Missioni Consolata - Giugno 2015

frutto della foresta e al carbone si prepara una specie d’inchiostro. Con un bastoncino si tracciano sul corpo e sul viso varie decorazioni che durano alcuni giorni. Ovvia- mente mi sono fatto decorare an- che io. Mi sono piacevolmente ri- trovato a provocare stupore e scandalo tra i Bantu che in buon numero considerano con occhio razzista tutto ciò che è pigmeo. Per i Bantu razzisti vedere un bianco, simbolo di potere, dipinto secondo le usanze pigmee deve essere stato un trauma. La cosa che più mi ha divertito è stata ve- dere i bambini bantu che, dopo qualche giorno, hanno preso a pitturarsi il corpo come me. 04 Aprile 2015 Lasciare Bayenga non è stato semplice, soprattutto quando ho visto il corteo di bambini che è venuto a salutarmi. Non lo è stato nemmeno il viaggio. Quattro ore in moto su quelle «strade», con i bagagli dietro. Dopo un’ora di viaggio stavo già soffrendo terri- bilmente. Ad ogni modo il rientro a «casa» è stato molto bello, ri- trovando tutti che mi aspetta- vano. Quante cose sono cambiate in quasi un mese. A Gajen tutti i bambini che avevo lasciato sono stati dimessi e rimpiazzati da va- rie new entry che ho già incorpo- rato alla banda bassotti. Inoltre Gajen è passato sotto la gestione dell’ospedale di Neisu. Tra qual- che giorno ci sarà un pediatra a lavorare come responsabile. La notizia più bella è che, in questo modo, il centro è gestito dallo stato, così Gajen ha un futuro ga- rantito indipendente dalla pre- senza dei missionari. Ovviamente noi saremo ancora lì a dare una mano, soprattutto nella fase di passaggio. Questi giorni di Pasqua sono pro- prio speciali, vivendoli in un luogo che richiama continuamente al dolore e alla croce, vedendo ogni giorno tante persone crocifisse. È stato particolarmente intenso ce- lebrare la via crucis all’ospedale: ogni stazione era in un padiglione diverso in mezzo a malati e mo- renti. L’ultima nel reparto mater- nità, in mezzo a quelle piccole creature venute al mondo da poco. Lì c’era il senso della croce che si compie nella vita eterna, nella resurrezione. Di croci da portare nella vita ne abbiamo tutti. Non possiamo deciderle, ma possiamo decidere come por- tarle. Se lasciarci schiacciare dal loro peso oppure affrontarle e portarle nel nostro cammino, se stare a testa bassa nella dispera- zione o alzare lo sguardo e incon- trare un cireneo che ci viene in aiuto o qualcuno che ci asciuga il viso. Tommaso degli Angeli (3 - continua) 24 Marzo 2015 Poter entrare in contatto con un mondo che ha conservato qual- cosa di antico è un’esperienza davvero affascinante. Poter assa- porare uno stile di vita in cui ci si «arrangia» è un’occasione pre- ziosa. Riscoprire la caccia, la pe- sca, la costruzione delle case, la raccolta della legna o del miele. Quando dietro un pezzo di carne o un ortaggio riconosci il lavoro e la fatica di più persone, il tempo speso per renderlo disponibile, allora in te nasce una specie di ri- spetto. E oltre a gustartelo meglio ti guardi bene dallo spreco. La vita in mezzo ai Pigmei conti- nua a regalare piacevoli avveni- menti. Oltre ad aver visto come si preparano le frecce, ho parteci- pato alle pitture del corpo, che vengono fatte più che altro per estetica. Grazie al succo di un 58 MC GIUGNO 2015 CONGO RD

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