Missioni Consolata - Aprile 2015

si possono assumere quando si è sotto assedio. Il primo è arren- dersi, o venire a patti, trattare la resa. Il secondo comportamento è resistere. Attrezzarsi per resistere all’infinito, sviluppando tutti i vis- suti tipici della persona sotto asse- dio: vittimismo, chiusura, incapa- cità di cogliere i nuovi contesti e le diverse occasioni di interazione con essi, dogmatismo, ecc. Il terzo atteggiamento è uscire, sortire dall’assedio, aprire le porte, ab- battere le mura, correre il rischio di camminare su spazi scono- sciuti, avere il coraggio di affron- tare nuove domande e nuove sfide, lasciare il centro per ri- schiare la vita nelle periferie. Questo perché le periferie sono il luogo antropologico e teologico decisivo per capire il Vangelo, cioè chi è Dio e chi siamo noi, an- che come Chiesa. Fragilità Un altro luogo antropologico e teologico significativo è quello della fragilità. Le periferie ne sono spesso segnate. Anzi, alcune sono tali proprio perché la espri- mono al massimo (povertà mate- riali e culturali, peccati, devianze, ecc.) e questo spiega anche il per- ché non ci si vada volentieri. Le periferie che Gesù ha visitato e addirittura abitato erano rese o quantomeno mantenute tali da un «centro» che si riteneva (an- che con qualche ragione) a posto, puro, perfetto. La condizione per vivere un reale atteggiamento di uscita verso le periferie che diventi condivisione è allora quella di farle diventare in qualche modo nostre. Anzi, di riconoscerle già presenti nella no- stra esperienza. Senza assunzione seria delle nostre miserie non ci può essere da parte nostra alcuna autentica misericordia. Se partiamo dal fatto che tutti siamo fragili, allora assumeremo le nostre difficoltà e limiti non (solo) come ostacoli da superare, ma (anche) come risorse per pre- sentarci agli altri quali compagni di viaggio nel ricercare, deside- rare, costruire, sperare, amare… insieme! ITALIA I l secondo punto di non ri- torno riguarda «la Chiesa e la sua natura missionaria» . «La missione non serve alla Chiesa, piuttosto la Chiesa serve alla missione», scrive il teologo Gianni Colzani. La Chiesa esiste, cioè, per la missione e la missione è per il bene dell’umanità. Oltre a richiamare una rinnovata teologia del Regno di Dio, dove tutti e tutte siamo impegnati nel servizio reciproco, la natura mis- sionaria della Chiesa pone la que- stione del «popolo di Dio» come soggetto dell’evangelizzazione. Di «carismi e ministeri» non par- liamo più da tempo. Del sensus fi- dei ricominciamo a parlare adesso, con lo stupore di chi si chiede come abbiamo potuto di- menticare tanto a lungo un «ma- gistero» così importante (e che il Concilio ci aveva indicato). Esso domanda con urgenza di impa- rare di nuovo a vedere l’opera dello Spirito di Gesù nelle esi- stenze concrete della gente che incontriamo («segni dei tempi»), dentro e fuori la Chiesa. Con due caratteristiche: la Chiesa nel mondo è minoranza che spe- rimenta la fragilità . Minoranza La Chiesa è oggi una minoranza (piccolo gregge o lievito nella pa- sta) nel nostro mondo. Questo suscita reazioni diverse. Non sono pochi coloro che si percepiscono sotto assedio e rimpiangono an- cora i bei tempi passati. Sembra che il lutto per la fine della «ci- viltà cattolica» non sia stato an- cora elaborato. Da qui la metafora della «comu- nità sotto assedio» e dei tre di- versi comportamenti che in teoria LA NATURA MISSIONARIA DELLA CHIESA © AfMC/ Benedetto Bellesi © www natidallospirito com

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