Missioni Consolata - Aprile 2015

di scegliere), mentre l’a- nimale non umano agi- sce per istinto. Ma ri- mango nell’interrogativo del perché l’esistenza della violenza. La mia ri- sposta: «La vita è un mi- stero». Come sostiene il teologo Luigi Lorenzetti, non è indifferente la scelta del cibo da parte dell’essere umano: man- giare cibi vegetali è cer- tamente meno violento che consumare cibi frut- to di prevaricazione. E gli alimenti vegetali sono si- curamente portatori di maggiore serenità: tanti uomini illustri come il Mahatma Ghandi sono stati vegetariani e pacifi- ci. La Bibbia non è certo un libro di cucina o nutri- zione: consumare un ali- mento o l’altro è frutto di una scelta, che dovrà es- sere razionale e respon- sabile. Per non parlare dell’abbigliamento: fa freddo; è poi indispensa- bile coprirsi con pellicce e montoni? E se il cane è il miglior amico dell’uo- mo, gli altri animali pos- sono essere uccisi senza scrupoli? Stefano Severoni Roma, 10/02/2015 Grazie della sua condivi- sione con noi. Mi permet- to di sottolineare solo due punti. La Bibbia è una raccolta di libri molto diversi tra loro che raccontano anzitutto un’esperienza religiosa. Se è vero che si trovano frasi come quelle da lei ci- tate a sostegno del vege- tarianismo, è anche vero che ce ne sono molte altre che danno per scontato il consumo di carne. Tutta la struttura dei sacrifici, dall’agnello pasquale agli olocausti, presuppone che i partecipanti al rito con- sumino carne. Come lei giustamente sottolinea, «la Bibbia non è certo un libro di cucina o nutrizio- ne». E nemmeno un libro di sartoria. A proposito delle pelli, posso dire di a- ver visto delle popolazioni che le indossavano quoti- dianamente. Era una scelta di necessità causa- ta dall’ambiente difficile, dallo stile di vita e dall’i- solamento. Oggi quella stessa gente usa gli abiti di pelle solo in occasioni cerimoniali o folkloristi- che, mentre normalmen- te veste abiti di stoffa (magari usati), ormai ven- duti anche negli angoli più remoti. Con gran benefi- cio dei denti delle loro donne, che un tempo do- vevano masticare le pelli per conciarle. Quanto alla violenza, la Bibbia ci dice che è entra- ta nel mondo con il pecca- to. È il mistero della li- bertà. L’uomo sceglie di fare a meno di Dio. Quan- do l’uomo (l’ adam , uomo e donna uniti) rifiuta Dio co- me baricentro delle sue relazioni e pone se stesso al centro, l’equilibrio delle relazioni salta ed esplode la violenza. Nel mondo ri- conciliato nella croce e resurrezione di Gesù, la violenza non dovrebbe a- ver più spazio. La comu- nità cristiana (popolo di Dio, Chiesa) dovrebbe es- sere profezia di un mondo riconciliato e in pace. Ecco perché negli ordini mona- stici antichi fraternità e pace, povertà e vegetaria- nismo, contemplazione e obbedienza a Dio viaggia- vano insieme. PARROCCHIE ACCORPATE Con la presente Vi pre- ghiamo voler annullare invio della rivista alle se- guenti parrocchie... (ben quattro, ndr ). Certi che comprenderete nella giusta luce quanto ri- chiesto, porgiamo cor- diali saluti La segreteria (delle 4) Parrocchie email, 09/01/2015 Questa email non era per la pubblicazione. Per que- sto ogni riferimento spe- cifico è stato omesso. Ho pensato di farla conosce- re ai nostri lettori per condividere alcune consi- 6 MC APRILE 2015 redazione@rivistamissioniconsolata.it mcredazioneweb@gmail.com derazioni, poiché ci è chiesto di comprendere «nella giusta luce quanto richiesto». Ovviamente comprendo benissimo la dura realtà dell’accorpamento di par- rocchie, risultato della crisi in atto nella Chiesa i- taliana (ed europea) che si trova con un clero in co- stante diminuzione e sempre più anziano. È la stessa crisi che sta deci- mando i missionari italia- ni nel mondo. Ma mi è difficile capire perché cancellare tutte le quattro copie in questio- ne. La mia illusione è che una rivista mandata a una parrocchia non debba es- sere solo per il sacerdote, ma per i fedeli, per il gruppo missionario, per chi ha a cuore la missione della Chiesa. Senza sa- cerdote, i laici di quella comunità dovrebbero sentirsi ancora più mis- sionari e responsabili del- l’annuncio del Vangelo. U- na apertura alla missione universale non dovrebbe essere vista come un ru- bare forze all’impegno lo- cale di evangelizzazione, ma come un incoraggia- mento. L’interesse per la missio- ne universale (quella det- ta ad gentes ) non è un furto di risorse, una fuga dai problemi o una scusa per non impegnarsi «qui e ora». Da sempre la Chie- sa sa di essere missiona- ria per sua natura e non invia missionari solo per- ché è nell’abbondanza, ma perché sa bene che se non esce da se stessa muore. La sua fede si mantiene solo donandola, condividendola nell’amo- re. Papa Francesco ci ri- corda tutto questo con grande forza. Niente di nuovo. Lo ha già detto il Concilio Vaticano II, cin- quant’anni fa. E neanche allora era una novità, solo una realtà un po’ dimenti- cata. FACCIA A FACCIA Gent.mo Padre, solo recentemente mi sono accorto della sua risposta alla mia lettera apparsa sulla rivista di novembre. Mi sono vera- mente commosso, per- ché non l’aspettavo più. Attendevo una risposta per corrispondenza. Nel- la sua risposta ho notato una ripetizione nei ri- guardi di Dio. La prima è quando dice: «Ha prepa- rato i suoi figli all’incon- tro: faccia a faccia con Dio». La seconda quando dice: «Dal momento che la morte è l’ingresso nel- la visione di Dio, faccia a faccia». Questi due passaggi io non li condivido, perché: Giovanni 5,37 recita: «Voi non avete mai sentito la Sua voce, né visto mai il Suo volto». Giovanni 1,18: «Nessuno ha mai veduto Dio, l’uni- genito figlio, che è nel seno del Padre, egli stesso (Cristo) ce lo ha fatto conoscere». Colossesi 1,15: «Egli Conosci lo sfogliabile di MC? 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