Missioni Consolata - Maggio 2015

porre fine alle incomprensioni ini- ziali fra il papa polacco e l’arcive- scovo di San Salvador, che molti in Vaticano hanno a lungo consi- derato troppo politicizzato. Anche il 7 maggio 2000, al Colos- seo, durante la celebrazione per ricordare i «martiri» del XX se- colo, Giovanni Paolo II ha ricor- dato mons. Romero: «Ricordati, Padre dei poveri e degli emargi- nati, di quanti hanno testimo- niato la verità e la carità del Van- gelo in America fino al dono della loro vita: pastori zelanti, come l’indimenticabile arcivescovo Oscar Romero, ucciso sull’altare durante la celebrazione del sacri- ficio eucaristico, sacerdoti gene- rosi, catechisti e catechiste corag- giose, religiosi e religiose fedeli alla loro consacrazione, laici im- pegnati nel servizio della pace e della giustizia, testimoni della fra- ternità senza frontiere: essi hanno fatto risplendere la beati- tudine degli affamati e degli asse- tati della giustizia di Dio. Siano sa- ziati con la visione del tuo volto e siano per noi testimoni della spe- ranza». Testimone e martire Dove possiamo situare la figura di Romero nella storia della Chiesa del Novecento? Certamente fra quelle dei testimoni e dei martiri, come è stato fatto nella chiesa di San Bartolomeo a Roma, all’isola Tiberina, una chiesa voluta da Giovanni Paolo II come memoriale dei martiri e testimoni della fede del XX secolo: qui, nell’icona po- sta sull’altare maggiore, tra i mar- tiri rappresentati vi è anche Oscar Arnulfo Romero e tra le memorie custodite in un altare laterale vi è il messale che utilizzava l’arcive- scovo di San Salvador. E come è stato fatto dalla Chiesa anglicana che, sul frontone della porta ovest dell’abbazia di West- minster, a Londra, fra le dieci sta- tue di «martiri» del Novecento, ha posto anche quella di Oscar Romero, situandola tra la statua di Dietrich Bonhoeffer e quella di Martin Luther King. E come ora, finalmente, ha fatto anche la Chiesa cattolica ricono- scendo il suo martirio. Ricono- scendo che ci troviamo di fronte a «San Romero de las Americas». Anselmo Palini Senza mai rassegnarsi alle ingiustizie L’arcivescovo di San Salvador avrebbe potuto fuggire e rifu- giarsi all’estero in attesa di tempi migliori, come da più parti, e dalla stessa Santa Sede, a fronte di mi- nacce sempre più insistenti, gli era stato proposto. Ha voluto in- vece restare accanto al proprio popolo, in attesa della morte che a un certo punto sentiva immi- nente. È stato fedele alla mis- sione che gli era stata affidata di guida di una comunità ed è rima- sto accanto ai propri sacerdoti e ai propri fedeli. È stato ucciso perché non si era rassegnato alle violenze, alle ingiustizie, allo stra- zio di un paese devastato. A tutti ha sempre indicato la strada della conversione, dell’amore e della nonviolenza, sulla scia degli inse- gnamenti di Paolo VI che invitava a costruire una «civiltà dell’a- more». Agli inizi di marzo 1983, in piena guerra civile, Giovanni Paolo II si è recato in El Salvador in visita pastorale. Per la ferma opposi- zione delle autorità governative, il programma non prevedeva la visita alla tomba di Romero, ma il Papa è stato irremovibile e, dopo aver atteso che si aprisse la catte- drale poiché era stata chiusa dai militari, ha potuto pregare sulla tomba dell’arcivescovo assassi- nato. È stato questo un modo per EL SALVADOR 34 MC MAGGIO 2015 L’ AUTORE - Anselmo Palini, docente di mate- rie letterarie, da tempo studia i temi della pace, dei diritti umani e dei totalitarismi. Ha pubblicato numerosi saggi con l’Edi- trice Ave, tra cui Oscar Romero. Ho udito il grido del mio popolo , Roma 2010. W EB EDITORE : www.editriceave.it . A RCHIVIO MC : Annalisi Zamburlini, El Salva- dor. Un grido stanco, ma tenace , dossier di luglio 2014. # A destra : la copertina del libro su Oscar Romero, scritto da Anselmo Palini, autore di questo articolo. In basso : uno degli innumerevoli murales che in El Salvador ritraggono mons. Romero.

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