Missioni Consolata - Maggio 2015

MAGGIO 2015 amico 75 una nuova rigenerazione non prevista nella tradizione cui Ni- codemo appartiene. Nicodemo esprime la sua perplessità: «Come può avvenire questo?» (Gv 3,9). Di fronte a tale incom- prensione, Gesù commenta iro- nicamente: «Tu sei Maestro in Israele e non sai queste cose?» (Gv 3,10). Qui è in atto un vero e proprio confronto fra la dot- trina antica e la nuova proposta da Gesù. Nicodemo deve fre- quentare la scuola del nuovo Maestro, che non insegna come i Farisei, ma come uno che ha autorità (Mc 1,27). In una parola, deve eleggere Gesù come suo maestro se vuole capire il significato di una radicale rigenerazione per mezzo di acqua e Spirito Santo. È necessario che si stabilisca un legame solido tra discepolo e maestro perché ci sia una sinto- nia spirituale. Questo è il mo- tivo per cui gli apostoli sono chiamati da Gesù a stare con lui in maniera permanente: per ascoltare il suo insegnamento e gradualmente coglierne il signi- ficato profondo (Mc 3,13-19). Tale unione è sottolineata suc- cessivamente nell’insegna- mento sul «pane di vita», che il credente deve mangiare (Gv 6,32-58) e sulla «vite», a cui il credente deve essere innestato (Gv 15,1-10). Nicodemo ha an- cora molta strada da percor- rere prima di decidersi a rivisi- tare la sua cultura e la sua tra- dizione e realizzare una per- fetta sintonia con Gesù. Per il momento Nicodemo torna nella notte da cui era ve- nuto. Un solo incontro con Gesù non è sufficiente per met- tere in discussione la secolare tradizione del suo popolo. Egli era un vero fariseo radicato nelle tradizioni dei Padri, e do- ver cambiare direzione alla sua dottrina per il momento gli ri- esce ostico. Dovrà aspettare una nuova occasione. DI FRONTE AL SINEDRIO Ebbene, tale occasione è of- ferta dai suoi colleghi del Sine- drio in concomitanza con la Fe- sta delle Capanne. Al principio sembra che Gesù non volesse parteciparvi, anzi si nega ai suoi familiari che lo esortano a mo- strarsi al mondo (Gv 7,1-10). In un secondo tempo, egli decide di recarvisi, ma in segreto. Tut- tavia, come sempre, la sua pre- senza non può rimanere nasco- sta, e subito viene notato tra la folla. Il riconoscimento genera tra i presenti reazioni diverse circa la sua opera, la sua iden- tità e le sue origini. Durante queste celebrazioni per ben tre volte il Vangelo riporta che i Giudei intendono o arrestarlo o addirittura ucciderlo (Gv 7,1.25.30.44). I capi del popolo mandano le guardie del Tempio per arrestarlo, ma questi, am- maliati dalla forza della sua pa- rola, si rifiutano di eseguire l’or- dine (Gv 7,46). Sia il popolo sia il Sinedrio sono in subbuglio. Nella riunione del Sinedrio, Ni- codemo prende le difese di Gesù e ricorda ai suoi colleghi che un uomo ha sempre il di- ritto, secondo la legge di Mosè, di essere «ascoltato» (Es 23,1; Dt 1,16; 17,4). Nicodemo que- sta volta non parla a favore di Gesù perché aveva visto i segni operati da lui, ma si muove in suo favore in ragione della pa- rola. Non più i «segni», ma la «parola» diventa il mezzo che gli permetterà di cogliere la vera identità di Gesù e il signifi- cato delle sue azioni. Bisogna, dunque, ascoltare la sua parola. Nicodemo vuole ascoltarlo una seconda volta perché intuisce che Gesù nasconde un’altra identità e che insegna qualcosa di nuovo, che supera la tradi- zione dei Padri. La sua richiesta è soffocata dalle voci dei membri del Sine- drio. È difficile per loro accet- tare che un vero profeta possa venire dalla Galilea (Gv 7,52). Nicodemo è riproiettato dai suoi colleghi all’interno della tradizione e invitato a scrutare le scritture antiche. Egli non si sente ancora pronto a operare un taglio con la dottrina del passato, tuttavia non si perde d’animo. AI PIEDI DELLA CROCE Infatti riappare alla fine ai piedi della croce per prendersi cura del corpo di Gesù. Si presenta con una abbondantissima mi- stura di mirra e aloe (circa 32 ki- logrammi, Gv 19,39). Sia i Ro- mani che i Giudei hanno riget- tato Gesù, mentre Nicodemo insieme a Giuseppe d’Arimatea viene di nuovo da Gesù e si prende cura di lui per offrirgli una degna sepoltura. Con que- sto gesto Nicodemo rompe de- finitivamente con la sua tradi- zione che proibiva di contami- narsi con un corpo di un morto soprattutto nell’imminenza della Pasqua giudaica (Num 1,11-16). Insieme a Giuseppe, Nicodemo, dice il testo, riceve il corpo di Gesù (Gv 19,40). Ac- cogliendo il corpo di Gesù ac- coglie finalmente la sua rivela- zione. Nicodemo rimane in si- lenzio. Finalmente ha capito che la nuova nascita che il Mae- stro gli aveva proposto nel loro primo incontro, è possibile solo attraverso la morte. Infatti Gesù aveva insegnato che «se il chicco di grano, caduto in terra, non muore rimane solo» (Gv 12,24), ed aveva anche detto: «Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Ebbene, attirato dal Si- gnore, muore alla sua cultura e tradizione dei Padri, per rina- scere di nuovo al mattino di Pasqua come nuova creatura. Antonio Magnante AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT Nicodemo in una deposizione di Pietro Perugino

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