Missioni Consolata - Giugno 2015

complessi e spesso segnati da tensioni e contrapposizioni politi- che e culturali, le esposizioni in- ternazionali si sono dimostrate luoghi di confronto, spazi di dia- logo sulle questioni della moder- nità e del progresso tecnologico, momenti di aggiornamento sulle tematiche sociali e politiche, oc- casioni di dibattito ecumenico e interreligioso, una reale possibi- lità di promozione e di diffusione del messaggio cri- ITALIA L’autore, mons. Luca Bressan, ha esposto queste riflessioni in: Dio ci invita alla sua tavola. Idee e domande di fede intorno a EXPO 2015 , Emi, collana Pane nostro, Bo- logna 2015, pagine 64. stiano. Un’occasione di primo an- nuncio e di nuova evangelizza- zione, diremmo oggi. C’è da aggiungere che negli ultimi decenni il ruolo delle esposizioni universali si è radicalmente tra- sformato: da luoghi di esibizione delle ultime scoperte e innova- zioni, da luoghi di celebrazione della capacità di conquista e della volontà di dominio dell’uomo sul mondo, le Expo sono state tra- sformate in luoghi di riflessione, di scoperta e di contemplazione della complessità del creato e della sua storia, dando così risalto ai temi del limite e dell’armonia tra le diverse forme di vita, sotto- lineando in particolare la neces- sità dello sviluppo di una convi- venza tra i popoli sempre più profonda e strutturata. La Chiesa ha visto in questo mu- tamento una conferma ulteriore dell’importanza di una sua pre- senza alle Expo. Esserci e pren- dere parte ai dibattiti (sempre più incentrati sulle questioni del fu- turo del pianeta, come abitarlo e custodirlo); saper articolare la propria tradizione di fede con le sfide sociali e culturali del pre- sente; far conoscere i capolavori che la cultura e l’arte cristiana hanno saputo generare: quanti motivi per giustificare una pre- senza non marginale ma capace di portare frutto, di generare in- flussi dentro la più ampia cultura mondiale. Alla tavola di Dio con gli uomini Il tema scelto per Expo 2015 tocca molte corde della rifles- sione cristiana. Il cibo e l’azione del nutrire sono per l’uomo uno spazio di educazione senza para- goni, vista la forza e l’universalità delle dinamiche simboliche atti- vabili. Non c’è cultura che non abbia elaborato riti, simboli, racconti, calendari e regole al riguardo. E non c’è religione che non abbia assunto questa operazione den- tro i propri dispositivi e le proprie regole di vita e di comporta- mento. Gli uomini e le donne, proprio attraverso l’azione del nutrirsi, hanno imparato a cono- scere la loro identità: il proprio corpo, le relazioni tra le persone e con il mondo, il creato, il tempo e la storia, la relazione con Dio. L’esperienza del nutrire può es- sere un’ottima palestra per impa- rare a essere uomini, e a crescere sempre più in maturità. Per noi cristiani il destino del- l’uomo sta in un grande disegno ecologico che al centro ha l’uomo stesso. Un disegno rac- contato attraverso una visione molto significativa per chi era no- made come il popolo della Bib- bia: «Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su que- sto monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati» (Is 25, 6). La storia della nostra fede ci ha insegnato che il gesto del nutrire è diventato ben presto pasto e convivium , per poi trasformarsi in sacrum convivium , momento di comunione in cui non soltanto gli uomini possono osare una rela- zione con Dio, ma addirittura il luogo in cui Dio stesso rivela la sua volontà di relazione e di co- munione con gli uomini. Il destino dei popoli della terra, il destino della terra stessa, è questo grande gesto di comunione vo- luto da Dio, simboleggiato da una tavola che Lui imbandisce per tutti, per ogni uomo e donna, per ogni creatura. Il nostro futuro è di sederci tutti assieme alla tavola imbandita da Dio, realizzando così quel destino © rendering da http //www expoholysee org/ © tl/stefanomariga / TL

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=