Missioni Consolata - Aprile 2015

curo», può costare fino a cinquemila dollari; «solo» duecento per i bambini. Molto minore il prezzo della stiva, il luogo più pericoloso, riser- vato solitamente ai subsahariani, dove in caso di incidente nessuno sopravvive. «Di questi viaggi, uno su dieci si perde sul fondo» 13 . Come quello dei genitori di A., profughi siriani rifugiati in Sudan, dove il nonno paterno fa il manager per una importante compagnia aerea araba, ai quali non bastava appartenere a una fa- miglia benestante ed essere scampati alla guerra per sentirsi liberi. Il sogno di ottenere la cittadi- nanza europea, una qualsiasi, aveva spinto la cop- pia - con un bambino non ancora adolescente e A., che aveva meno di due anni - a recarsi in Libia, e lì a salire su una barca diretta in Italia. C’erano anche loro tra le vittime del naufragio del 24 agosto 2014, costato la vita a 24 persone. Del suo nucleo familiare, A. è l’unica sopravvissuta: ri- trovata miracolosamente aggrappata a una ta- vola e tratta in salvo da un connazionale. Affi- data per quattro mesi alle cure di una cop- pia di Augusta, è stata rintracciata dal nonno, anche grazie all’intervento di Save the Children , e riportata in Sudan. Anche Sarjo è scampato a un naufragio. «Che si fa in quelle circostanze?», gli chiediamo. «Preghiamo! In barca, in mare aperto, si prega cinque volte al giorno». Era partito nell’agosto 2013 dal Gambia; aveva percorso a piedi il Senegal, il Mali, prima di entrare a Sebha, in Libia, e di lì arrivare a Tripoli. Un libico ha pa- gato il prezzo della tra- versata come compenso per il lavoro che aveva fatto per lui. Adesso, dopo più di un anno dal suo arrivo a Catania, 40 MC APRILE 2015 tore come quello ittico già messo in ginocchio dalla concorrenza spietata di paesi poco regola- mentati (come il Giappone) e dalle stringenti re- gole provenienti da Bruxelles, nonché all’intera marineria siciliana, sui cui pescherecci sono im- barcati, da ormai quasi mezzo secolo, anche nu- merosi lavoratori tunisini. ( Cfr. box della pagina precedente ) L’immigrazione tunisina in Sicilia però ha poco a che vedere con il complessivo fenomeno della glo- balizzazione e va inquadrata piuttosto nel conte- sto di una lunga storia tutta mediterranea. Biso- gna ricordare infatti che in passato i siciliani ave- vano formato una consistente comunità nello stato maghrebino, prima e anche dopo che diven- tasse protettorato francese nel 1881. Nel canale che divide la Tunisia dalla Sicilia passa il confine tra due continenti, tra il Nord e il Sud del mondo; ma i confini sul mare sono per loro stessa natura liquidi ed effimeri. Il mare non conosce discontinuità né cesure e quel breve tratto di poche miglia è sempre stato parte capitale del «con- tinente liquido» descritto da Ferdi- nand Braudel, spazio di comunica- zione e di scambio, terra di mezzo 12 . «Il mare - scrive Verga - non ha paese nemmeno lui ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascol- tare, di qua e di là dove nasce e muore il sole». Uno su dieci si perde sul fondo Non assomigliano di certo alle «zite» le «carrette del mare», rese «umane» solo dalle pene degli uomini che vi hanno viaggiato. Vita e morte si stringono dentro questi scafi. Il costo di un viaggio in coperta, «al si- 5 I superstiti, quasi tutti eritrei, furono iscritti nel registro degli indagati e accusati di reato di clandestinità. Nessuna in- chiesta o indagine è stata aperta invece in merito a eventuali errori o ritardi nei soccorsi. 6 «In linea con analoghe attività pianificate a livello comuni- tario [...], la Presidenza italiana del Gruppo Frontiere/Comi- tato Misto ha programmato, dal 13 al 26 ottobre 2014, l’opera- zione “Mos Maiorum” [...]. Scopo principale dell’operazione sarà quello di raccogliere informazioni sui flussi migratori nei paesi dell’Ue, con particolare riguardo alla pressione nei sin- goli stati membri, alle principali rotte utilizzate dai trafficanti di esseri umani, le principali mete di questi ultimi, i paesi di origine e transito, i luoghi di rintraccio e i mezzi di trasporto utilizzati». Dal sito web della presidenza italiana del consiglio dell’Unione europea, http://italia2014.eu/it/news/post/otto- bre/mos-maiorum/ 7 Cfr. www.camera.it/leg17/465?tema=immigrazione_clande- stina. 8 Nel 2012, con il nome di «ravvedimento oneroso», si è dato Note alle pagine 34-41: 1 Si tratta di uno dei racconti popolari più noti e antichi della Sicilia (risalirebbe al XII sec.) giunto a noi in tante versioni differenti: secondo quella ripresa da Italo Calvino in Fiabe italiane , Colapesce è nato a Messina. In altre versioni è origi- nario di Napoli, Catania, Bari, Genova, ma lo ritroviamo an- che in Francia, Spagna, Grecia e addirittura sull’altra sponda del Mediterraneo. 2 È Colapesce, costretto dalla fatica a cambiare la mano di sostegno, a provocare di tanto in tanto le scosse telluriche. 3 Cfr. Erri De Luca, In mezzo a questo mare nostro , in «Ven- tiquattro», 21/03/2007. 4 Definizione elaborata da Saskia Sassen in Migranti, coloni, rifugiati. Dall’emigrazione di massa alla fortezza Europa , Fel- trinelli, Milano 1999. Secondo Asher Colombo (cfr. Fuori con- trollo? Miti e realtà dell’immigrazione in Italia , Il Mulino, Bo- logna 2012) la «fortezza Europa» è un’immagine più che altro suggestiva, che sopravvaluta il grado di impenetrabilità e chiusura del continente.

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