Missioni Consolata - Aprile 2015

APRILE 2015 MC 51 come esperto. Ma io non ho competenze specifi- che. Tutto quello che so lo devo all’incontro, all’a- scolto. Per me non c’è il “tossicodipendente”, l’“immigrato”, c’è Francesco e c’è Tarik». Come immagina la Chiesa del futuro? «Come una comunità dove la figura del sacerdote non sarà più necessaria. Una comunità auto-ge- stita, che si riunisce per leggere e ascoltare la pa- rola, come accadeva prima della Chiesa-istitu- zione. Non siamo più una minoranza, ma occorre una “maggioranza qualificata”. C’è qualcuno che ancora resiste. I cambiamenti nella Chiesa oggi sono possibili grazie al lavoro che noi abbiamo ini- ziato. Siamo andati avanti come esploratori in perlustrazione, in avanscoperta, siamo stati un’a- vanguardia che ha aperto e illuminato il percorso che ora sta emergendo. Non a caso il Papa si è scagliato contro la politica dei seminari attuali che formano “piccoli mostri” 1 . Abbiamo lavorato in silenzio e poi ci siamo messi a guardare, in at- tesa di quello che sta succedendo oggi, perché do- veva succedere». Accolti anche senza essere stati invitati Non ha fatto carriera, padre Gliozzo. Non gli piace apparire o fare proclami, e non ama le etichette. Anche quella di «prete di frontiera» lo lascia per- plesso. Preferisce continuare a fare il suo lavoro nell’om- bra, mischiandosi tra la gente, soprattutto tra i poveri, gli afflitti e i diseredati. Prima di salutarci, ci mostra le fotografie che tap- pezzano le pareti del parlatorio: sono le tappe più significative del suo lungo sacerdozio, è un viaggio nel tempo, uno scorcio di storia d’Italia, attra- verso i suoi segmenti più emarginati. Fino a quelle più recenti, scattate nella sua casa di campagna a Bronte, dove c’è pure Franchina, e dove si è ac- colti anche senza essere stati invitati. l’accoglienza e l’attenzione riguardo alle persone e alle situazioni più diverse». Ha conosciuto direttamente la realtà dell’im- migrazione? «Tra il 1988 e il 1989, sono arrivati i primi senega- lesi. Qui, nella nostra casa, ne abbiamo ospitati una trentina. Era una prima “emergenza”. Poi sensibilizzammo gli abitanti perché affittassero le loro case agli stranieri, in città o in campagna. Realizzammo la prima festa degli immigrati. Molti di loro sono andati via quasi subito, mentre quat- tro sono rimasti con noi per un po’. Poi abbiamo inserito anche loro al Nord: uno lavora in un casei- ficio in Emilia Romagna e mi manda sempre il parmigiano. Ogni tanto mi scrive: “Prego per te ogni giorno, per quello che hai fatto per me”. Spo- sato con un’italiana, è venuto a trovarmi con i figli. Una comunità musulmana del Senegal mi ha man- dato una lettera in arabo, per ringraziarmi di aver accolto in quegli anni tanti suoi membri». Come vede questi nuovi arrivi, la situazione dei nuovi migranti? «È una questione delicata che deve essere gestita dalle istituzioni. Io sono stanco, non me la sento più di stare in prima linea. A noi spetta preparare agenti moltiplicatori, sensibilizzare la cittadi- nanza ad attivarsi, come facemmo quando arriva- rono i senegalesi». Ha mai pensato di mettere per iscritto la sua esperienza, per farla conoscere di più? «No, Gesù non scriveva. Mi piace raccontare e ascoltare storie. Spesso mi invitano a parlare sul tema delle tossicodipendenze o dell’omosessualità DOSSIER MC SICILIA MIGRANTI L’autrice del dossier: Silvia Zaccaria, antropologa, ha condotto ricerche sul campo tra le popolazioni indigene e tradizionali dell’Amazzonia brasiliana, impegnandosi in attività di advocacy . Ha lavorato in progetti di cooperazione internazionale in America Latina, Africa Subsaha- riana e Balcani su salute e genere, sviluppo comuni- tario, comunicazione popolare, educazione diffe- renziata e inclusiva. È stata responsabile dei rapporti internazionali della Rete Weec, World Environmental Education Con- gress , network mondiale di educatori ambientali. Negli ultimi anni si è occupata di immigrazione maghrebina a Torino e attualmente sta seguendo la situazione dei migranti approdati in Sicilia nel con- testo della cosiddetta «Emergenza sbarchi». Ringraziamenti: Si ringrazia per la collaborazione Save the Children Italia Onlus/Team Sicilia e Said El Alaoui, mediatore culturale maghrebino. Per le foto delle pagg. 46, 47 e 52 ringraziamo la fo- tografa Lisa Boccaccio. Quella di pag. 52 è un’imma- gine scattata nel centro di prima accoglienza di Priolo all’interno del progetto Guardo Oltre. Lisa Boccaccio terrà una mostra sui propri lavori a To- rino: «Guardo Oltre», inaugurazione venerdì 10 aprile ore 18.00, sede Socialfare, in collaborazione con Global Shapers, via Maria Vittoria, 38. Coordinamento editoriale: Luca Lorusso, redazione MC. Note alle pagine 48-51: 1 Cfr. La civiltà Cattolica, 3/1/2014. Svegliate il mondo. Colloquio di Papa Francesco con i Superiori generali. Pagina precedente da sinistra : la chiesa del Crocifisso della Buona Morte. | Abba Mussie Zerai. Qui a destra : uno dei palazzi fatiscenti del quartiere di San Berillo a Catania. | Ritratto di padre Giuseppe Gliozzo. Pagina seguente : area di preghiera nel Centro di Priolo, improvvisata dagli stessi ospiti del Centro.

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