Missioni Consolata - Aprile 2015

APRILE 2015 MC 77 • Giovanna D’Arco | Francia | Patriottismo • MC RUBRICHE glesi. Gli uomini del duca di Borgogna mi vendettero agli anglosassoni in cambio di una forte somma di denaro (equivalente a circa sei milioni di euro attuali). Quindi fosti imprigionata e gettata in carcere? Mi rinchiusero nelle celle sotterranee del castello di Rouen per essere processata per eresia e stregoneria, naturalmente i miei nemici allestirono un falso tribunale dell’inquisizione con dei giudici simoniaci al soldo degli inglesi che dovevano trovare ragioni per condannarmi a morte. Su questo tuo processo si sono scritti molti libri e gi- rati diversi film che hanno evidenziato la dignità con cui ti sei difesa… Fin dalle prime udienze trovai in me una grande forza d’animo per rispondere punto per punto alle accuse che mi erano mosse e, a essere sincera, mi sono anche diver- tita a punzecchiarli un po’. Nel rispondere ai giudici ho usato spesso non solo umorismo, ma anche sarcasmo. Vista la difficoltà che essi stessi avevano nel portare avanti un processo farsa, decretarono che le udienze si tenessero a porte chiuse. Secondo te i giudici cercavano davvero di conoscere la verità della tua missione? Per niente. Dovevano condannarmi sia per levarmi di torno che per infangare il mio nome. I giudici nel cercare appigli per condannarmi erano quasi patetici, per non dire ridicoli. Mi chiedevano che aspetto avevano gli an- geli, perché indossavo abiti maschili, perché me ne ero andata da casa e altre tematiche che non avevano niente a che vedere con la fede. Riuscirono comunque a met- tere insieme circa settanta capi d’accusa, molti dei quali palesemente falsi e non suffragati da nessuna testimo- nianza. Con questo castello di menzogne mi condanna- rono a morte! Giovanna, tu sei una santa molto nota ma forse po- chi conoscono bene la tua vita, per cominciare puoi parlarci della tua infanzia? Sono nata in una famiglia di contadini di umili condizioni, fin da bambina quindi ho dovuto aiutare i miei nel lavoro dei campi e nell’accudire gli animali. Quindi non hai frequentato la scuola? Ai miei tempi l’istruzione era solo per i figli dei ricchi che potevano permettersi insegnati privati e per coloro che entravano in un monastero o in un seminario. Non esi- stevano le scuole come le intendete voi. Però io frequen- tando le funzioni religiose amavo assorbire tutto quello che veniva insegnato dai sacerdoti del mio tempo. Sì, ma tu sei famosa perché fin da giovane ti sei fatta un nome prendendo le armi e difendendo la tua patria. Tutta la mia vita fu caratterizzata dalla Guerra dei cento anni, che anzi durò di più in quanto cominciò nel 1337 e si concluse nel 1453. Gli inglesi lungo tutto quel periodo occupavano gran parte della Francia e questo a noi fran- cesi non andava proprio bene. Allora cosa hai fatto? Nel 1429, seguendo la voce di Dio che veniva dal profondo della mia coscienza e mi spingeva ad agire, riu- scii a incontrare il Delfino (erede al trono) di Francia ov- vero il futuro Carlo VII e gli dissi che l’Arcangelo Michele e le Sante Caterina di Alessandria e Margherita d’Antio- chia, mi avevano parlato dicendomi che avrei scacciato gli inglesi e insediato lui sul trono. Lo convinsi ad affi- darmi il compito di difendere il suolo francese metten- domi a disposizione dei cavalieri e delle truppe da batta- glia. Del resto, un’antica profezia francese diceva che solo una ragazza coraggiosa avrebbe salvato il paese dai nemici. Si dice che per guidare dei soldati ti sia vestita come un uomo e abbia indossato un’armatura. Una cosa inaudita e scandalosa per i tuoi tempi. Certamente, ma solo così potevo guidarli in battaglia senza correre rischi inutili. Per questo mi feci fare una ar- matura modellata sulla mia persona. Riportai la prima vittoria liberando Orleans da un lungo assedio. Da quel giorno i soldati cominciarono a chiamarmi «la Pulzella d’Orleans». Qualche settimana dopo ci fu un’altra batta- glia più dura e più cruenta a Patay, dove infliggemmo agli inglesi una dura sconfitta, riconquistando il territorio francese fino alla città di Reims, luogo in cui da sempre avvenivano le incoronazioni dei Re di Francia. Si può dire quindi che la tua missione si era conclusa positivamente? Sì, ma purtroppo una volta incoronato Re, Carlo VII fu preso dal tipico spirito di compromesso di molti politi- canti. Decise quindi da solo, senza consultare nessuno, di trattare con gli inglesi. Ovviamente tu non eri d’accordo con le sue scelte. Ero convinta che la mia missione non fosse ancora com- piuta, perché gli inglesi continuavano a occupare buona parte della Francia. Decisi così di continuare da sola con i soldati rimasti a me fedeli senza l’appoggio della Corona. Ma il 24 maggio 1430 caddi in un’imboscata dei Borgo- gnoni, i quali pur essendo francesi erano alleati degli in-

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