Missioni Consolata - Aprile 2015

26 MC APRILE 2015 28 settembre Sono passati appena pochi giorni eppure è come se fossi qua già da mesi, come è possibile? Qui la giornata sembra più lunga e piena forse perché si gusta tutta, ora per ora, minuto per minuto: dalle cose semplici a quelle straordinarie. Anzi, se si fa atten- zione, sono le cose semplici a di- ventare straordinarie. Qui le per- sone non hanno grandi pro- grammi e si gustano la giornata senza essere proiettati all’impe- gno della sera o del week end, senza perdersi il presente. Ieri abbiamo disputato il primo match di pallavolo contro un’altra squadra. È stata una partita com- battuta. Io mi son guadagnato il soprannome di «Boucanier», per- ché faccio le schiacciate. Del re- sto i miei compagni si chiamano Mosè, Messia, Geremia, Isacco, Elia, Miracolato (perché quando è nato non si sapeva se ce l’a- vrebbe fatta), e Aristotele: non potrei essere in mani migliori. Anche questa domenica la messa in lingala, celebrata in un corri- doio dell’ospedale, è stata ac- compagnata da grida e lamenti di una trentina di persone a causa della morte di qualcuno, così la morte quatta quatta mi si ripre- senta come a dire: «Faccio parte della vita, non puoi ignorarmi». La coppia fatta da fratel Dome- nico e padre Tarcisio fa morire dal ridere. Il primo, per leggere lodi o vespri, usa la lente d’ingrandi- mento e si addormenta ovunque; il secondo, per dirne una, si fa to- stare il pane bello duro e poi lo ammolla nell’acqua. Dopo pranzo, ma soprattutto la sera, mi metto a guardare la «televi- sione» con padre Tarcisio: ci se- diamo dietro al cancello e guar- diamo fuori, l’unico programma disponibile è la vita. Quante cose si vedono! Una marea di gente che passa e saluta. Se ne vedono di tutti i colori (bè, in realtà sono tutti neri, ma avete capito). An- che tante persone che vengono a chiedere aiuto, e stanno lì fino a sera per avere 100 franchi (10 centesimi di Euro). Vi racconto un aneddoto: avevo buttato uno spazzolino molto vecchio. Mentre siamo sulla porta, arriva uno di CONGO RD quelli che lavorano in casa. Sta andando via e in mano ha un sac- chetto di pane in cui spicca qual- cosa di blu… il mio spazzolino! Cioè, capite che questa povertà non si può ignorare? Quante cose abbiamo noi e ci lamentiamo? È vero, saremo in un momento di crisi, ma qui ci farebbero la firma per essere nella nostra «crisi». 02 Ottobre Sorella morte ormai è di casa: è morta la sorella di una delle cuo- che, inoltre un cuoco (in servizio da 24 anni) si è ammalato grave- mente. D’altra parte la vita, dal canto suo, si fa sentire a gran voce con la sua più bella melodia: l’amore. Al centro è arrivata una mamma sordomuta con il suo bimbo, è veramente commo- vente guardare come se ne prende cura. Anche se non è riu- scita (per ignoranza o mancanza di beni) a dargli cibo corretta- mente, di sicuro l’ha fatto sempre sentire amato. È un bimbo di dieci mesi bellissimo, sorride a tutti e mi saluta sempre con la manina. Il caso di una mamma così è raro purtroppo: ci sono troppi bambini nati da mamme troppo giovani, e magari abban- donate dal loro uomo, che non sanno prendersene cura. La man- canza di amore provoca ferite vi- sibili quanto la malnutrizione. In questo vortice di vite intrec- ciate mi sono chiesto cosa potessi fare io. La risposta l’ho trovata in un libro letto per «caso» (il caso è lo pseudonimo che Dio usa quando non si firma personal- mente): «Ama più ancora, e altri intorno a te ameranno. Chi ama, fa amare». E allora mi son messo ad animare i bambini malati, e so- prattutto le loro sorelle più grandi con bans e giochi (dato che non ci capiamo, vi lascio im- maginare le risate) e, perché no, ho animato anche le mamme che si fanno delle grandi risate. Non vi nascondo l’emozione nel vedere alcuni bimbi che, pian piano, mi conoscono e mi cercano invece di evitarmi o piangere. Forse al- meno in un posto, sono riuscito a cambiare l’immagine che la gente ha del bianco = soldi da chiedere. Al centro è arrivato un altro bimbo con grave malnutrizione. Sembra che le medicine facciano effetto. Detto questo, non posso però ignorare le sue grida di do- lore, che mi risuonano nelle orec- chie durante la giornata. Malembe malembe (piano piano) imparo qualche cosa di lingala. 6 Ottobre Stamattina al centro abbiamo fatto gli auguri a un lavoratore che è diventato papà: lui ha 19

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=