per legge, infatti, gli avvocati specializzati in legge coranica do- vrebbero essere almeno la metà di quelli registrati in ciascun tri- bunale, ha affermato Ibrahim du- rante la cerimonia di consegna dei certificati ufficiali ai 26 avvo- cati che avevano completato la chi siano i destinatari del mes- saggio, i «denigratori», ma in un paese in cui i mezzi di comunica- zione tradizionali sono stretta- mente regolamentati e dove la presenza di internauti è invece tra le più alte in Asia, è probabile che nel mirino ci fossero proprio la grande rete e i suoi strumenti. Infatti proprio su blog e social network cresce la preoccupa- zione verso le nuovo norme. Come riportato in uno dei molti posts : «Fa davvero paura la pos- sibilità di essere lapidati a morte per essere amanti o multati per diversità sessuale oppure essere puniti per un abbigliamento non considerato conforme alla mo- rale». Morale dinastica Se la levata di scudi contro il provvedimento ha mostrato quanto poco esso sia sentito come funzionale alla propria vita dalla popolazione autoctona o immigrata, resta da chiarire quali siamo le vere ragioni dietro l’in- troduzione nella versione più se- vera (almeno sulla carta) del co- dice penale islamico. Dalla va- rietà delle analisi in proposito, emergono tre punti di conver- genza. Il primo è quello dell’ identità na- zionale , strettamente legata a quella della sua monarchia. Il passato ha dimostrato la fragilità del sultanato davanti a potenze straniere. Se tra il XV e il XVII se- colo era stato al centro di un do- minio esteso dal Borneo alle Fi- lippine, ai giapponesi occorse una settimana per conquistarlo durante la Seconda guerra mon- diale. Una fragilità che resta ca- ratteristica del paese anche oggi. Da qui la necessità di rafforzare (primo tra i paesi dell’area con questa radicalità) l’identità na- zionale attraverso l’ideologia di • Sharia | Sultanato | Paradiso fiscale | Petrolio • MC RUBRICHE preparazione in questa partico- lare branca giuridica. Il giudice ha anche suggerito una seria in- dagine sulle ragioni per cui es- sere un avvocato specializzato nella Sharia sembra al momento poco appetibile per i professioni- sti. Nel loro complesso, le nuove pene, indicate dal sultano come una «barriera contro negativi in- flussi esterni», sono state salu- tate con grande scetticismo e, per la prima volta, come già scritto, da una vera e propria on- data di proteste attraverso i so- cial media . Non a caso, recentemente il sul- tano ha parlato della monarchia islamica come di un « firewall (il “muro tagliafuoco” che difende una rete informatica da attacchi esterni, ndr .) contro la globaliz- zazione». Certamente dedita al controllo dei sudditi, tanto che, al primo manifestarsi di voci dis- sidenti riguardo l’introduzione piena della Sharia, ha avvertito, tramite un messaggio conse- gnato ai media ufficiali: «I nostri denigratori non possono conti- nuare con questi insulti. Se ci sono elementi che consenti- ranno di portarli in tribunale, al- lora la prima fase di attuazione del codice penale islamico avrà un’applicazione certa nei loro confronti». Non viene specificato commons.wikimedia.org commons.wikimedia.org commons.wikimedia.org

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