Missioni Consolata - Maggio 2015

gratori. La Germania alla fine del 2013 ospitava circa trecentomila fra rifugiati e richiedenti asilo a fronte dei nostri novantamila e aveva 126 mila nuove richieste d’asilo contro le 26 mila in Italia. La popolazione romanì : Rom e Sinti a Roma In Via Anicia, a due passi dalla Ba- silica di Santa Cecilia in Traste- vere, una ventina di persone aspetta fuori dalla porta del Cen- tro «Genti di Pace» della Comu- nità di Sant’Egidio. Un centinaio sono invece già all’interno del centro: sono Rom e Sinti di tutte le età. Ogni venerdì arrivano dai campi per parlare con i consulenti per l’orientamento amministra- tivo e legale o per fare una visita medica presso l’ambulatorio. Altri sono in attesa di usare le docce, di ricevere provviste alimentari, di ritirare la loro biancheria lavata e asciugata nella lavanderia del Centro o di prendere un indu- mento dagli scaffali della sala dove, impilati e divisi per tipo, sono sistemati i capi frutto delle raccolte di vestiti usati. «Si regi- strano all’accettazione», spiega Paolo Ciani, il responsabile delle attività di Sant’Egidio con i Rom e i Sinti, «ricevono gratuitamente la tessera del centro e da quel mo- mento possono accedere ai ser- vizi». Grazie anche alla registra- zione, il Centro è diventato un os- servatorio sui nuovi arrivi: i più re- centi sono quelli delle comunità bulgare, da circa cinque anni a sone, e l’ambulatorio, con più di duemila accessi l’anno. «Anche l’accettazione, presso la sede di Via degli Astalli, ha un’importanza fondamentale: per presentare do- manda d’asilo, i migranti devono infatti dimostrare di essere reperi- bili e nel 2013 sono stati oltre sei- mila i richiedenti asilo e rifugiati che si sono domiciliati da noi». Oltre al Centro Astalli, in città sono attivi nell’accoglienza ai mi- granti forzati altre organizzazioni fra cui la Caritas, la Comunità di Sant’Egidio, l’Arci. Il coordina- mento cittadino, prosegue Gua- rino, è buono, ma se la situazione rimane problematica sia nella fase dell’accoglienza che in quelle suc- cessive è perché «a monte, l’Italia non ha mai avuto un piano per l’integrazione. Abbiamo integrato cinque milioni di stranieri a pre- scindere dallo stato». E gli errori non si limitano a questo: è stato un errore firmare la convenzione di Dublino, è un errore pensare che Triton, l’operazione dell’agen- zia europea di controllo delle frontiere Frontex subentrata lo scorso novembre alla missione italiana Mare Nostrum, sia la solu- zione. «Nei primi due mesi del 2015 sono sbarcati tremila mi- granti in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Do- vrebbe riflettere su questo chi di- ceva che Mare Nostrum era un in- centivo alle partenze in quanto missione di salvataggio e non, come Triton, di protezione dei confini». L’Europa ci lascia da soli a gestire l’emergenza? «Sì», conclude Gua- rino, «ci lascia soli nel senso che su diritti umani e immigrazione non v’è certamente lo stesso coordinamento che vediamo per le politiche economiche. Inoltre, gli stati europei con gli standard di accoglienza più elevati, come la Germania, temono che i paesi con meno coscienza civile non rispet- tino gli impegni eventualmente presi in sede europea», facendo a scaricabarile per non accollarsi i costi della gestione dei flussi mi- questa parte, mentre le prime presenze delle comunità rumene risalgono al decennio fra il 1990 e il duemila, precedute di vent’anni dai Rom della ex Jugoslavia. «Fra campi autorizzati e campi spontanei», precisa Ciani, «vivono a Roma fra le sei e le settemila persone». Circa il doppio del to- tale dei rom e sinti in città - gli al- tri vivono nelle case - e più o meno un sesto del dato nazionale, che stima in quarantamila gli abi- tanti dei campi. L’assegnazione delle case popolari a questi rom è stata, fino a tre anni fa, impratica- bile: il punteggio nelle graduatorie per chi richiede l’alloggio au- menta infatti per chi ha subito sfratti e vive in emergenza abita- Cooperando… 64 MC MAGGIO 2015 © Chiara Giovetti © CSant’Egidio

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