Missioni Consolata - Maggio 2015

52 MC MAGGIO 2015 bambini che, a ogni curva ci inci- tano, manco fosse il traguardo della «nove colli», osservo la po- tenza della natura in tutto il suo splendore e il sudore della gente per guadagnarsi da vivere. Sì, ho smesso subito di pensare alla mia fatica, non appena mi sono ricor- dato che ci sono lavoratori (molti ragazzi) che trasportano sulla bici 25, 50 kg di roba, e per molti chilo- metri di più. Dopo 40 minuti, arriviamo in un villaggio su un bellissimo e grande spazio. Siamo subito accolti alla grande e ci viene affidata la ca- mera: una stanzetta di fango con un tetto di frasche. La vita del piccolo villaggio è molto semplice e accogliente, sotto la paillote (una specie di capanna dove si accolgono i visitatori) si ra- dunano i bimbi e alcuni adulti, e stiamo lì a parlare. Per passare il tempo, improvviso un gioco simile a Pictionary, disegnando con un bastoncino sulla terra. Verso le 18 ceniamo. Del buonissimo mais ar- rostito, l’immancabile riso, e il mi- tico pondù (foglie di manioca pe- state e cotte con pasta di ara- chidi). La quantità di cibo è esage- rata, così, dopo aver mangiato un po’, lasciamo lì, sapendo che sarà la cena della famiglia della ca- panna accanto. Nel frattempo ar- riva il capo catechista di quella zona, ci sistemiamo di nuovo sotto la paillote mentre cala un buio pe- sto. Stanno arrivando bambini e giovani dalle cappelle dei villaggi vicini per passare la notte e la messa del giorno dopo insieme. Viene acceso un grande fuoco in uno spiazzo libero e incominciano duce una tanica di olio che viene venduta a 6mila franchi (circa sei euro): una miseria. Eppure qui è così, si lotta per sfamare la fami- glia e cercare di mandare a scuola qualche figlio. Ah, la scuola: Isiro in confronto è un paradiso. Insieme a padre Ri- naldo sono andato in bici a visi- tarne diverse. Ci sono ragazzi che per andare e tornare dalla scuola fanno 14 km a piedi. E, tornati a casa di sera, devono ancora lavo- rare e studiare. Per aiutarli, padre Rinaldo sta lanciando un progetto per acquistare biciclette da riven- dere a un prezzo accessibile. Inol- tre in foresta ho visto «classi» di ragazzi dentro una mezza capanna con una lavagna e senza i banchi. C’è veramente da pensare alla for- tuna del nostro sistema scolastico. Inoltre, a causa della retta qual- cuno deve sospendere la scuola. Potete immaginare i problemi che ciò comporta. Molto toccante la visita giornaliera ai malati dell’ospedale. Infine mi diverto a passare i pome- riggi con i bambini fuori dalla par- rocchia. Pensate, oggi ho inse- gnato «bandiera genovese». Sabato partirò in bicicletta per an- dare in un villaggio a otto km di di- stanza, e passerò la notte fuori, ma questo è niente in confronto al resto: lunedì partirò con padre Ri- naldo in moto per raggiungere dei villaggi a 60 km da qui. Passeremo circa dieci giorni in foresta, senza contatti e vivendo come e con la gente, mangiando quello che ci of- friranno. Questa sarà sicuramente la più grande prova di adatta- mento all’essenzialità che farò nella mia vita. 9 Novembre 2014 Partiamo con due bellissime bici. Qui in Africa ho imparato una certa prudenza, e mi porto dietro un kit di sopravvivenza consi- stente (meglio chiamarlo armadio, per la quantità di cose). Il percorso su sentieri sterrati nel mezzo della foresta è meraviglioso, anche se faticosissimo per il fango, le buche e le continue salite e discese, oltre che per il sole cocente. «Sfrecciando» come un bradipo vedo le capanne della gente che vive in foresta, sento le grida dei CONGO RD canti e balli con tutta la gente: una meraviglia. A una certa ora an- diamo a «dormire». Inizia a pio- vere forte, la pioggia dentro la ca- meretta di fango e foglie si sente fortissimo, e mi chiedo come fac- cia a non entrare l’acqua. Ma non è finita: i bambini dormono quasi all’aperto, e per loro è come un campeggio. Quindi voci, canti, grida e schiamazzi continuano per tutta la notte. A parte la stan- chezza, apprezzo molto l’espe- rienza della nottata all’africana. Dopo la colazione inizia la messa. Una corale potente viene accom- pagnata da tamburi e uno xilofono gigante di bambù. Durante l’offer- torio vengono portati dei doni (per lo più cibo), tra cui una simpatica gallinella viva, tutta legata. Il pranzo è nuovamente molto ab- bondante. Assaggio un po’ di tutto, ma l’appetito mi passa sa- pendo che quel cibo poi sfamerà altre persone, e che io potrò man- giare più tardi. I cinque kg di baga- glio si rivelano utili perché medico una ragazza che si è scottata con dell’acqua bollente. Si fa l’ora di tornare a casa. Questa volta con me viaggia un’amica che, quando prendo delle buche si lamenta am- monendomi: è la gallina. 20 Novembre 2014 Makpulu, foresta equatoriale. Dopo il viaggio in moto, insaccato come un salame tra i bagagli e pa- dre Rinaldo, in mezzo a foreste e villaggi su sentieri scassati, siamo arrivati in una bella capanna con tanto di tetto in lamiera. Da Mak- pulu ci siamo spostati a visitare, in bici, altri sei villaggi. E quindi un

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